FACE TO FACE, storie di hockey da tutto il mondo: VILLE NIEMINEN

FACE TO FACE, storie di hockey da tutto il mondo: VILLE NIEMINEN

Face to Face è la nuova rubrica di Hockey Time, un percorso senza frontiere che vi guiderà alla scoperta dei protagonisti dell’hockey attraverso le loro storie, gli aneddoti e le curiosità.
In questa quinta tappa sorvoleremo la terra dei laghi…Buon viaggio e Buon Anno a tutti!!!

VILLE NIEMINEN, LO ZINGARO FINLANDESE.
di Matteo Spinelli

In Finlandia se ti chiami Nieminen sei uno dei tanti; è un pò come nascere Rossi in Italia. E rimani tale anche se da piccolo prendi i tuoi pattini e cominci a giocare a hockey sui tanti laghetti ghiacciati. A maggior ragione a Tampere, una delle maggiori città della tranquilla nazione scandinava, dove i locali sono divisi tra tifosi dell’Ilves e del Tappara, le due squadre più titolate del paese.
All’aspirante campione Ville, classe 1977, non resta quindi che farsi strada nelle giovanili della seconda e cercare di spiccare il volo verso il mondo del professionismo, sognando, come tutti a quel tempo, l’NHL.
Sono i primi anni novanta e la giovane ala sinistra dal viso grande ed il sorriso contagioso, dopo la lunga trafila dall’Under-16 all’Under-20 passando per l’Under-18, esordisce nella SM-liiga finlandese: corre la stagione 1994/95 e non ancora diciottenne colleziona 16 presenze senza tuttavia riuscire a mettere alcun punto a referto.
Nonostante le belle parole che ne accompagnano gli allenamenti, è ancora acerbo, e la stagione successiva, caratterizzata da un inopportuno infortunio, gli serve per crescere e prepararsi ad esplodere. Il 1995/96 infatti gli frutta ancora 4 presenze con la squadra dei grandi, qualche apparizione in seconda divisione con il KOOVEE, altra compagine di Tampere, e la postseason con l’under-20 del Tappara con cui mette a segno 24 punti in 14 partite.
Giocatore forte, fisico e instancabile, un metro e ottantatre per novantuno chili, non si tira indietro nella mischia ed è stato spesso paragonato a Esa Tikkanen, vecchia gloria finlandese che ha messo a segno 630 punti in NHL e vinto ben 5 Stanley Cup, 4 solo con gli Oilers di Gretzky.
Le sue qualità vengono presto a galla, rinsaldate dalla sua capacità di sdrammatizzare fuori dalla pista, e nel 1996/97 entra a far parte permanentemente del roster del Tappara, mettendo a segno un 10+13 in 49 partite e partecipa ai mondiali di categoria con la Finlandia Under-20.
Più lottatore abile nel forechecking che realizzatore, nel 1997 ha l’onore di essere scelto al terzo giro con il numero 78 dai Colorado Avalanche, che lo girano agli allora affiliati Hershey Bears della AHL.
Con la casacca degli Orsi della Pennsylvania disputa tre stagioni in crescendo, nell ordine 36, 43 e 51 punti, l’ultima delle quali resa ancor più dolce dall’esordio in NHL con gli Avalanche. Dall’essere contenti ad immaginare che i sogni si sarebbero realizzati l’anno successivo c’è una distanza abissale.
E’ il 2000/01, un periodo che resterà per sempre nel cuore di Ville, non per il 10+11 con i Bears in AHL, bensì per il 14+8 in 50 partite di regular season con Colorado, a cui seguono 23 presenze nei playoff, in cui confeziona un più che rispettabile 4+6 utile ai suoi per sconfiggere in una combattutissima serie finale i New Jersey Devils.
Quell’estate torna nella sua Tampere da vincitore, coccolandosi la Stanley, che oltre alla fama gli garantisce la conferma in NHL e le attenzioni del tecnico della nazionale finlanedese, Hannu Aravirta, che l’anno seguente lo porta alle Olimpiadi di Salt Lake.
Un 2001/02 che oltre alla consacrazione con la gloriosa maglia della nazionale viene vissuto dal guascone Ville prima con gli Avalanche poi con i Penguins per un totale di 66 partite condite con 11 gol e 16 assist.
La stagione successiva la spende interamente a Pittsburgh, dove si fa apprezzare per la sua capacità di aggredire gli spazi e creare occasioni per i compagni, e il 9+12 totale non gli rende sufficiente giustizia.
La stagione successiva, 2003/04, passa ai Blackhawks di Chicago, dove firma un 2+11 in 60 partite, per poi trasferirsi nella culla dell’hockey, in Canada, per il proseguo della stagione.
A volerlo i quotati Calgary Flames, e con il team dell’Alberta chiude la regular season e partecipa ai playoff, che si trasformano in una lunga cavalcata che si concluderà amaramente nella settima gara di finale contro i Tampa Bay Lightning.
