Video-intervista a Stefano Giliati

Video-intervista a Stefano Giliati

Stefano Giliati, attaccante italo-canadese classe ’87, dopo una sola stagione in Italia ha già impressionato: insieme a David Ling si può dire uno dei giocatori tecnicamente più dotati nel panorama hockeystico italiano. I suoi colpi di classe e la sua velocità hanno dato filo da torcere alle difese avversarie: nella regular season ha raccolto 43 punti, frutto di 17 gol e 26 assist, concludendo nono nella classifica dei top scorer.
Ecco l’intervista che il numero 11 biancorosso ha rilasciato in esclusiva per Hockeytime.

Video-intervista a Stefano Giliati

 

In che modo sei legato alle tue radici italiane?
Quando sono nato i miei nonni vivevano molto vicino a casa mia e mi parlavano sempre in italiano. I miei nonni materni sono venuti a vivere qui in Italia dopo la nascita di mia madre, mentre la famiglia di mio padre si è trasferita solo in seguito. Parlavano tutti in italiano e, di conseguenza, l’ho parlato anche io fin da piccolo, cosa che mi ha aiutato molto adesso che mi sono trasferito qui. Vivendo qui il mio italiano è migliorato molto, anzi, adesso penso di parlarlo piuttosto bene.

Come ti sembra il livello del campionato italiano?
Il livello della Serie A è molto alto, in effetti la cosa mi ha sorpreso. Quando mi sono trasferito qui non sapevo davvero che cosa aspettarmi e sono rimasto molto sorpreso. I giocatori italiani sono molto bravi, dei veri lavoratori, molti di loro con grandissime qualità e gli stranieri sono tra i migliori giocatori del Nord America. Quando sono arrivato ero molto sorpreso, ma questo mi ha motivato a lavorare sodo per la stagione, ad andare in palestra e a rimanere in forma.

Dopo solo una stagione sei già uno dei giocatori più apprezzati della tifoseria biancorossa: ti aspettavi tutto questo successo?
Sai, è sempre piacevole essere apprezzato dai fan, ma l’importante è continuare a essere una risorsa per la squadra e aiutarla a vincere. Credo che ai fan piaccia il fatto che io lavori sodo. Sono un attaccante e ovviamente questo è un altro elemento che piace ai tifosi. È fantastico avere fan così calorosi qui a Bolzano, seguono il gioco e lo capiscono. Il fatto che apprezzino il mio modo di giocare e il mio modo di lavorare è molto bello.

Quale squadra temi di più in vista dei playoff?
Penso che il Brunico sia un’ottima squadra e scontrarci contro di loro durante i play-off quest’anno, e spero proprio che succeda, sarà una vera battaglia: vedrete del buon hockey, l’hockey che a tutti piace giocare. Poi giocare in trasferta, davanti ai loro fan, sarebbe molto divertente se dovesse capitare.

Quali sono i momenti migliori della tua carriera?
Ne ho molti. Vincere la Memorial cup è stato fantastico: disputare 4 round di playoff e andare a casa imbattuti circondato da ottime persone, un’ottima squadra con un incredibile carattere. Anche vincere la QMJHL e quindi qualificarsi per la Memorial Cup è stata una delle esperienze migliori della mia vita. Firmare il contratto con i Toronto Maple Leafs a 20 anni è stato un ottimo risultato e ho lavorato duramente per ottenere un contratto per la NHL, che è stato un sogno tutta la mia vita.

Per qualche stagione, nelle giovanili, hai giocato contro Claude Giroux, oggi alternate dei Philadelphia Flyers: come lo ricordi?
Claude Giroux era fantastico. Ho giocato contro di lui solamente due volte in una stagione perché eravamo in due divisions diverse. È sempre stato un bravissimo giocatore: con giocatori come lui devi sempre sapere come comportarti quando scendi in campo, perché se non fai attenzione ne paghi le conseguenze: quindi è sempre molto entusiasmante giocare contro persone come lui. Sono molto contento che abbia avuto tutto questo successo.

