I tifosi giornalisti per un giorno: ecco l’intervista a Clayton Beddoes

I tifosi giornalisti per un giorno: ecco l’intervista a Clayton Beddoes

(Comun. stampa SG Cortina) – Gli appassionati entrano (metaforicamente) nello spogliatoio e intervistano i loro beniamini. È l’iniziativa lanciata dalla Sportivi Ghiaccio Cortina, e il primo a sottoporsi al fuoco di fila “amico” è l’allenatore Clayton Beddoes.

Clayton Beddoes, è d’obbligo iniziare dal punto forse più dolente: l’infermeria piena. Durante l’ultima partita giocata, sabato contro il Milano, la squadra ha dovuto rinunciare a Dingle, Baldo, Baur e Zandonella, e durante il terzo tempo sono usciti anche Luca Zanatta e Felicetti.

È vero. In questa situazione, sarà ancora più difficile vincere i prossimi incontri, però io vorrei guardare il lato positivo della cosa, se possiamo trovarne uno: a volte capita che, con alcuni giocatori importanti fuori dal ghiaccio per infortunio, la squadra reagisca in maniera molto positiva, perché si responsabilizza. E se da una parte questa situazione può essere letta come una mancanza di giocatori a disposizione, dall’altra possiamo vederla come una sfida mentale per tutta la squadra e una buona opportunità per i giovani di avere ancora più spazio.

Nonostante gli infortuni, nelle ultime sei partite il Cortina ha conquistato quindici punti, dopo un inizio di stagione incerto. Qual è stato il momento di svolta?

Credo che il punto di svolta sia stato la prima partita contro il Milano, persa proprio qui a Cortina per tre reti a zero. Durante quel match ci siamo resi conto della necessità di giocare come squadra, senza timori per l’avversario che abbiamo davanti. Ovviamente abbiamo ancora molto lavoro da fare.

Quali sono gli obiettivi che ti poni per il futuro?

Vivremo un nuovo periodo in cui soffriremo maggiormente, perché è difficile giocare nel modo in cui giochiamo noi per un’intera stagione. Ma io sono convinto – ed è questo l’obiettivo che mi pongo – che arriveremo a un punto in cui questo modo di giocare diventerà naturale per ogni atleta della squadra e solo a quel punto vedremo i veri risultati.

Ma ci puoi svelare qualcosa in più su questa tua strategia? Se non è un segreto professionale, ovviamente.

Il modo di giocare che intendo io richiede molta intensità, molta concentrazione, in particolare in difesa, limitando al massimo gli errori. Tutte questi elementi occupano tempo, nei miei allenamenti: ripetiamo molte volte le stesse cose, e tutto questo lo faccio perché vorrei che certi meccanismi diventassero quasi un automatismo. Io penso che intorno a gennaio questo modo di giocare diventerà naturale per ogni atleta, e sarà solo allora che avremo raggiunto il top della nostra preparazione. Faccio un esempio: il nostro stile di gioco richiede che i cinque o sei difensori e il portiere ragionino come un unico giocatore, e che lo facciano in modo del tutto naturale.

Ci sono sei ragazzi che provengono dal settore giovanile. Cosa pensi di loro?

Di loro la cosa migliore è che hanno tutti un ottimo carattere e un ottimo modo di porsi nei confronti del resto della squadra. Hanno imparato molto dagli allenatori che hanno avuto nelle giovanili, e adesso stanno imparando cose nuove e migliorano continuamente, per esempio per quanto riguarda la forza e la velocità. Sono un fattore molto positivo per la squadra, e lo diventeranno sempre di più.

Sei soddisfatto del lavoro che sei riuscito a svolgere fino a oggi?

Una delle ragioni per cui ha voluto tornare a Cortina è perché la squadra dell’anno scorso aveva molto carattere e questo aspetto non è cambiato. Io sono grandemente soddisfatto che questa squadra abbia carattere. È una cosa molto importante.

Tu sei in Italia con la moglie e con i tre figli … cosa fate quando non sei allo stadio?

Beh, adesso che è arrivata la neve andremo tutti a sciare. Anzi, tutti tranne io… Poi devo confessare che allo stadio ci vengo comunque: durante la mattina i miei bambini vanno all’asilo e a scuola, ma il più grande ha iniziato a pattinare con l’under 8 e quindi all’Olimpico ci vado ugualmente, non come allenatore ma come papà.

Cosa pensi di Cortina e della sua gente? E hai imparato l’italiano?

Non sarei tornato a Cortina se la mia famiglia non si fosse trovata bene. Questa è una comunità che ti fa sentire benvenuto; mia moglie e i miei figli hanno trovato molti amici, e anch’io sono molto contento di essere qui, perché ho un ottimo rapporto con la società e un ottimo rapporto con il paese. Quanto all’italiano… diciamo che i miei bambini lo imparano a scuola e all’asilo, mentre mia moglie inizierà la prossima settimana a prendere alcune lezioni.

Un ultimo pensiero per i tifosi e gli appassionati.

Spero di vederli allo stadio sempre più numerosi: credo che sia una bella opportunità, soprattutto quest’anno, di vedere tanti giocatori del posto che si danno da fare. Io sono sicuro che ogni giocatore darà sempre il massimo in ogni partita. E questa è una cosa di cui la comunità deve andare orgogliosa.

 

* Nota: alcune domande inviate dai tifosi alla Sportivi Ghiaccio Cortina presentavano contenuti uguali, o pressoché simili. Sono quindi state “riunite” in un’unica domanda, anche per evitare di rendere l’intervista troppo lunga; è questa la ragione per cui gli appassionati potrebbero non ritrovare testualmente, all’interno dell’intervista, la domanda che avevano inviato alla Sportivi Ghiaccio.

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