Chelsea Furlani: vi racconto come in America amiamo l’hockey su ghiaccio

Chelsea Furlani: vi racconto come in America amiamo l’hockey su ghiaccio

Anche i mondiali Femminili di Top Division 2012 hanno evidenziato il consueto dominio da parte di Canada e Stati Uniti. Abbiamo chiesto di svelarci i segreti a Chelsea Furlani, l’oriunda italo-americana “adottata” da HockeyTime e neo scudettata col Bolzano.
Chelsea a quei livelli ha avuto la possibilità di giocare e confrontarsi: l’americana vanta nel suo curriculum 4 anni di militanza nella Vermont University dove risulta la quarta top scorer della storia del club femminile avendo segnato 49 punti (25 gol e 24 assist) in 132 partite, mentre quest’anno con la maglia delle Eagles Bolzano tra campionato e coppa Italia in 44 partite ha collezionato 75 punti frutto di 31 gol e 44 assist.

di Chelsea Furlani, Burlington, Vermont

La piccola comunità hockeistica di Burlington (Vermont) rimase molto sorpresa nello scoprire che la propria città era stata scelta per ospitare il Campionato del Mondo Femminile Elite Top Division del 2012.
Il torneo che ha avuto luogo la scorsa settimana s’è tenuto presso la Cairns Arena e l’University of Vermont, più precisamente alla Field House Gutterson. Burlington è una città molto piccola rispetto a metropoli come Boston o New York, ma è comunque un posto incredibile: non è solo una bella cittadina, ma ci sono persone che seguono molto le squadre sportive locali e che si danno molto da fare col loro volontariato verso queste realtà. Questa comunità molto unita e così attaccata allo sport ha fatto sì di offrire un buon numero di spettatori per la maggior parte del torneo, con le punte massime negli incontri contro le eterne rivali del Canada dove si è registrato il tutto esaurito. La cultura sportiva e l’alto livello di hockey su ghiaccio ha sicuramente contribuito ad aumentare l’interesse della gente verso l’hockey femminile. Chi camminava lungo il campus sportivo dell’Università del Vermont durante il torneo mondiale avrebbe subito sentito nell’aria e visto con i propri occhi l’orgoglio americano per i colori rosso, bianco e blu dipinti dappertutto a sostenere le migliori giocatrici americane di hockey femminile.

Pur essendo in Italia, quindi lontano dal fulcro del torneo, ho potuto percepire e comprendere ciò che stava accadendo a proposito di questo mondiale leggendo su internet o parlando con amici e parenti che lo stavano seguendo in America. Durante la settimana l’argomento di conversazione in città erano le grandi prestazioni che stava facendo la Nazionale Femminile degli USA, infatti hanno vinto 4 partite di fila spesso con ampio margine (tra cui una vittoria per 9-2 contro le canadesi). Le ragazze USA hanno avuto le migliori statistiche con 43 reti realizzate e la miglior difesa con sole 7 reti subite. Hanno completamente dominato tutti gli avversari che hanno affrontato fino alla finale, un “inconveniente” ha fatto sì che purtroppo nella partita decisiva gli USA abbiano dovuto cedere il gradino più alto del podio al Canada senza completare così la bella favola di Cenerentola di finire il torneo imbattuta e rivendicare l’oro sulla pista di casa. Anche se l’esito non è stato quello sperato per gli USA, ciò non toglie il fatto che sono state e sono una squadra incredibile.

Tra i miei ricordi di bambina adoravo giocare a tutti gli sport ma soprattutto ad hockey su ghiaccio, è stata una delle passioni di mio padre e divenne presto una delle mie passioni. Quando ho iniziato, giocavo con i ragazzi e questo ha sicuramente contribuito a farmi diventare una giocatrice forte in così giovane età. Mentre crescevo di età non altrettanto crescevo con il fisico mentre i ragazzi aumentavano notevolmente la massa muscolare. All’età di undici anni mio padre mi disse che era giunto il momento di passare a giocare con le ragazze in quanto ero alta solo 4 piedi (circa 126 cm) e pesavo poco più di 50 libbre con gli abiti bagnati (poco oltre i 22 kg), pertanto i ragazzi mi sovrastavano fisicamente.
A quel tempo l’hockey femminile non era nemmeno catalogato tra gli sport negli USA e il dover cambiare per andare con le ragazze era un’idea che non mi piaceva, pensavo che le ragazze non sapessero pattinare e mi sarei annoiata a giocare con loro. Sono stata immediatamente smentita quando ho iniziato a giocare con la squadra della scuola, con ragazze molto preparate e di grande talento.

