L’avventura dell’Asiago, in terra di Francia, si chiude con una netta sconfitta. Il team giallorosso ha subìto il gioco dei norvegesi non riuscendo mai ad entrare in partita. Livello tecnico e freschezza atletica hanno permesso agli Oilers di portare a casa, senza eccessivi patemi, la vittoria. Si chiude con il trionfo dei norvegesi un torneo che ha riservato davvero molte sorprese.
Una delle conferme positive per John Parco, coach dell’Asiago, sono state le performance del goalie Vincenzo Marozzi.
Vincenzo nonostante le sconfitte della tua squadra sei stato premiato tre volte come miglior atleta sul ghiaccio per l’Asiago, soddisfatto del tuo torneo?
Il riconoscimento personale è sempre gratificante però non conta nulla se la squadra perde. Quello che vale non è la mia prestazione, ma quella di tutto il team.
Era lecito aspettarsi qualcosa di più dalla squadra nella partita conclusiva con gli Oilers? Oppure i vostri avversari hanno qualcosa in più?
La nostra prestazione non mi è piaciuta, non so esattamente cosa sia successo. Forse siamo stati troppo nervosi o eravamo troppo stanchi, ma io sono convinto che avremmo potuto fare molto di più.
Con il tecnico dei campioni d’Italia tracciamo un bilancio della Continetal Cup 2014.
La vittoria iniziale contro i padroni di casa è rimasta un episodio isolato. Davvero il livello di gioco degli ucraini e dei vincitori norvegesi era troppo elevato per ottenere qualcosa di più di un, pur onorevole, terzo posto?
Rispetto alla super finale di due anni fa, a cui l’Asiago ha partecipato, le squadre partecipanti erano nettamente più forti. Sono team che giocano in campionati maggiormente competitivi, noi non abbiamo l’abitudine a giocare partite di questo ritmo e così ravvicinate. Paghiamo un roster troppo corto e ci manca ancora qualcosa, come valore tecnico, nell’organico. L’assenza di un giocatore come Ulmer, che è il vero regista della nostra squadra, ha reso ancor più difficile il nostro lavoro. Il risultato finale forse non sarebbe cambiato, però avere il centro della prima linea sul ghiaccio ci avrebbe dato qualche possibilità in più.
Ti ritieni comunque soddisfatto anche dell’ultimo match perso in modo netto con gli Oilers?
Direi di sì, abbiamo subito sofferto la loro pressione. Probabilmente l’errore più grande che abbiamo commesso è quello di non essere più disciplinati. Alcuni episodi ci hanno innervosito eccessivamente, impedendoci di giocare come sappiamo. Questa esperienza è comunque importante per tanti atleti che non hanno occasione di confrontarsi con squadre così preparate.
Un’ultima battuta con Renato Tessari direttore sportivo dell’Asiago.
Anche in questa edizione la tua squadra non si è avvicinata alla conquista del vassoio. Cosa manca ancora per sognare davvero?
Non siamo ancora pronti, e per esserlo bisogna fare un salto di qualità nell’organico. In Italia i roster sono troppo corti per competere contro queste squadre. Siamo carenti nel numero di atleti e ci manca anche tasso tecnico. Vedremo in futuro se avremmo possibilità di competere ancora a livello internazionale.
Ringraziamo l’Asiago Hockey, Vincenzo Marozzi, John Parco e Renato Tessari per la cortese disponibilità.