Finale

Finale

(da Broncos.it) – Dopo una grandissima partita giocata alla perfezione, i Broncos approdano alla finale della Serie A2 per la terza volta in cinque anni, e, viste le circostanze poco favorevoli, questa prestazione non può essere sovrastimata. Il direttore sportivo Egon Gschnitzer fa i complimenti alla sua squadra ed al suo allenatore: “Tanto di cappello a questa squadra. Che con un numero così elevato di giocatori costretti al forfait o che giocavano infortunati potessimo giocare una serie del genere contro l’HC Gardena è davvero eccezionale. Oly ha impostato la squadra alla perfezione in fase difensiva e la disciplina e l’autocontrollo dei nostri ragazzi ha dell’incredibile. Quello che dovevano incassare in questa serie non è più normale, e per la panchina estremamente corta non si potevano nemmeno difendere come sarebbe stato giusto. Ma adesso noi siamo in finale ed è l’unica cosa che conta!”

Dopo che gli arbitri sono riusciti a dirigere abilmente la partita per 50 minuti, riuscendo nell’impresa di far sì che le squadre si concentrino a giocare a hockey, purtroppo anche ieri negli ultimi dieci minuti si vedono scene bruttissime e antisportive da parte di diversi giocatori del Gardena che ancora una volta dimostrano di essere dei pessimi perdenti. Il colmo in senso negativo è un pugno vile e meschino di Kevin Senoner contro Florian Wieser che in altri campionati verrebbe punito con una lunga squalifica. Senoner si avvicina da dietro e colpisce Wieser violentemente alla tempia, il quale crolla immediatamente e deve essere portato in ospedale per una commozione cerebrale. In seguito, protetto dalla gabbia facciale, un Senoner completamente impazzito tira pugni a tutto e a tutti, lussandosi la spalla da solo. Anche per lui la partita termina in ospedale.

Dato però che nei primi 50 minuti si gioca anche a hockey, ora segue un riassunto dell’accaduto. Come già detto, la partita inizia in maniera inaspettatamente calma ed entrambe le squadre badano sopratutto a non commettere errori. Il gioco ne soffre, perché le azioni per la maggior parte sono poco fluide e spesso interrotte. La prima buona occasione la trova Tobias Kofler all’8° minuto, quando va al tiro incontrastato da cinque metri dopo che il fortissimo Wieser vince un ingaggio in zona d’attacco. Gli ospiti invece sfruttano il loro primo powerplay per passare in vantaggio. Gaucher avanza verso la porta, sbarazzandosi della copertura con una finta e da posizione semiangolata insacca per l’1 a 0 a favore del Gardena. I padroni di casa ci mettono un po’ di tempo a riprendersi, ma al 16° minuto una rete davvero bizzarra vale l’inaspettato pareggio. Eastman da dietro la metà campo scaglia un missile forte ma più che parabile verso la porta di un Großgasteiger apparentemente infortunato, il quale deve far passare il disco. Passano solo 21 secondi prima che Simon Baur dopo un’incursione sulla sinistra serve un disco d’oro a Kofler che sul palo distante non sbaglia il vantaggio. Ancora nel primo tempo Bregenzer da posizione ottima sciupa clamorosamente l’occasione del pareggio.

Dopo la prima pausa Fink trova una buona occasione, ma di seguito la partita si fa meno intensa e le emozioni ritornano soltanto verso la metà del drittel con una fase di pressione a favore dei padroni di casa. Dopo il primo powerplay dei Broncos, è ancora Corsi con la sua calma surreale a salvare la serata in una situazione pericolosissima con diversi rebounds, mentre poco dopo Großgasteiger dall’altra parte si deve arrendere di nuovo. “Tube” per quel che sembrerebbe la trecentesima volta ruba il disco a un difensore Gardenese sulla mezza balaustra, corre dietro la gabbie del Gardena e da dietro la linea di porta con un passaggio di rovescio serve Stofner appostato sul palo corto, il quale decide la partita.

Nel terzo tempo un Felix Oberrauch irremovibile davanti alla porta del Gardena fissa il risultato finale su rebound, prima che il Gardena perde completamente il controllo da far sì che la gioia per la finale conquistata fatica a farsi strada contro l’amarezza per i fatti accaduti.

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