Sarà l’inedito Dynamo Mosca – Traktor Chelyabinsk l’ultimo atto della Kontinental Hockey League 2013: al termine di due spettacolari finali di Conference, i capitolini campioni in carica tenteranno di difendere il titolo contro la squadra del momento, trascinata dalle entusiasmanti giocate di “vecchie” e nuove stelle.
Finale Conference Ovest: SKA San Pietroburgo (1) – Dynamo Mosca (3) 2:4 [2:3, 2:4, 2:4, 6:2, 2:1OT2, 1:5]
Probabilmente, se i biancoblù non avessero dovuto fare i conti con una fastidiosa serie di infortuni e malattie, la serie si sarebbe conclusa con almeno un paio di partite d’anticipo. Invece, i rossoblù di San Pietroburgo sono arrivati a superare gli uomini di coach Znarok in gara-4 e -5, grazie specialmente a Viktor Tikhonov, autore tra gli altri delle due importantissime reti di gara-5, quando ha regalato la vittoria ai suoi dopo quasi cento minuti di genuino hockey su ghiaccio.
Allo SKA è però mancata la cattiveria agonistica vista in regular season, imbrigliata forse delle strette maglie della difesa moscovita, capace di pungere in avanti con insidiosi slapshots dalla blu per poi collassare nello slot e chiudere ogni spazio alle fantasiose giocate avversarie. Coach Oleg Znarok entra nella storia come il primo allenatore a conquistare tre finali KHL, mentre la squadra ha la possibilità di fare altrettanto, pareggiando il record di titoli consecutivi, due, attualmente detenuto dal Bars Kazan.
Finale Conference Est: Bars Kazan (1) – Traktor Chelyabinsk (3) 3:4 [2:1OT, 3:1, 0:1OT, 6:5OT, 1:2OT, 2:3, 1:2]
In pochi avrebbero scommesso qualcosa sul Trakor dopo gara-4: sotto per tre partite ad una contro una corazzata come il Bars Kazan in una finale di Conference… passare il turno sarebbe stata un’impresa troppo ardua per un team dalla classe sì stellare, ma anche molto giovane e ancora poco avvezzo a questa fase della stagione. E invece… E invece, Kontiola, Kostistyn, Petruzalek, il portierone Garnett e la nuova stella Valeri Nichushkin ci hanno dimostrato quanto nell’hockey non ci sia nulla di scritto, e che le grandi rimonte sono rare, ma esistono. Con quattro gare su sette terminate all’overtime e altre due risolte solo in “zona Cesarini”, gli orsi bianchi hanno messo sul ghiaccio nel corso delle ultime tre gare tutto quello che avevano, aiutati dalla nascita di un nuovo playmaker, il diciottenne Nichushkin già al centro di polemiche in merito alla sua partecipazione o meno al torneo preolimpico della nazionale di categoria. Il resto l’hanno fatto i “soliti” assi del team, abili a punire una stanchezza fisica degli avversari che in più di qualche frangente è sembrata celare la tremenda supponenza di chi sa di avere la serie in tasca. La squadra di Chelyabinsk approda così alla sua prima finale assoluta.
Finale: Dynamo Mosca – Traktor Chelyabinsk
L’attenzione è ora tutta rivolta a domenica pomeriggio, quando sul bollente ghiaccio della Luzhniki Arena della capitale russa andrà in scena il primo atto della serie di finali. Se della Dynamo e del suo stile gioco si è già parlato molto, specialmente nelle due ultime stagioni, della squadra di Chelyabinsk non si è mai parlato a fondo, limitandosi a srotolare chilometri di articoli sui singoli giocatori, come Kuznetsov, Kontiola o Garnett. In realtà il gioco del Traktor unisce alla solidità difensiva del Bars Kazan (un paragone con la Dynamo Mosca sarebbe fin troppo azzardato) la spregiudicatezza offensiva dello SKA, cinico e pericolosamente individualista.
Finora, il Traktor ha dimostrato di essere un diesel inarrestabile, e delle sconfitte nelle prime gare della serie, specialmente quelle giocate nella capitale, sono sicuramente già state messe in conto dallo staff bianconero. Per avere la meglio sugli orsi, i capitolini dovranno riuscire ad imbrigliare il gran numero di “singoli” che costituiscono la grande “squadra” del Traktor. Facile a dirsi, per una squadra che è stata capace di fare altrettanto con SKA San Pietroburgo e Avangard Omsk (nella scorsa stagione); un po’ meno a farsi, vista la proverbiale capacità degli orsi di “estrarre l’asso dalla manica” al momento più opportuno, si chiami questo Michael Garnett, Evgeny Kuznetsov, Petr Kontiola o Valeri Nichushkin, solo per citarne qualcuno.