Antonio Rossi: In Lombardia pochi impianti e vecchi

Antonio Rossi: In Lombardia pochi impianti e vecchi

Di “sport minori” se ne intende, lui che è un campione di uno sport che come tanti purtroppo viene seguito solo alle Olimpiadi. Antonio Rossi, 45enne lecchese, con il suo kayak ha conquistato tre ori alle Olimpiadi di Atlanta e Sydney, tre ai mondiali e uno agli europei. Uomo di sport, Rossi ha ottenuto riconoscenze sportive anche dal Presidente della Repubblica e nel 2008 è stato scelto dal CONI come portabandiera della spedizione italiana a Pechino. Da anni impegnato con Thelethon e nelle scuole, da 5 mesi sta ricoprendo la carica di Assessore “allo Sport e Politiche per i Giovani” in Regione Lombardia.
Nella puntata del 24 luglio di “Spazio Hockey” su Radio Padania Libera (in studio Edoardo Tin e Marco Depaoli) è intervenuto per un punto della situazione sugli impianti sportivi in Lombardia.

«Ci sono circa 17 mila impianti in Lombardia, – ha iniziato subito ad andare al sodo Rossi – voglio dare due dati che parlano da soli: il 65% ha oltre 20 anni. Di questi 17 mila il 41% ha più di 30 anni. Potete capire in che condizioni sono adesso i nostri impianti. Basti pensare che a Milano non c’è una piscina olimpionica (di 50 metri) comunale. Non avendo grandi impianti non è possibile nemmeno ospitare grandi eventi. E questo è un grossissimo danno d’immagine per Milano e per tutta la Lombardia».

Per quanto riguarda l’hockey?

«Anche questa è una nota dolente. Sappiamo che l’hockey Milano sta cercando un palazzetto che possa ospitare più di 6.000 persone perché ci sono grandi richieste anche per fare una sorta di Champions League come sta diventando la KHL e poter così competere con altre squadre europee. Da qualche mese anche grazie al consigliere Jari Colla stiamo valutando diverse soluzioni. Devo dire che nell’hinterland milanese c’è stato un comune che s’è messo a disposizione e si stanno valutando delle soluzioni. Intanto, nel mio piccolo, l’abbonamento al Milano l’ho fatto».

Negli altri capoluoghi lombardi non va tanto meglio, al palaghiaccio di Como hanno appena messo delle toppe, a Varese manca l’agibilità per la serie A… 

«E’ vero, io sono di Lecco e proprio a Lecco ha chiuso un palazzetto del ghiaccio. Un peso per i tanti ragazzi e ragazze, ma soprattutto per i loro genitori che devono andare a Bergamo, Chiavenna, Como… penso alla trasferta che devono fare per fare attività su ghiaccio.
L’unico che riesce anche a garantire uno sport di base è Bormio. Proprio oggi (ieri ndr) ho parlato con il sindaco di Tirano che vorrebbe costruire un palazzetto del ghiaccio. Alcuni segnali positivi ci sono ma dobbiamo tenere conto in ogni caso che di tutto il costo generale solo il 10% è per la realizzazione dell’impianto, il 90% sono i costi di gestione. Quindi prima di intraprendere una strada del genere occorre fare i calcoli se no rischi di avere una cattedrale nel deserto e dovere rivedere il piano economico come hanno fatto a Lecco».

In tempi di crisi è rimasto qualche soldino per lo sport?

«Il presidente Maroni crede molto nei princìpi dello sport di base, i valori che lo sport insegna. Quindi anche nell’assestamento di bilancio l’assessore (all’Economia ndr) Garavaglia è stato molto gentile con noi dello sport. Ci ha dato 5 milioni proprio per le infrastrutture. Penso che a metà settembre, primi di ottobre faremo un piano a livello provinciale per sfruttare queste risorse che abbiamo. C’è tanto da fare ma siamo consapevoli che lo sport è molto importante».

Comunque ha del miracoloso lo sport in Italia. Gli impianti fanno davvero pena e a scuola l’ora di educazione fisica è assolutamente inutile. Eppure escono fuori campioni, come il qui presente…

«Hai toccato un altro bel tasto: lo sport a scuola. Adesso stiamo facendo un accordo con tutti i principali attori che sono il CONI, il CIP, l’ANCI, l’UPL e l’ufficio scolastico regionale proprio per alcuni progetti di questo tipo. Tra i più importanti è lo sport già dalle scuole primarie partendo da un progetto che si chiama “alfabetizzazione motoria”; anche coinvolgendo le attività sportive riusciremo a portare già da metà settembre lo sport a scuola. Come Regione Lombardia il mio assessorato investe, e sottolineo la parola “investe”, nello sport a scuola più di un milione di euro».

Pensi che si possa guarire questo Paese dalla “calcite”?

«Oggi (ieri ndr) leggevo un articolo che mi ha un po’ rattristato: la Juventus vuole comprare una squadra di serie B in Inghilterra per far giocare i suoi talenti. Portare fuori i nostri talenti anche nello sport penso che sia un gravissimo danno. Perché significa che anche le nostre primavere abbiano difficoltà ancora maggiori a crescere e ad alzare il proprio livello. Dobbiamo lavorare molto sui giovani e sulla cultura sportiva. Se la riusciamo a sviluppare “giusta” non ci sarà differenza tra uno sport e l’altro».

Notizia uscita sui giornali in queste ore, anche l’HC Varese ha lanciato un grido d’allarme per poter continuare l’attività e non lasciare a casa più di 100 bambini.

«Sì mi è arrivata una lettera per una sponsorizzazione come Regione Lombardia. Purtroppo non è prevista la sponsorizzazione, sto cercando di vedere se si riescono a dare dei contributi. Il problema è che per farlo si può solo tramite bando, ed il bando è chiuso quindi si deve slittare all’anno prossimo. E’ un problema non solo dell’hockey, ci sono tantissime altre associazioni sportive che hanno grandi difficoltà. Hanno difficoltà anche ad andare a fare le gare. Ho già fatto il giro di tutte le provincie ad incontrare le associazioni sportive e uno dei costi maggiori è la spesa di trasferta. Perché se tu non vai a fare le gare è difficile poi far appassionare il giovane allo sport. Uno degli elementi base è proprio al competizione, come divertimento al di là del risultato agonistico. Anche per questo, per evitare di perdere dei giovani, cerchiamo di stare vicini alle associazioni magari con un bando mirato proprio per le trasferte».

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