Il presidente della Lega Tommaso Teofoli: “L’hockey italiano non è morto, il futuro è radioso”

Il presidente della Lega Tommaso Teofoli: “L’hockey italiano non è morto, il futuro è radioso”

L’hockey italiano è a un bivio, o meglio, a un nuovo punto di partenza. Il Bolzano in Ebel, quasi tutte le società di A2 emigrate nella INL, ma la nuova Elite.A inizia a prendere forma. Già, Elite.A, perché la Lega ha deciso di cambiare ulteriormente il nome di quella che da Serie A era passata a Eliteliga. Il presidente della Lihg Tommaso Teofoli, nonostante il pessimismo generale, vede però un futuro radioso per l’hockey italiano: ecco l’intervista di hockeytime, tra nuovi orari, nuove regole e il futuro di Fassa, per il quale c’è ottimismo, e Alleghe, la cui situazione preoccupa ancora il presidente.

Presidente Teofoli, nella riunione di ieri avete parlato di nuovo format, autonomia nella gestione e di importanza del pubblico. Cosa si intende nello specifico?

Abbiamo capito che oggi serve più spettacolo, l’hockey classico non funziona più: per questo abbiamo deciso di inventarci qualcosa che appassioni il pubblico storico e che ne porti altro nei palazzi. Per farlo stiamo cercando di elaborare un nuovo format che sia interessante dal punto di vista degli orari di gioco e che vada a incidere anche sulla tipologia della Coppa Italia, puntando soprattutto sul periodo delle vacanze di Natale.

L’intenzione è quindi quella di cambiare orari di gioco?

No, vogliamo semplicemente essere più flessibili. Si giocherà sempre due volte a settimana, ma non è escluso ad esempio che, in base alle esigenze, vi siano posticipi o anticipi: se in un certo periodo una piazza mi dice che il sabato sera per via di una festa di paese non c’è nessuno, allora cercheremo di anticipare la partita al venerdì per riempire il palazzo il più possibile.

Una curiosità: perché avete deciso di cambiare ancora il nome del campionato?

Semplicemente perché prima non si capiva se fosse “Eliteliga” o “Elitelega”, in questo modo è più chiaro.

Dunque nelle prossime settimane cercherete di fare il punto della situazione.

Abbiamo un ampio ventaglio di proposte interessanti: vogliamo far capire che l’hockey italiano non è uno sport morto, è vivo e lo sarà ancora di più in futuro. Uno dei punti cardine sarà la comunicazione, che finora è stata il nostra tallone d’Achille: non solo marketing, quindi, ma pubblicizzare a dovere la Coppa Italia e i playoff, andando a rompere le scatole anche a livello nazionale per avere maggiore visibilità, per esempio cercando di apparire sulla Gazzetta dello Sport.

Quanto va a incidere l’addio del Bolzano alla visibilità del nostro campionato?

Io non parlerei più del Bolzano. Ha fatto una scelta che può essere interessante da un certo punto di vista, ma può anche essere vista come un abbandono della barca. La visibilità c’è perché abbiamo piazze come Milano, Cortina, il Piemonte, per non parlare di Asiago che attira pubblico da Venezia, Padova e Verona. Adesso l’hockey italiano è in concorrenza con il Bolzano: dal canto nostro vogliamo far sì che questa concorrenza sia per noi vincente.

Una delle novità riguarda l’introduzione della “fighting rule”: bisogna prepararsi a risse in stile NHL?

Vogliamo creare semplicemente spettacolo, ma non apriamo assolutamente alle risse modello NHL: lo spettacolo è creato anche da una parte di dura fisicità, vogliamo solo fare in modo che chi mette giù un guantone non sia eccessivamente penalizzato come succedeva in passato. Ci stabilizziamo sul modello europeo, quindi, in modo da creare un show interessante ma all’interno di un certo tipo di regole: certo è che se un giocatore è recidivo e nella stessa partita va a cercare più volte la rissa togliendosi i guantoni, allora scattano le squalifiche, anche di più giornate.

Qualche news sulla situazione di Alleghe e Fassa?

Stiamo cercando di recuperare tutte le squadre: dobbiamo lavorare su come farlo e prima di tutto bisogna capire a fondo le loro problematiche, per arrivare ai nastri di partenza in maniera intelligente. Per quanto riguarda il Fassa sono fiducioso: il presidente ha espresso la volontà di fare di tutto per esserci, era molto propositivo, certo non c’è ancora nulla di ufficiale, ma possiamo lavorarci. Purtroppo non posso dire lo stesso per l’Alleghe: al contrario dei fassani ancora non vedo all’orizzonte un traguardo e rimaniamo in stand-by.

Le dirette Rai sono state confermate, ma in passato molti si sono lamentati del livello della telecronaca. Che ne sarà invece della radio?

I diritti alla Rai sono stati confermati, ma non ci permettiamo di andare a toccare la professionalità all’interno della loro azienda: mi tiro fuori da questo discorso, sono loro che devono capire se una telecronaca va bene o no. Il contratto con la radio va invece definito in funzione di quello che è il format: se la radio lo ritiene interessante e decide di seguirci allora si firma un contratto, altrimenti cercheremo di potenziare internet. Troveremo in ogni caso un sistema affinché l’hockey abbia maggiore visibilità.

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