Face to Face è la nuova rubrica di Hockey Time, un percorso senza frontiere che vi guiderà alla scoperta dei protagonisti dell’hockey attraverso le loro storie, gli aneddoti e le curiosità.
In questa quarta tappa ammireremo brevemente lo spettacolo dei fiordi per poi pattinare nelle due più importanti leghe mondiali. Buon viaggio!
PATRICK THORESEN, VICHINGO GIRAMONDO
di Matteo Spinelli
In un freddo novembre del 1983, nella piccola Hamar, cittadina della Norvegia meridionale, nasceva uno dei migliori giocatori che l’hockey norvegese abbia mai dato ai più prestigiosi palcoscenici mondiali, il biondo Patrick Thoresen, che oggi, all’età di soli 28 anni, ha alle spalle una pregevole carriera e nel mirino un futuro non meno fulgido.
Ala sinistra, all’occorrenza anche centro, di un metro e ottanta per ottantacinque chili, muove i primi passi nell’hockey con la casacca dei titolati Storhamar Dragons della natia Hamar, il cui allenatore è suo padre, quel Petter Thoresen che sia da giocatore che da allenatore ha fatto incetta di titoli norvegesi, e ha partecipato a cinque giochi olimpici con la nazionale norvegese.
E’ il 1999/2000 e il sedicenne Patrick segna i primi punti della sua carriera: in 25 partite con i Draghi firma 7 gol ed 8 assist e vince il campionato nazionale; l’anno successivo va in doppia cifra, in 40 incontri realizza 18 reti ed elargisce 27 assist.
Il suo talento non passa inosservato, così come la versatilità che lo contraddistingue; giocatore aggressivo e fisico, allo stesso tempo tecnicamente valevole e indomito faticatore, con indifferente facilità infila il puck in rete e confeziona passaggi decisivi. Spinto dal padre e appoggiato dal fratello Steffen, di due anni più giovane e attuale colonna dell’attacco del Vålerenga, si trasferisce in Canada per perfezionarsi.
Trova spazio nella Quebec Major Junior Hockey League, nella fila dei Moncton Wildcats prima, e dei Baie-Comeau Drakkar poi, raccogliendo 181 punti in 131 partite nell’arco di due stagioni, la seconda terminata con 75 passaggi decisivi ed il titolo di assist-man.
Decide quindi di tornare in Europa e fermarsi non lontano da casa, in Svezia: il primo anno è quasi tutto griffato Allsvenskan, la seconda divisione; con i Mörrums GoIS fa 19+22 in 38 partite, che si traducono nel 2004/2005 in un posto nel roster del blasonato Djurgårdens, in Eliteserien, con cui l’anno prima aveva esordito e giocato tre partite senza tuttavia mettere punti a referto.
In due stagioni giocate per la squadra dell’omonima isola, zona residenziale e verde della capitale Stoccolma, totalizza 53 punti in 80 partite di regular season, e terminata la seconda va a rinfoltire il roster del Red Bull Salisburgo per i playoff, che fruttano 4 gol e 7 assist in 9 partite, e una finale persa in sei gare contro il Villacher.
Neanche il tempo di smaltire la delusione per il titolo svanito ed il Maggio 2006 si rivelerà per Patrick indimenticabile. Gioca il primo mondiale top division con la nazionale norvegese, che l’anno prima aveva ottenuto la promozione dall’inferno della prima divisione, mette a segno due reti, una contro il Canada, e la firma sul più che onorevole undicesimo posto finale. Dulcis in fundo, il 31 maggio firma da free agent per gli Edmonton Oilers e vede manifestarsi l’opportunità di diventare il quinto norvegese a giocare in NHL.
L’entusiasmo del giovane Thor, ancora ventitreenne, è comprensibile, accresciuto dalla reale possibilità di ripercorrere le orme dell’idolo degli hockeysti norvegesi, quell’Espen ”Shampoo” Knutsen, classe 1972, che tra il 2000 e il 2004 giocò 207 partite con i Columbus Blues Jackets, diventando nel 2002 il primo, e finora unico, norvegese a giocare l’All Star Game del più importante campionato planetario.
La prima stagione del rookie Patrick non è niente male, ed i risultati positivi vanno al di là del 4+12 in 68 partite giocate con gli Oilers, squadra tra le più disastrate della lega, arricchite da 5 apparizioni in AHL per i Wilkes-Barre Scranton Penguins. Il primo gol in NHL lo mette a segno il 12 ottobre 2006 infilando il russo Nabokov dei San Jose Sharks; nemmeno un mese più tardi, il 10 novembre, scende sul ghiaccio di Columbus dando vita assieme a Ole-Kristian Tollefsen alla prima sfida tra norvegesi in NHL.
Se il 2006/2007 è ricco di avvenimenti, il 2007/2008 lo è di spostamenti: 29 presenze e 13+13 in AHL con gli Springfield Falcons, farm team degli Oilers, 17 presenze e 2+1 con questi ultimi, e 5 assist in 21 presenze senza reti per i Philadelphia Flyers.