Le partite di hockey femminile sono molto diverse da quelle maschili, e dopo aver giocato per anni ad alto livello, io personalmente preferisco guardare una bella partita come ad esempio quelle giocate ai mondiali di Burlington piuttosto che una partita di hockey maschile.
Dopo aver visto per la mia prima volta la Nazionale Americana in una partita contro il Canada al Gutterson Field House poco prima delle Olimpiadi di Nagano 1998 in Giappone, mi sono resa conto che era possibile per una ragazza come me avere la possibilità di giocare un giorno in quella nazionale. Fu proprio in quel momento che la mia passione per l’hockey femminile divenne un vero amore, e ho iniziato a inseguire il mio sogno, sapendo che se mi sarei impegnata e avessi lavorato duro avrei potuto raggiungere i miei obiettivi. Le giocatrici della nazionale femminile degli Stati Uniti divennero presto i miei modelli di ispirazione e giocatrici come Cammi Granato (la mia preferita di tutti i tempi), Jenny Potter, Julie Chu, Natalie Darwitz (e l’elenco potrebbe essere più lungo) mi hanno mostrato che anche le donne possono essere grandi giocatori di hockey.

L’attuale squadra femminile degli U.S.A. è composta da molte grandi, giovani talentuose ragazze che provengono da ogni parte degli Stati Uniti e insieme formano un team fantastico. Ci sarà sempre una superstar in ogni squadra a qualsiasi livello si giochi, ma la cosa bella di questo gruppo di ragazze è che nessuna si atteggia come se fosse migliore delle altre, anche se tutte sanno che magari una di loro ha un talento particolare. Nessuno impedisce comunque ad ognuna di loro di aiutarsi e lavorare duro per la compagna di squadra, così diventa automatico l’obiettivo comune di avere successo come squadra. Ogni ragazza diventa cosciente che avrà sempre il sostegno delle compagne di squadra, sia dentro sia fuori dal ghiaccio e ogni ragazza darà sempre il meglio per ricambiare il favore ad una compagna ed essere presente nel momento del bisogno (ecco spiegato l’atteggiamento anche di Chelsea dentro e fuori dal ghiaccio n.d.r.).

Ho parlato con mio padre e mia sorella che sono andati a vedere la partita tra USA contro Canada, match d’apertura del torneo, ed entrambi mi hanno detto che quella vista è stata la migliore nazionale femminile degli Stati Uniti che avessero mai visto giocare insieme, e infatti hanno disputato un torneo veramente ad alto livello. Anche se la medaglia d’oro se n’è andata in Canada, il gioco espresso da questa nazionale rafforza ogni affermazione fatta su quanto è grande questa squadra.
Anche se non ho mai visto giocare assieme questa squadra, non ho dubbi che siano un team incredibile. Personalmente ho giocato contro cinque o sei ragazze della squadra durante la mia carriera hockeistica, oltre ad aver avuto la possibilità di allenarmi privatamente con l’Assistente Capitano Jenny Potter per due settimane nell’estate del 2007. Devo dire che questo è un gruppo di 23 ragazze tutte con un incredibile talento individuale, ma ciò che le rende più grandi è che hanno imparato a giocare insieme come una squadra e come convivere con i riflettori puntati sulla Nazionale, perché non si potrà mai avere successo se non si impara a lasciare che gli altri ci possano aiutare. È importante vincere e perdere come squadra lasciando da parte ogni individualismo, perché il gioco dell’hockey è forse più degli altri uno sport di squadra, e come tale è fondamentale il gioco collettivo rispetto al talento individuale.

