Se avete in programma, in un prossimo futuro, di visitare Bratislava, fatelo subito. Non commettete l’errore di aspettare la prossima estate, un paio d’anni o forse ancora di più. La capitale slovacca, infatti, sta attraversando un interessantissimo momento di transizione: il boom economico auspicato con l’entrata nell’area euro non si è verificato e la crisi del debito europeo attanaglia anche il governo slovacco. Così, la rapida pulizia di tutto quanto ricordava il regime comunista cecoslovacco, da tempo completata nel centro storico della città, si è bruscamente interrotta appena fuori dalle mura, e nella primissima periferia della capitale sono (per ora) sopravvissuti alcuni palazzoni del potere dell’epoca, ricchi di bassorilievi inneggianti all’uomo comune; piazze spettrali, scritte propagandistiche e lastroni in pietra affissi un po’ su ogni palazzo per celebrare la grandezza di un regime che, ora, non fa più paura.
Bratislava, ora capitale della Repubblica di Slovacchia, sorge in posizione strategica su un’ansa del Danubio. Abitata già dall’epoca preistorica, le prime testimonianze scritte ci arrivano come sempre dall’epoca romana, quando l’Imperatore Domiziano fece costruire una fortezza sul colle di Devin. Bratislava rimase una città di media importanza (penalizzata dalla vicinanza di Vienna) fino al XVIII secolo, quando visse, grazie agli Asburgo, un vero e proprio boom demografico, con un aumento della popolazione stimato attorno al 200%. Dopo la Prima Guerra Mondiale, Bratislava passò sotto la Cecoslovacchia, divenendo poi, dopo il 1968, capitale della Repubblica Socialista di Slovacchia.
Oggi, come si diceva ad inizio articolo, Bratislava è una città in rapido cambiamento. Bratislava ha sempre dovuto fare i conti con due “vicine” scomode, come Vienna e Praga, dove ancora oggi si custodiscono numerosi dei tesori di cui la città è stata, nel corso dei secoli, derubata. Così oggi la capitale slovacca risulta forse più interessante per la sua storia recente che per quella antica, che spesso ha preferito transitare dalle vicine Vienna e Praga.
Una visita approfondita a Bratislava difficilmente può eccedere le 72 ore, impiegando una giornata intera per la visita al castello medievale di Devin, un tempo inserito nel tessuto urbano ma oggi quartiere marginale della città. Sacrificando la pur importantissima fortezza, una giornata è sufficiente a visitare tutte le attrazioni maggiori, magari arrivandoci direttamente da Vienna. Le ferrovie austriache e quelle slovacche hanno infatti istituito un comodissimo servizio chiamato “BratisLover”, che collega le due capitali con treni a frequenza oraria (il viaggio dura circa 50 minuti).
Per chi arriva in città via rotaia, la decadente stazione centrale (hlavna stanica) rappresenta un biglietto da visita non troppo edificante. Abbandonato subito il trafficato viale che porta i turisti al centro storico, è il caso di girare a sinistra per immettersi in Stefanovicova, arrivando dopo pochi passi ad ammirare il curioso edificio sede della Radio Slovacca, a forma di piramide capovolta; ora assediata da grattacieli tutti vetro e cemento, sponsorizzati da varie banche e istituti di credito. Poco distante, la spettrale Namestie Slobody (Piazza della Libertà, fortemente voluta dal regime cecoslovacco), con la fontana più grande della Slovacchia malinconicamente all’asciutto ormai dal 2007, è ancora capace di scuotere le coscienze. L’immenso spazio, solitamente tanto vuoto quanto silenzioso, impone al turista l’osservazione dei lastroni posti sui palazzi del Ministero per le Telecomunicazioni e dell’Università Tecnica Slovacca, inneggianti allo studio, al lavoro nelle acciaierie, nei cantieri, nelle officine.
Transitando per Piazza Primo Maggio si arriva di fronte al modesto Palazzo Presidenziale, che sorge in una delle zone più trafficate della città. L’accesso al centro storico vero e proprio avviene tramite la Porta di San Michele (Michalska Brana), bastione un tempo parte della cinta muraria che proteggeva la città. Appena si passa sotto la statua di San Michele, l’impressione è quella di essere finiti in un altra epoca: niente più traffico, niente tram rumorosi e arrugginiti: tutti a piedi o in bici, attraverso stradine medievali perfettamente conservate o ben ricostruite, a farsi fotografare con le undici curiose statue disseminate qua e là, sfiorando la bellissima Piazza Vecchia (Hlavne Namestie) e la più moderna Hviezdoslavovo námestie (dove sorgono il Teatro dell’Opera e il Palazzo della Filarmonica), il Palazzo Premaziale e le chiese dei Francescani e dei Trinitari (costruita sul modello della Peterskirche viennese); appena fuori dal centro pedonale, la chiesa di Santa Elisabetta, famosa nel mondo per il suo colore blu.
All’estremità sud-occidentale del centro sorge il ricchissimo Duomo di San Martino, dove, per quasi trecento anni, vennero incoronati i Re di Ungheria. Oggi, la chiesa più importante della città si trova a dover fare i conti con il violento traffico della circonvallazione costruita in epoca comunista, che passa proprio davanti all’ingresso principale della chiesa. La costruzione di tale strada (quattro corsie, costantemente occupate), che collega la zona vecchia della città al “moderno” quartiere residenziale di Petrzalka tramite il Ponte Nuovo, ha comportato la distruzione del quartiere ebraico, sopravvissuto anche alla barbarie nazista.
Proprio il Novy Most è uno degli edifici più fotografati di Bratislava: dalla sua sommità si gode di un panorama mozzafiato, paragonabile solamente a quello che si gode dall’antenna Kazmik o dalla cima del colle del Castello, vero e proprio simbolo della città, ricostruito negli anni ’50 sulle rovine della vecchia costruzione ma attualmente chiuso per restauri. Un altro punto panoramico è il sacrario di Slavin, costruito su un colle poco distante dalla stazione ferroviaria, a ricordo dei caduti dell’Armata Rossa morti durante la Seconda Guerra Mondiale, nel tentativo di liberare Bratislava dall’occupazione nazista.
Per quanto riguarda la cucina slovacca, imperdibili sono gli halusky, degli gnocchi di patate conditi con formaggio di pecora e pancetta affumicata; i pirohy, delle specie di ravioli ripieni di formaggio o impasti dolci e la kapustnica, una minestra di crauti e salsicce; il tutto innaffiato da vini locali come il Rheinriesling o il Traminer, o propri della slovacchia orientale, come il Tokaj.
Un ottimo pretesto per recarsi nella capitale slovacca sarà, a partire da questa stagione, la partecipazione dello Slovan Bratislava alla Kontinental Hockey League. I capitolini approderanno al massimo campionato continentale assieme al Lev Praga, e giocheranno le partite casalinghe alla Samsung Arena, restaurata in occasione del Mondiali del 2011.
Lo Slovan Bratislava non è che la punta di un iceberg fatto di decine e decine di squadre giovanili di hockey ghiaccio, basate ad onor del vero più nella periferia e nella regione di Bratislava, piuttosto che nella città vera e propria. Accanto alla Samsung Arena, nella capitale slovacca sorgono altri due impianti minori, di cui uno nel quartiere di Dubravka. Lo Slovan, che in questa stagione esordirà in KHL assieme al Lev Praga, ha vinto otto volte il titolo di campione nazionale slovacco; nella stagione 1978/79 era stato anche capace di vincere il titolo nazionale cecoslovacco.