Con la franchigia della Pennsylvania, due Stanley Cup vinte nel 1974 e 1975, diventa il primo norvegese a giocare i playoff NHL, 14 partite e 2 assist che aiutano il team a raggiungere la finale della Eastern Conference persa con un perentorio 4-1 contro i Pinguini di Crosby e Malkin.
E’ però ancora tempo di far la valigia, in cui sono custodite ben 106 presenze in NHL, staccare il biglietto per la Svizzera e ammirare la bellezza del Ceresio. A Lugano rimane una stagione, tempo sufficiente per conquistare il pubblico, di cui ama il calore e la passionalità. In 48 partite fa 22+41, ed il 63 totale lo colloca sul terzo gradino della classifica cannonieri, alle spalle di Kimmo Rintanen e del leader assoluto, lo slovacco Juraj Kolnik, 72 punti, con cui forma il trio d’attacco dell’All Star Team della Lega Svizzera.
A livello di squadra non riesce ad ottenere gli stessi altisonanti risultati, il Lugano chiude al quinto posto la regular season e viene sconfitto nei quarti dal Davos che si appresta a conquistare il ventinovesimo titolo della sua gloriosa storia, chiudendo tutte le serie in sette gare.
Nonostante l’affetto che lo lega alla città, Patrick decide di partire alla volta della Russia, intravedendo nella KHL uno spiraglio per tornare in NHL. Dalla tranquilla Lugano si trasferisce ad Ufa, popolosa capitale della Repubblica del Bashkortostan, una delle tante che fanno parte della Federazione Russa.
Diventa subito un punto di riferimento per compagni e tifosi della locale franchigia, l’ambiziosa Salavat Yulaev, con cui va regolarmente a segno in regular season, 57 punti in 56 partite frutto di un 24+33 che gli vale il sesto posto in classifica cannonieri e il primo in quella dei Plus/Minus.
La squadra domina la Eastern Conference della prospera lega russa, ma si arrende in semifinale all’Ak Bars Kazan, futura vincitrice della Gagarin Cup. Anche nei playoff il contributo di Thor è determinante, 14 punti in 15 partite, e forte dei suoi numeri sfoglia la margherita sperando di pescare un altro contratto in NHL.
Ad alimentare la sua aspirazione concorrono le convincenti prove della nazionale norvegese con cui nel 2010 partecipa al quarto mondiale top division di fila, chiuso al non posto, e qualche mese prima all’Olimpiade canadese che i vichinghi chiudono al decimo posto, grazie anche ai suoi 5 assist e al contributo dell’astro nascente, in orbita New York Rangers, l’italo Mats Zuccarello.
L’attesa non evolve e Patrick decide di rimanere al Salavat, adempiendo quindi i due anni di contratto iniziali. La scelta si rivelerà vincente. La regular season della squadra è solida, strepitosa a livello personale: 65 punti in 54 partite, un 29+36 che lo eleva al secondo posto dietro l’uomo assist, nonchè compagno di squadra ed ex Nashville Predators, il russo Alexander Radulov che sbanca la concorrenza con un 20+60.
Il duo dà spettacolo anche nella post-season, suonando la marcia vincente con le stesse note, 3+15 in 21 partite per entrambi, e scrivendo la colonna sonora del trionfo della squadra, che vince la KHL Gagarin Cup 2011, bissando il successo del 2008 nell’allora Russian Super League.
Nell’estate scorsa la stampa russa ha diffuso la voce di un Thoresen pronto a lasciare l’Europa per intraprendere la sua terza stagione in NHL, tuttavia è stato lo stesso giocatore a smentire prontamente tali indiscrezioni.
Sebbene professionalmente prestigioso, richiederebbe un sacrificio enorme ed evitabile per la famiglia, con i figli che crescono e iniziano a frequentare la scuola.
L’input dato al suo agente è quindi quello di trovare una sistemazione in Europa, e quando spunta il nome dello SKA San Pietroburgo, Patrick si dimostra entusiasta anche per il fascino che la città ha suscitato in lui nelle precedenti visite. Dopo una trattativa serrata, finalmente l’attaccante figlio d’arte approda nella città più bella di Russia.
In questo primo scorcio di stagione 2011/2012 la squadra della Gazprom sta dominando la Western Conference della KHL, forte del trio nordico composto dai due svedesi Weinhandl e Martensson, e dal loro vicino di patria Patrick, che in 24 partite ha già messo a segno 8 gol e 13 assist, una parte di quelli di cui la facoltosa franchigia avrà bisogno per conquistare il primo titolo di campione della Kontinental Hockey League.
All’invidiabile età di 28 anni appena compiuti, il biondo di Hamar vanta presenze in tripla cifra nelle due massime leghe mondiali, e la consapevolezza di aver lasciato piacevoli ricordi ovunque. Da uomo vero ha anteposto la famiglia alla professione, sacrificando l’indomito desiderio di tornare in Nord America per il bene dei suoi figli, i quali forse, un giorno non troppo lontano, spingeranno devoti e riconoscenti il loro papà oltreoceano, dandogli la possibilità di diventare il primo figlio di Odino ad alzare la Stanley.