Come consuetudine dal 1997, nella giornata conclusiva dei Mondiali, con una cerimonia ufficiale, la IIHF premia quei personaggi che hanno contribuito a scrivere la storia dell’hockey, siano essi giocatori, allenatori, arbitri o dirigenti inserendo i loro nomi nella propria Hall of Fame. Da quest’anno, su proposta del Comitato storico della IIHF, il Concilio della Federazione Internazionale ha deciso di istituire l’IIHF Milestone Trophy, con il quale si vogliono ricordare particolari momenti della storia internazionale dell’hockey. La prima scelta è caduta sulle Summit Series del 1972; in dieci puntate Hockeytime vuole proporre ai propri lettori la sfida che contrappose Canada e Unione Sovietica, le due superpotenze dell’hockey dell’epoca e due scuole di pensiero diverse tra loro.
di Alessandro Bonomo
Le Summit Series 1972: una retrospettiva
Le Summit Series – una serie di otto partite disputate tra la nazionale sovietica e quella canadese nel settembre del 1972 – costituiscono il principale evento di avvicinamento tra il pianeta NHL ed il resto del mondo in un’epoca in cui il mondo era diviso in due, anche sportivamente, dalla Guerra Fredda, oltre che dalla dicotomia professionismo-dilettantismo, vero o presunto che fosse.
Un mondo a limitato tasso di globalizzazione, dove risultava difficile comparare i valori sportivi dei due blocchi contrapposti e dove le competizioni internazionali poco dicevano circa la distanza presunta o reale che separava il mondo professionistico nordamericano dagli altri titani dell’hockey mondiale.
Le Summit Series, o le Superseria come sono note in Russia, rappresentano quindi il primo vero incontro ravvicinato tra le due diverse scuole hockeystiche mondiali: il meglio della NHL, allora quasi interamente canadese, e la nazionale Sovietica, dominatrice delle competizioni mondiali e delle Olimpiadi interdette all’epoca ai pro.
Il primo e più significativo “Muro di Berlino” dell’hockey a cadere (il successivo sarebbe stato nel 1989, allorché alcuni migliori giocatori della nazionale sovietica strapparono il permesso di trasferirsi in NHL), le Summit Series, oltre ad accendere una delle più grandi rivalità sportive dei tempi moderni, servirono ad entrambe le scuole hockeistiche a misurarsi con il meglio del pianeta ed a perfezionare ulteriormente i punti deboli dei rispettivi stili di gioco.
Non solo, alla fine entrambi i contendenti rivendicarono a modo loro, e come vedremo con parecchie ragioni, la vittoria morale di questa serie di otto partite che si giocarono nel settembre 1972 tra Canada e Unione Sovietica.
Dal punto di vista dei valori puramente sportivi, le Summit Series rappresentarono una grossa sorpresa per il mondo pro: se prima di questa serie di incontri, oltreoceano si pensava che la distanza tra il mondo NHL ed amateur fosse enorme, quanto successo sul ghiaccio fece cambiare idea anche ai più scettici. Non solo diversi giocatori europei avrebbero potuto giocare nella NHL, ma alcuni di loro avrebbero potuto diventare figure dominanti, una volta pagato lo scotto dell’adattamento. Fu così che le Summit Series aprirono le porte della NHL a diversi giocatori di scuola europea, dando inizio al processo di internazionalizzazione della Lega.
La storia: la nascita delle Summit Series
L’idea di una serie di incontri per stabilire la vera supremazia hockeistica nel pianeta prese forma nei primi anni settanta, ma gli ostacoli di tipo organizzativo e politico non mancavano. Solo nell’aprile del1972, in concomitanza con i Mondiali in svolgimento a Praga nell’allora Cecoslovacchia, vennero negoziati tutti i dettagli della competizione: si sarebbero giocate quattro partite in Canada e quattro a Mosca nel mese di Settembre. Le settimane precedenti alla prima partita vennero vissute con grande attesa e non poca incertezza da entrambe le parti.
I sovietici cominciarono il training camp il 1° di Luglio, mentre i canadesi arrivarono a pochi giorni dalla prima partita in un clima di incertezza: i proprietari NHL minacciarono di ritirare i propri giocatori, se fosse stato concesso ai giocatori che avevano firmato per la lega rivale, la WHA di partecipare. Di conseguenza, ai giocatori sotto contratto con la World Hockey Association, ed in particolare Bobby Hull, uno dei giocatori dominanti dell’epoca e che aveva firmato per i Winnipeg Jets della WHA, fu proibito di far parte del team della foglia d’acero. L’altra assenza di peso dal lato canadese rispondeva al nome di Bobby Orr, probabilmente il giocatore più dominante della NHL dei primi anni settanta, che era infortunato. Nemmeno i Sovietici potevano dirsi però al completo: mancava tra i convocati Anatoli Firsov, il capocannoniere della nazionale sovietica degli anni ’60. In perfetto stile sovietico, la sua assenza era circondata da un alone di mistero: ancora oggi non è chiaro se Firsov mancasse per un infortunio o per dissidi con gli allenatori Kulagin e Bobrov.
In un clima di grossa pressione, esasperata dal clima politico all’apice della Guerra Fredda, l’arrivo dei sovietici a Montreal il 30 Agosto 1972 per la prima partita della serie innescò subito un curioso incidente diplomatico: la Corte del Quebec, dove era depositata una richiesta di risarcimento danni da parte di immigrato cecoslovacco in Canada, il quale pretendeva un risarcimento di 1.889 dollari per la sua macchina distrutta dai carri armati sovietici nell’invasione del 1968, ordinò il sequestro dell’attrezzatura della squadra sovietica; fu solo l’intervento del commissioner e del direttore del sindacato giocatori NHL, che staccò un assegno di suo, a sbloccare la situazione.
Grossa era naturalmente l’attesa dal punto di vista puramente sportivo: la stampa canadese si aspettava una larga vittoria da parte della propria selezione, anche sulla base dei report degli scout NHL, andati in URSS a spiare gli avversari, il cui parere era che il giovane portiere Vladislav Tretiak rappresentasse il punto debole della formazione sovietica. Non fu l’unico errore di sottovalutazione da parte canadese, come si noterà di seguito.
Nelle prossime puntate vedremo meglio la genesi di questo importante evento, che – hockeisticamente parlando – sancì l’inizio di una battaglia tra queste due superpotenze sportive per la supremazia a livello mondiale nell’hockey. (…segue)