I chiaroscuri della Nazionale Italiana in Scandinavia

I chiaroscuri della Nazionale Italiana in Scandinavia

Scandinavia: terra di Odino e suo figlio Thor, due tra le più importanti divinità della mitologia norrena; il primo padre degli dei Asi, il secondo dio del tuono e della forza.

E’ in questa regione nordica, caratterizzata dalle prolungate giornate luminose in estate, speculari a quelle invernali, che si disputeranno le due prossime edizioni dei Mondiali di hockey la cui organizzazione sarà rimpallata tra la Federazione finlandese e quella svedese; quest’ultima accoglierà la Nazionale Italiana guidata da coach Cornacchia dal 4 al 14 maggio a Stoccolma, dove gli Azzurri cercheranno di centrare l’obiettivo salvezza.

Tuttavia non è la prima volta che l’Italia solcherà il ghiaccio di un’arena svedese: accadde nel 1995 e nel 2002 con esiti nettamente contrapposti, così come antitetici erano i due numi degli Asi: Thor era considerato il dio dell’ordine stabilito e la sua forza risiedeva nel martello Mjöllnir e nella cintura che raddoppiava la forza di coloro che l’indossano. La Nazionale Italiana, a quel tempo guidata dal compianto Brian Lefley, aveva trovato nei reparti arretrati il suo punto di forza: De Angelis-Circelli, Nardella-Comploi, Bartolone-Oberrauch e Marchetti-Insam; alla vigilia ritenuti non all’altezza, soprattutto nelle situazioni di penalty killing, giocando al di là di ogni aspettativa, fecero ricredere gli scettici. Oltre tutto i terzini poterono contare sulle prestazioni di Rosati, Brunetta e Campese, tre estremi difensori considerati, a fine manifestazione, i migliori della squadra.
L’esordio avvenne contro la Russia: gli ex sovietici si presentarono senza le loro stelle NHL, sostituite dal “diavoletto” Frolov, il fassano Sorokin, oltre all’affiatata coppia Bykov-Khomutov, compagni di squadra nel Friborgo che non fecero perdere all’attacco russo la sua pericolosità. La gara si concluse 4-2 a favore della formazione guidata da Boris Mikhailov, tuttavia il successo maturò a 3’49” dalla fine con le reti di Romanov (56.12) e Berezin (58.21) favoriti da Loki, dio del male; le Valchirie non ebbero tempo di scegliere tra i caduti gli eroi da portare nella Valhalla, ventiquattr’ore più tardi sarebbe andata in scena la seconda giornata: l’arrivo del terzino Nardella, ma soprattutto di Chitarroni (eliminati entrambi dai playoff della IHL con le rispettive squadre) giunto a Gävle a 10’ dall’inizio del riscaldamento, nella partita con la Germania, aumentò il potenziale del reparto offensivo Azzurro che sconfisse la truppa nibelunga con le reti di Mansi (33.38) e Comploi (49.12). Il match successivo con la Svizzera valse la qualificazione ai quarti di finale, tuttavia il serpente marino di Midhgardhr, creatura mostruosa generata da Loki e dalla gigantessa Angrbodha, provò a stritolare la compagine italiana servendosi di Ivankovic (5.51) e Aeschlimann (25.15). Comploi (35.45), Massara (45.59) e Mansi (57.40), con l’aiuto del martello e della cintura di Thor, sconfissero i rossocrociati e la malefica bestia. Le Norne, divinità che presiederono al destino degli uomini e degli dei, ben videro le gesta dei ragazzi capitanati da Oberrauch, tanto che, contro il Canada, campioni del Mondo in carica, ottennero un pareggio per 2-2: ad allietare la serata dei 4.962 spettatori provvidero le reti di Hlusko (9.56), Ramoser (42.26), Freer (43.40) e Figliuzzi (46.03). Con il secondo posto nel girone di qualificazione alla portata, l’Italia si presentò nella gara con la Francia senza Zarrillo, Massara e Topatigh, tuttavia, malgrado le avversità gli Azzurri, nulla spartirono con Haenir, dio molto bello, ma pavido: il 5-2 finale lo confermò, le reti di Chitarroni, Busillo, Mansi, e la doppietta di Pavlu lo marchiarono a fuoco sulla pelle del tempo. Nei quarti di finale l’Italia venne messa di fronte alla Svezia; solo davanti al popolo vichingo, campione olimpico in carica, che per secoli li adorò, gli dei voltarono le spalle agli Azzurri che dovettero inchinarsi davanti a Re Carlo Gustavo XVI al termine di un match conclusosi 7-0 a favore dei padroni di casa.
Le prolungate giornate luminose svedesi dell’Italia erano prive di nuvole, la Nazionale stava vivendo il suo periodo di massimo splendore, Odino, con la sua imprevedibilità ed il suo carattere prepotente, misterioso e inafferrabile ebbe modo di manifestarsi nel 2002: gli Azzurri, guidati da Pat Cortina, si presentarono in Svezia con soli sette oriundi, oltre a cinque esordienti (Christian Borgatello, Justin Peca, Ruggero Rossi De Mio, Cristian Timpone e Giorgio de Bettin),  il coach italocanadese dovette incassare anche il rifiuto di Scott Beattie; l’obiettivo della salvezza avrebbe dovuto essere centrato nella seconda parte del torneo: nel girone eliminatorio Stati Uniti, Canada e Lettonia risultarono fuori portata; relegati nel girone retrocessione le forze del male guidate dai Giganti intralciarono il cammino dell’Italia: persa la gara iniziale con la Polonia (5-1) giocando la peggior partita da quando venne conquistato il Gruppo A dieci anni prima, i ragazzi di Cortina ebbero modo di rifarsi con il Giappone (6-2), tuttavia la politica protezionistica della IIHF nei confronti degli asiatici, non mise a riparo la sua squadra che, nell’ultima gara con la Slovenia fu obbligata a cercare una vittoria con sette reti di scarto e sperare nella sconfitta dei polacchi con i nipponici; come nel Ragnarök, l’ultima battaglia che decretò la fine del mondo, le forze del male condotte da Loki sconfissero quelle del bene guidate da Odino e Thor, così la Slovenia si sbarazzò dell’Italia con un secco 4-0 che condannò gli Azzurri a disputare, l’anno successivo, il gruppo B. Un ciclo si chiuse, l’Italia si avviò ad un periodo buio con sprazzi di aurore boreali, segno che dalle ceneri della battaglia una nuova fase di ascesa poteva iniziare.

Cosa accadrà nell’immediato futuro, a noi comuni mortali non è dato sapere, solo Heimdallr, guardiano dell’Asgardhr, è a conoscenza di ciò che avverrà nelle prossime settimane a Stoccolma.

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