Io penso che ci siano molte ragioni per cui gli Stati Uniti siano stati così dominanti sulle altre squadre del torneo, ma la ragione principale è perché queste 23 atlete hanno imparato a vivere insieme ed essere unite come UNA SQUADRA. Un altro motivo che ritengo fondamentale per il successo che hanno gli USA ed il Canada è l’elevato numero di giocatrici tra cui poter scegliere. Da quando ho iniziato a giocare io ad ora il livello di interesse verso questo sport da parte delle ragazze è cresciuto immensamente, nel 1999 c’erano registrate solo 23.000 atlete negli USA, ora solo tredici anni dopo nel 2012 il numero si è praticamente triplicato essendo 68.000 le giocatrici di hockey registrate. Gli allenatori della squadra Nazionale degli USA sono molto fortunati a mio parere perché hanno la possibilità di scegliere le 23 atlete da convocare tra queste 68.000, un numero destinato ad incrementare.
Se dovessi paragonare lo sviluppo dell’hockey femminile negli Stati Uniti e in Canada a nazioni come la Finlandia, la Svezia o la stessa Italia, basterebbero i soli numeri a spiegare perché Stati Uniti e Canada sono ai vertici delle classifiche mondiali. I numeri di giocatori sono rispettivamente 572.411 in Canada e 500.600 negli Stati Uniti, mentre sono 65.251 in Finlandia, 62.000 in Svezia e 7.000 in Italia. Se limitiamo i numeri al settore femminile sono 85.827 in Canada, 68.000 negli Stati Uniti, 4.760 in Finlandia, 3.075 in Svezia e sole 485 giocatrici in Italia.
E’ anche possibile considerare il numero di piste disponibili nelle varie nazioni per giustificare lo sviluppo della disciplina quindi passiamo dalle circa 7.500 piste del Canada alle 2.200 piste degli Stati Uniti, per venire alle 276 della Finlandia alle 478 della Svezia alle sole 69 dell’Italia. È ovvio che più piste ci sono maggiore è la possibilità di trovare ore ghiaccio per allenarsi e quindi migliorare la qualità, ma se come detto molto possono spiegare i numeri, essi sono solo uno dei fattori che determinano la “forza” di una nazione e della sua nazionale in un determinato sport.

Oltre alla “grande forza dei numeri” occorre dire che la squadra nazionale degli Stati Uniti ha per sua natura un certo livello di disciplina impartito alle atlete dagli allenatori. Queste ragazze non smettono mai di lavorare e sono sempre impegnate per migliorarsi, per ogni americano è fondamentale l’ORGOGLIO di essere un americano e quando ad un atleta viene data la possibilità di giocare in un qualsiasi sport egli si sente onorato e molto orgoglioso di giocare per il rosso, bianco e blu. È così raro avere la possibilità di giocare a quei livelli che una volta che ci arrivi si fa tutto ciò che è possibile per poter rimanere a difendere i colori del Paese. Come ho già detto prima con oltre 68.000 giocatrici di hockey negli Stati Uniti è ovvio ci siano molte ragazze di talento, alcune delle quali con le stesse capacità delle ragazze che giocano in Nazionale. Purtroppo ci sono solo 23 posti liberi sul roster e non 2.300 così accade che purtroppo solo una piccolissima percentuale di giocatrici ha la possibilità di giocare in Nazionale.
Poiché la base di giocatrici da cui attingere è così ampia, il lavoro di chi è arrivato in Nazionale è sempre ai massimi livelli, si è sempre costretti a svolgere il proprio compito al meglio, senza prendere “scorciatoie” se si vuole mantenere il proprio posto nel roster. Le atlete non possono mai rallentare, né smettere di “lavorare” perché c’è subito un’altra ragazza con eguale talento pronta a prendere il posto, così se dovesse capitare di assistere ad un allenamento si potrebbe vedere l’intensità che viene messa con scatti-freno, tiri e passaggi, intensi come quelli degli atleti maschi, e piedi sempre in movimento per mantenere il ritmo.