Nell’estate dello stesso anno partecipa con la Finlandia alla World Cup of Hockey, una competizione per nazionali organizzata dalla NHL, in attesa che si risolva il contezioso tra proprietari e i giocatori, che sfocerà nella cancellazione della stagione.
Così come la stragrande maggioranza dei giocatori si trova una squadra per il 2004/05, e la scelta ricade inevitabilmente sul team che lo ha lanciato, il Tappara, con cui nonostante i 27 punti in 26 partite non va oltre il nono posto in regular season e il primo turno dei playoff.
Dopo l’eliminazione si diletta a commentare i mondiali del 2005 per la tv finlandese insieme a Tuomo Ruutu, centro dei Carolina Hurricanes, facendosi apprezzare dai suoi connazionali per uno spiccato senso dell’umorismo, che certamente non va scemando quando viene a sapere che per la ripresa della NHL, i New York Rangers puntano su di lui. Ancora una volta però cambia squadra a stagione in corso e finisce in California agli Sharks, con cui esce al secondo turno dei playoff contro Edmonton.
Se a livello di club le soddisfazioni si limitano a 8 gol e 16 assist stagionali, il 2006 è anche l’anno delle Olimpiadi di Torino, a cui Ville ha l’onore di partecipare assieme a due icone nazionali quali Temuu Selanne e Saku Koivu, che spingono i Leoni sino alla medaglia d’argento, figlia della finale persa contro la Svezia.
Quella seguente sarà l’ultima stagione dell’attaccante in Nord America, e per non smentirsi cambia ancora squadra. E così il 2006/07, un pò Sharks, un pò Blues, decreta l’addio al campionato più competitivo, in cui complessivamente ha giocato 385 partite, segnato 48 gol e dispensando 69 assist, per un totale di 117 punti e 7 diverse casacche indossate.
A 30 anni la scelta più logica è quella di tornare in Europa, magari vicino a casa; ed ecco i Malmo Redhawks, compagine dell’Allsvenskan, la seconda serie svedese. Il contratto biennale rappresenta una sorpresa, un vincitore della Stanley che nel pieno della sua carriera si rifugia nei meandri dell’hockey svedese, e dopo una stagione anonima a livello di squadra torna al Tappara, la sua casa.
Gioca quindi due stagioni per la franchigia che negli anni ottanta ha dominato le lega, la prima terminata con la salvezza ai playout nonostante il suo notevole contributo, 22+20 in 55 partite, la seconda più appagante a livello di squadra, settimo posto e playoff, meno a livello personale, 15+14 in 50 partite.
Le sirene russe e la potenza dei rubli della neonata KHL arrivano anche nella tranquilla Tampere, e al termine della stagione 2009/10 Ville parte alla volta della terra degli Zar, destinazione Novosibirsk, la più popolosa città siberiana.
La squadra locale, il Sibir, organizzata e competitiva, raggiunge, anche grazie ai suoi 12 gol e 23 assist in 53 partite, i playoff, salvo poi uscire subito per mano dei futuri campioni del Salavat di Radulov.
Nel maggio 2011, Ville, appassionato di hockey in linea, si è trasferito al Neftekhimik Nizhnekamsk, sempre in KHL, dove dopo 6 partite ed un gol firmato ha capito di volersene andare. Ed ecco l’offerta della Dinamo Riga, unica franchigia lettone della lega russa, orgoglio di una nazione e capitanata da Sandis Ozolins, il leggendario difensore sette volte All Star in NHL e vincitore di una Stanley Cup anche lui con gli Avalanche.
Riga sembra il posto ideale per l’irrequieto Nieminen, che in quindici anni ha giocato per quattordici squadre diverse. E invece no. Dopo 16 partite ed un solo assist, i dirigenti del team che fornisce gran parte dei giocatori alla nazionale lettone hanno deciso, poco prima di Natale, di chiudere il rapporto con il finlandese, durato poco più di un mese.
Un mistero avvolge ciò che gli è successo in Russia, un rendimento sotto le sue potenzialità e continui spostamenti. Se, con tutta probabilità, gli appassionati russi non lo vedranno più pattinare nelle loro arene, altri in giro per l’Europa sono pronti ad accoglierlo e tifare per lui.
Nella speranza che non decida di lasciare l’hockey per dedicarsi a tempo pieno alla televisione, anche noi italiani possiamo sognare di vederlo protagonista della nostra, nonostante tutto, affascinante lega. Perchè dallo zingaro finlandese c’è d’aspettarsi veramente di tutto.

 

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