NHL: Hall Of Fame 2012 (1a Parte)

NHL: Hall Of Fame 2012 (1a Parte)

I loro nomi sono indissolubilmente legati alla storia recente dell’hockey mondiale nelle ultime due decadi;sono stati campioni osannati e rispettati,stimati ed applauditi e da oggi la loro fama li ha resi immortali venendo innalzati alla gloria eterna di questo sport.

Ladies And Gentleman la classe della Hall Of Fame del 2012 racchiude in se l’essenza stessa dell’Hockey stessa:

Joe Sakic,Mats Sundin,Pavel Bure ed Adam Oates

Apriamo le danze con Joe Sakic (Centro) : nato da genitori di origine croata e cresciuto a Burnaby (prima periferia di Vancouver) dove i bimbi ancor prima di imparare a camminare iniziano a pattinare per giocare ad hockey,si innamora di questo sport dopo aver visto una partita dei Canucks e nonostante doti fisiche non proprio esaltanti,il piccolo Joe imita il suo idolo (un certo Wayne Gretzky) puntando tutto sul talento cristallino ed agilità per iniziare a farsi conoscere non solo nei dintorni della sua città. Sakic viene redatto per giocare nella Western Hockey League,la maggiore lega giovanile nell’Ovest del Canada,con i Lethbridge Broncos (che poi si trasferiranno a Swift Current) ed in due anni con quasi 300 punti in 139 uscite colleziona premi su premi assieme alla medaglia d’oro del 1987/8 nei mondiali giovanili di hockey ma anche un bruttissimo incidente che vide coinvolto il team dei Broncos di ritorno da una trasferta dove trovarono la morte quattro suoi compagni di squadra. Il suo talento non passò in secondo piano venendo scelto col numero 15 nell’Entry Draft del 1987 dai Quebec Nordiques e quella gloriosa maglia Joe non l’abbandonerà mai nemmeno quando la franchigia è stata trasferita qualche anno più avanti. Nonostante il team quebecois veleggiava costantemente nei bassifondi della classifica,Joe ha sempre mantenuto fede alle proprie aspettative con leadership ed accuratezza sul ghiaccio unito ad uno dei più letali wrist shot della lega,barcamenandosi intorno ai 100 punti a stagione ; i gradi di Capitano (che non lascerà fino al ritiro) se li guadagna nel 92. Un paio di stagioni dopo guida il suo Canada alla medaglia d’oro nei Mondiali italiani del 1994 mentre al termine d’una short-season dovuta ad un simil lockout attuale,la gloriosa franchigia del Quebec disputa un ottima annata prima del trasferimento in quel di Colorado con un gruppo che,complice le ottime scelte off-ice,tra cui la celeberrima Lindros-trade,così come l’ingaggio della superstar Patrick Roy in rotta con Montreal,vede il team di Denver conquistare nel 1995 la Stanley Cup e Joe si guadagna il Conn Smythe Trophy quale miglior giocatore nei playoff. Col team delle valanghe colleziona premi divisionali a bizzeffe così come le chiamate agli All Star Game (13 in tutto) ed il nome di Sakic è diventato sinonimo di leadership assoluta;la sua miglior stagione con gli Av’s sarà nel 2000/1 (118 punti,portando a casa ben 4 trofei personali,tra cui l’ambito Hart Trophy) il team di Colorado ri-acciuffa per le orecchie in gara 7 la Stanley Cup col celebre passaggio di mano della Coppa di Lord Stanley al grandissimo Bourque. La stagione successiva farà parte del meraviglioso Team Canada che riporterà dopo anni luce la medaglia d’oro Olimpica nel paese delle foglie d’acero iscrivendo il proprio nome delle leggende mondiali avendo conquistato in carriera Mondiale,Stanley Cup ed Olimpiade (ovvero sia il diritto si esser annoverato nel Triple Gold Club).L’ultimo grandissimo trofeo della carriera Sakic lo trova nella stagione 2005 vincendo sempre con la maglia delle foglie d’acero la World Cup di hockey mentre col team del Colorado scrive le ultime pagine di storia in tono minore chiudendo a 39 anni la sua ineguagliabile carriera dopo 1378 partite sempre con la stessa franchigia la bellezza di 625 reti  e 1016 assist per 1641 punti nell’arco di 20 stagioni ed al contempo stesso diventando il leader di tutti i tempi del proprio team.

La stagione successiva Joe vede ritirare la mitica #19 e prima della chiamata nella HHOF torna sul front office degli Avalanche con incarichi dirigenziali.

Mats Sundin (Centro):il nativo di Bromma (Svezia) inizia già a tre anni (!) ad avvicinarsi all’hockey andando a pattinare sui laghetti e nei palaghiacci del proprio paese per quella che è la sua più grande passione. Mats,inizia prestissimo anche a farsi conoscere a livello nazionale e l’attaccamento alla gloriosa maglia delle Tre Corone sarà una costante per tutta quanta la sua carriera. Nonostante non sia uno scorer da numeri altisonanti,il suo nome finisce al primo posto nell’Entry Draft del 1989 divenendo il primo europeo ad esser draftato col pick #1 proprio dai Quebec Nordiques che videro in lui le qualità di leadership a rinfoltire una già bella rosa del proprio team (assieme al “compagno di chiamata HOF” Joe Sakic) :i primi anni ’90 videro esplodere il talento di Sundin (racimolando 334 punti in 324 uscite) mentre nel ’94 i traballanti Nordiques cambiarono il destino di Mats spedendolo ai Toronto Maple Leafs in quella che sarebbe diventata la “sua casa” per ben 13 anni. La simbiosi con Toronto è istantanea instaurando uno dei più bei sodalizi sportivi che si ricordi : il team biancoblù consegnerà i galloni di “C” nel 96 (primo europeo ad aver questo onore) e nonostante Mats veleggia sempre intorno ai 70/80 punti a campionato,le soddisfazioni sul ghiaccio saranno ben scarne arrivando solo in un paio di occasioni ad accarezzare il sogno chiamato Stanley Cup (Toronto out in finale di Conference). Frantuma di anno in anno i record di franchigia per Toronto (così come i record per uno svedese con reti ed assist) nell’ultimo anno il rapporto con la dirigenza si fa freddo: il team non decolla sul ghiaccio e Mats non ne vuole sapere di lasciare la sua Toronto chiudendo l’ennesima regular season lontana dai playoff. La stagione  seguente (la 18a in NHL) sarà l’ultima per Sundin che si lega solo a gennaio ai Vancouver Canucks ma il sogno non si realizza nemmeno nella British Columbia uscendo già al secondo turno dei playoff;chiude la propria esperienza NHL con 564 reti e 785 assist per un totale di 1349 punti in 1346 uscite.

Come detto,se Sundin non ha mai avuto molte soddisfazioni sul ghiaccio NordAmericano in termini di successi ma non di prestigio personale,alla guida della sua Svezia Mats ha raccolto i maggiori riscontri sul ghiaccio che meritava con 3 Campionati del Mondo (91,92,98 assieme ad un argento e bronzo) e non per ultimo trascinando sempre con i galloni di capitano il proprio paese alla prestigiosa Medaglia d’Oro Olimpica nel 2006 a Torino e diventando il secondo svedese di sempre (dopo Borje Salming) ad entrare nella Hall Of Fame.

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