Rigoni: «Pontebba mi ha dato tanto. È difficile lasciarla»

Rigoni: «Pontebba mi ha dato tanto. È difficile lasciarla»

(dal sito delle Aquile FVG) – Alla fine, come spesso accade, anche le cose belle sono destinate a finire. Capita anche con le bandiere delle squadre di hockey, con quei giocatori che fai fatica a immaginare con addosso un’altra maglia. E capita che Luca Rigoni, il capitano più carismatico delle Ice Hockey Aquile FVG, decida di tornare nella sua Asiago.

Da questa stagione il Tapio tornerà a Pontebba da avversario, sarà vestito di stelle e prima di andare via ha voluto dedicare ai tifosi delle Aquile un pensiero:

«In un certo senso me ne vado a malincuore – racconta – perché Pontebba ha dato tanto a me e alla mia famiglia. Certo, dopo tanti anni torno a casa mia e questo mi rende felice, ma assicuro che è dura. E poco importa se sai che questo momento è destinato ad arrivare. Quando ti affezioni alla gente e al paese, tutto si complica perché per me Lisa e Giorgia, Pontebba non è stata solamente hockey. Pontebba per noi significa famiglia, amicizia, gioia, serenità e semplicità. Significa tutto quello che ti fa stare bene».

Mentre lo ascolti parlare e davanti agli occhi ti passano tante sue immagini, ti accorgi che il dispiacere che prova è reale e non di facciata. E ti viene da pensare “ma allora perché lo fai”, una domanda che però svanisce subito quando, con la limpidezza che l’ha sempre contraddistinto, Luca ti spiega che lo fa unicamente per la sua famiglia.

«Giorgia (la figlia ndr) quest’anno inizia la scuola. Io non ho più né 20 né 30 anni, ne ho 37 e sono a fine carriera. Devo pensare a dare maggior stabilità alla bambina e quindi la scelta è stata quasi “obbligata”. Avessi 30 anni potrei dire firmo per cinque anni a Pontebba così è a posto anche per le elementari, ma non posso più permettermi di farlo. Ormai devo ragionare di anno e anno e quindi questa era, secondo me, la scelta più giusta da fare».

Come fai a dare torto a un papà che si mette da parte per pensare a una figlia che sta crescendo. Impossibile ribattere a un giocatore che decide di abbandonare quello che è stato il suo nido per cinque stagioni e una cittadina che lo adora.

«Pontebba mi rimarrà nel cuore, sicuramente. Questa è la cosa più importante. Questo piccolo paese che comunque è felice, anche se tanti lo dipingono in maniera diversa». Luca si è fatto voler bene da tutti «e io voglio bene a questa splendida gente. Qui ho avuto modo di fare delle belle amicizie che mi hanno fatto scoprire una realtà diversa da quella che mi aspettavo».

Ed ecco il secondo flahback con la mente che corre subito a quel primo viaggio da Asiago a Pontebba:

«Confesso che in autostrada quando ho letto per la prima volta il cartello Pontebba, ho pensato “ma dove sto andando”».

Spesso l’idea che ti fai di un paese è legata a quello che altri ti raccontano e, spesso, ti condiziona.

«Sicuramente Pontebba da questo punto di vista fa paura a molta gente perché è un paesino piccolo e lontano dalla classica realtà dell’hockey. Però poi quando arrivi cambi idea. O almeno a me è successo così. Dopo una sola settimana che ero a Pontebba, mi sembrava di esserci stato da sempre e ho capito in fretta che il mio futuro sarebbe stato qui. Certo forse è stato anche un po’ merito dei compagni di squadra che avevo, ma devo molto alla gente che mi ha accolto come se fossi da sempre un pontebbano».

Sicuramente un grande risultato anche perché si sa che non è facile fin da subito guadagnarsi la fiducia:

«Questo accade spesso nei paesi di montagna. Anche ad Asiago, dove siamo montanari, guardi con un po’ di sospetto la persona che viene da fuori e in questo Pontebba assomiglia molto alla mia zona. Però devo dire che mio papà appena ha saputo che avevo firmato per venire qui mi ha detto “sono contento che vai a Pontebba e vedrai che ti troverai bene perché troverai gente eccezionale”. Lui è un alpino, ha tanti amici friulani ed è stato in Friuli durante il terremoto quindi conosce bene i friulani. E aveva ragione».

Inutile negarlo, Luca Rigoni è stato uno dei giocatori che ha contribuito, hockeisticamente parlando, a fare crescere Pontebba. Eppure, quando glielo dici, tende a minimizzare:

«Sicuramente Pontebba e i suoi abitanti hanno dato più a me di quanto io ho potuto dare a loro. Sono cose difficili da spiegare, però quando vedi che tua figlia è contenta di venire a Pontebba, o tua mia moglie piange quando devi andare via, ti fa capire che – in un certo senso – hai vinto. Perché vincere non significa solo portare a casa la coppa, ma anche prendere le decisioni giuste. E io, in questi cinque anni a Pontebba, mi sento di avere vinto. E non solo la Coppa Italia».

Immediato un altro flashback con negli occhi l’immagine di Rigoni che solleva il prio trofeo della storia delle Aquile, ed ecco che torna anche un po’ di magone:

«Ho sempre cercato di dare il mio contributo sia nelle occasioni belle come in quel giorno sia in quelli difficili e non potete neanche immaginare quanto mi dispiace andare via. Quando mi venga l’ansia al solo pensiero di non tornare a Pontebba». La società e i vecchi compagni hanno però capito le esigenze di Luca «e questo mi aiuta a non sentirmi in colpa perché io sono fatto così, alla fine mi sento in colpa. Ma poi penso che l’ho fatto per la mia famiglia e allora tutto passa».

Fin troppo facile chiedere se la partenza di coach Tom Pokel e di Fabio Armani, ha un po’ accelerato la decisione:

«Assolutamente no. Se mi chiedi una percentuale ti dico che conta lo zero per cento. È stata una scelta indipendente da quello che è successo. Questo era un discorso tra me e Pontebba, loro non c’entrano». Mentre Luca continua a ripetere che tornerà spesso a Pontebba «magari un giorno anche da allenatore», la cosa certa è che il 13 ottobre – compleanno proprio della figlia – sarà in Friuli da avversario: «È vero, tu pensa il destino. Sarà sicuramente un giorno molto particolare per tutti. In particolar modo per me visto che rivedrò il “mio” stadio, il “mio” spogliatorio e avrò tanta gente da salutare: uno su tutti, Otello che spesso ci ha fatto da papà».

Giorgia inizia a reclamare in sottofondo, è il segnale che è giunto il momento di lasciar tornare Luca alla tranquillità della sua famiglia, ma non prima di aver raccolto il suo saluto a un paese che gli rimarrà nel cuore:

«Voglio salutare tutti i tifosi e Pontebba in generale. Non faccio nomi perché sarebbe troppo lungo. Un grazie di cuore da parte mia, di Lisa e Giorgia. Un grazie per quello che Pontebba ha saputo dare a me e alla mia famiglia. E poi, ovviamente, un saluto va anche alla società che tanto ha creduto in me e ai miei compagni che hanno deciso di rimanere e a cui voglio mandare un messaggio: tenete duro perché sarebbe un peccato perdere quanto di buono siamo riusciti a costruire insieme lo scorso anno! In bocca al lupo, Aquile!».

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