Nella stagione 2009/10 hai giocato con Viktor Stalberg, oggi left winger dei Chicago Blackhawks: come lo ricordi?
A dirla tutta Viktor è un buon amico. Abbiamo giocato insieme a Toronto e sono molto felice del successo che ha avuto in carriera. Al momento sta giocando in linea con due dei migliori giocatori al mondo, è fantastico, se lo merita, lavora sodo, è un ottimo giocatore di hockey e un buon amico, è fantastico.

Segui la NHL?
Si, decisamente. Ovviamente, essendo di Montreal, i Montreal Canadiens sono la squadra di casa e anche la mia squadra preferita. Quest’anno purtroppo non stanno andando benissimo.

Qual è il compagno di squadra con il quale hai legato di più qui a Bolzano?
Vivendo vicino ad altri giocatori stranieri, ovviamente con loro ho legato molto, usciamo insieme e sinceramente non c’è un singolo compagno di squadra con cui ho legato di più. Li considero tutti degli amici, passiamo il tempo tutti insieme ed è divertente giocare a hockey con persone che ti piacciono.

Quali sono le maggiori differenze che hai riscontrato tra hockey americano e italiano?
Ci sono molte differenze, prima fra tutti le dimensioni del campo, che qui è molto più grande, e questo cambia completamente il modo di giocare, cambia il modo di difendere e attaccare, cambia la gestione del tempo e dello spazio a disposizione. Il livello in America è leggermente più alto, più veloce e reattivo, ma qui ricopro un ruolo più importante in quanto attaccante, il che è molto stimolante, c’è molta pressione, ma è piacevole dopo un paio di anni difficili in America. Trasferendomi qui, il mio gioco è cambiato completamente, ma ci sono ovviamente anche un sacco di elementi in comune.

Cosa ne pensi del tipo di gioco del tuo coach, Adolf Insam?
È ottimo. Non ci mette molto sotto pressione, lascia i suoi giocatori giocare e essere creativi. Non stressa eccessivamente se commettiamo errori, ci lascia giocare e essere creativi, che è fantastico per un’attaccante come me, però allo stesso tempo ci tiene sempre al massimo del nostro gioco, ci mantiene onesti. È decisamente positivo non avere sempre qualcuno che ti assilla e non essere eccessivamente sotto pressione: sì, ci lascia essere creativi. Tutto questo ci rende sicuri di noi stessi ed è ottimo.

Nella stagione 2007/08 hai disputato i playoff con i Toronto Marlies e in squadra c’era anche David Ling: ti fa piacere ritrovarlo nel Val Pusteria o lo temi come avversario?
Si, ho giocato solo i playoff con i Marlies, quell’anno c’era David Ling, che era uno dei veterani, io ero solo un rookie e gli ho a malapena rivolto la parola. Lui era una delle persone che ammiravo, era leggermente intimidatorio mentre ero lì. Arrivare qui e vedere l’enorme successo che ha in quanto uno dei migliori giocatori della Lega non mi ha sicuramente stupito. È un ottimo giocatore, ma non si può essere intimiditi in campo: è un avversario duro, è difficile giocarci contro, ma mi piace questo genere di sfide.

Dove ti vedi in futuro? Pensi di rimanere a Bolzano la prossima stagione?
Non so che cosa mi aspetti in futuro, spero però di avere diverse possibilità. Bolzano è sicuramente tra queste, tornare a Bolzano sarà sempre un piacere, sto davvero apprezzando il periodo che sto passando qui e sono molto eccitato all’idea di giocare i playoff: ma il mio obiettivo è di migliorare il mio livello, di giocare in diversi campionati ed esplorare l’Europa, far salire di livello la mia carriera. Vedremo, ma spero di avere diverse possibilità.

Un saluto ai lettori di Hockeytime.
Ciao a tutti i lettori di Hockeytime, spero l’intervista vi sia piaciuta.

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