La scorsa settimana la squadra ha avuto un giorno di riposo, dove si suppone che le ragazze siano state lasciate libere di fare ciò che volevano. Ma nonostante fino ad allora la squadra avesse vinto tutte le partite con punteggi molto larghi, l’allenatore ha chiesto alle ragazze di fare un allenamento supplementare per mantenere la concentrazione e la tenuta atletica. Onestamente non sono in grado di raccontare con precisione la reazione delle ragazze alla notizia, ma penso che nessuna di loro si sia lamentata, perche ognuna di loro è responsabile nell’essere sempre al meglio per trovarsi al servizio della squadra ogni volta che scende sul ghiaccio. Inoltre sanno benissimo che, come già detto se non si rispettano le regole si potrebbe perdere il posto in favore di altre ragazze già pronte a subentrarvi.

Per poter organizzare un torneo di hockey femminile così grande ed importante in una piccola comunità è fondamentale aumentare il livello di interesse verso la manifestazione e coinvolgere quante più ragazze nello sport. Occorre dimostrare loro che con il duro lavoro e tanta dedizione si possono raggiungere grandi risultati ad alti livelli. Penso che molte delle ragazze che si trovano attualmente in Nazionale abbiamo percorso i miei passi e avuto i miei stessi modelli (Cammi Granato e le altre da me già citate). Ora che sono al top nella nostra disciplina, sono sicura che punteranno a migliorarsi e ad essere loro stesse dei modelli per le generazioni future di questo sport come lo erano i loro “idoli” per loro. Avranno inoltre lo stimolo per lavorare duro in vista delle Olimpiadi del 2014 in Russia nella speranza di conquistare la medaglia d’oro olimpica, massimo traguardo per ogni atleta.

Per attuare programmi che portino allo sviluppo del settore femminile ci vorrà tempo e fatica ma con dedizione e tanto duro lavoro potrà accadere. Canada e USA sono paesi fortunati in quanto vengono stanziati molti fondi per gli sport femminili a differenza di quanto succede in molti altri paesi. Se Finlandia, Svezia e anche Italia avessero goduto di maggiori finanziamenti, di sicuro avrebbero più strutture, più allenamenti, più tempo per prepararsi, il che avrebbe di sicuro migliorato il livello del loro hockey e di conseguenza attratto un numero maggiore di ragazze a giocare proprio come avviene in Canada e negli Stati Uniti. L’hockey femminile è iniziato con piccoli numeri anche in questi stati ma i programmi di sviluppo lo hanno portato a crescere a grandi livelli, la mia speranza è che anche altri paesi seguano lo stesso esempio negli anni a venire per portare il maggior numero possibile di nazioni al livello delle due squadre Nordamericane per poter giocare alla pari e rendere ogni partita ed ogni competizione ancor più emozionante.
Giocare ai massimi livelli nell’hockey femminile e far parte di una delle migliori squadre al mondo, quale è la nazionale Americana, è un risultato a cui ambisce qualsiasi giocatrice di hockey americana. Per fare un paragone al maschile è come per un hockeista maschio poter giocare nella NHL, inoltre a rendere ancor più difficile l’impresa per una donna è che non ci sono per le ragazze 30 squadre professionistiche negli Stati Uniti, ma c’è una sola squadra nazionale. Inoltre ciò che la diversifica da una squadra NHL è che entrare a far parte di questa squadra vuol dire giocare per il proprio paese, rappresentare l’America, cosa che molti sognano e che solo qualcuna può realizzare. E anche se l’America ha grandi potenzialità grazie al grande numero di atlete e di piste disponibili, non va dimenticato che il merito è perché sanno di essere una squadra e lavorano sodo tutti i giorni con l’orgoglio di rappresentare il proprio paese. Quindi, riassumendo, per essere una grande giocatrice ci vuole talento, tanto duro lavoro, essere consapevoli di esser parte di una squadra, ma avendo la determinazione di essere una delle migliori.

Chelsea con la bandiera dell’Italia, chissà che un giorno magari la vedremo con la maglia del Blue Team

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