Federico Colombo: «Da Varese a Lugano per un salto di categoria»

Federico Colombo: «Da Varese a Lugano per un salto di categoria»

HockeyTime nell’ impegno di voler dare voce ad alcuni dei tanti ragazzi italiani che militano in campionati giovanili stranieri si è messa in contatto con Federico Colombo attaccante classe 1993.
Federico nasce a Varese il 10 febbraio 1993, cresce hockeysticamente nei Mastini Varese, ma già all’età di 12 anni ha varcato la frontiera per disputare il campionato “mini A” con la maglia del Lugano, con cui fa tutta la trafila delle giovanili eccezion fatta per la stagione 2008/09 dove si trasferisce in Canada alla Charles P. Allen High School AAA di Halifax, dove Federico per poter accedere deve superare un provino con centinaia di partecipanti. Ma alla fine il posto è suo e partecipa alla buona stagione dei Cheetans (leopardi) che arrivano sino alle semifinali dei playoff della Metro Hockey League.
L’anno seguente ritorna in Ticino dove sempre con la maglia del Lugano raggiunge la finale nazionale categoria Under 17, persa con lo Zurigo. Quindi prosegue l’iter nelle giovanili con i bianconeri, dove milita anche quest’anno con la formazione Elite A Under 20.

Come mai hai deciso per questa esperienza oltre-frontiera? Cosa ti ha spinto di scegliere proprio Lugano oltre (crediamo) alla vicinanza logistica?

Quando i Mastini di Varese fallirono nel 2005, presi la decisione di fare il salto di categoria e di trasferirmi a Lugano. Mio padre ha giocato per molti anni in Seria A nel basket ed è stato proprio lui ad appoggiarmi in questa esperienza. Volevo mettermi alla prova con ragazzini molto più bravi di me. Lugano era il centro hockeystico con un alto livello e anche quello più vicino a casa. Sono stato fortunato ad avere un padre come il mio che mi ha supportato nel mio progetto; ora è più semplice perché da due anni, la società mi ha messo a disposizione in appartamento.

E dal punto di vista sportivo, raccontaci come funziona il campionato “Jr Elite A” a cui partecipi, ci sono le stesse squadre che militano in LNA o come è regolamentata la partecipazione al vostro campionato?

Il Campionato “Jr Elite A” può essere paragonato al campionato calcistico italiano delle primavere. Esso è composto da 14 squadre, solo due in più rispetto al campionato di LNA (Lausanna e Chaux-de-Fonds per questa stagione, le quali non partecipano al campionato di LNA ma LNB). Il campionato è suddiviso in 3 fasi: la prima fase è formata da un turno di andata e ritorno fra tutte le 14 squadre. Dopo questa fase, il campionato si divide in due gruppi: le prime sette accedono automaticamente ai playoff ed effettuano questo girone intermedio di andata/ritorno solo per definire le posizioni in classifica per l’inizio dei play-off. Le ultime sette invece, si scontrano tra loro e la prima tra di esse potrà accedere come ottava ai play-off. Le altre sei parteciperanno ai play-out.

Come va il campionato? Come siete piazzati in classifica?

Abbiamo avuto un inizio non molto positivo, ma con una serie di cinque vittorie consecutive ci siamo ripresi e ora occupiamo la sesta posizione. Siamo una squadra con delle grandi possibilità e possiamo sicuramente fare bene questa stagione.

E della tua stagione sei soddisfatto di come e quanto stai giocando?

Se nella stagione 2010/2011 non ho avuto una buona annata, in parte causata dalla rottura del radio durante la prima partita di campionato, quest’anno sto avendo dei buoni risultati: sono contento della fiducia che l’allenatore mi sta dando.

Che differenze hai trovato al tuo arrivo rispetto all’hockey giovanile italiano? Qual è la differenza più grande che hai trovato rispetto ai tuoi coetanei elvetici?

Il livello era molto più alto e tutto era più serio. Sono passati molti anni e non mi ricordo molto, però a Varese ho sempre avuto dei buoni allenatori.

Che tipo di allenamenti fate? Sono più o meno intensi rispetto a quando ti allenavi in Italia?

Ogni volta che ci troviamo in pista, l’ora e un quarto di ghiaccio è preceduta da un’ora di palestra. I nostri allenatori, Mike Mc Namara, coaudiuvato da Patrice Lefebvre pretendono sempre il massimo da ognuno di noi ed i loro esercizi non richiedono solo sforzo fisico ma anche mentale, devi essere concentrato per ogni singolo secondo durante l’allenamento. L’intensità è molto alta, così come il livello tecnico e tattico.

Il Lugano è una società professionistica molto seria, quindi immaginiamo che la preparazione porti via molto tempo. Dovendo pensare anche agli studi, sarai parecchio impegnato. Raccontaci una tua giornata “tipo” per capire il tipo di impegno che vi è richiesto.

La sveglia suona solitamente alle 7.30; si fa colazione e poi si va in pista, solo il martedì e il giovedì quando ho allenamento tecnico al mattino (8.15-9.30). Sono fortunato perché il liceo in cui vado è riuscito ad organizzare un orario tale per cui, in questi ore, non perdo lezioni importanti. Pranzo presso la mensa della scuola e finisco verso le 14.30. Ritorno nel mio appartamento e mi prendo un’ora di tempo libero per poi iniziare a studiare per il giorno seguente. Verso le 17.30 mi reco in pista dove ci rimango fino alle 21. Quando torno a casa, mi cucino la cena e poi rimango davanti alla televisione don Diego Kostner e Tommaso Terzago, i miei due compagni di appartamento, anche loro due italiani che giocano a Lugano.

E invece come è visto l’hockey sui mass media? (giornali e televisioni)

L’hockey qui è importantissimo, viene seguito da molte persone e sui giornali/televisioni occupa molto spazio; vi sono quotidianamente servizi televisivi.

Veniamo alle tue passioni, qual è il tuo idolo come giocatore? Tifi qualche squadra o sei concentrato solo sulla tua formazione?

Alexander Ovechkin è un giocatore che mi piace molto come ormai alla maggior parte dei miei coetanei. Un altro giocatore da cui sono stato molto colpito è Brad Marchand, giocatore che milita nei Boston Bruins e l’anno passato, da rookie, è riuscito a vincere una Stanley essendo anche uno dei leader della squadra. Nella mia esperienza in Canada ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, sua sorella Becky era in classe con me.

Vai costantemente a vedere la prima squadra del Lugano? Cosa ti piace di più della LNA il livello tecnico, l’intensità o la tatticità delle partite?

Seguo spesso la prima del Lugano, vedere un buon livello di hockey fa sempre piacere e si può anche imparare molto. Il campionato di LNA è di altissimo livello, sono molto attratto dalla velocità e dalla tatticità.

Raccontaci invece come è vissuto l’hockey dai giovani di Lugano, se ne parla molto o anche li il calcio è sport dominante?

L’hockey è lo sport principale qua in Svizzera, il calcio, grazie a Dio, occupa solo il secondo posto. Io e i miei amici parliamo spesso delle mosse di mercato e commentiamo spesso le belle azioni che si sono viste nel weekend.

Riesci a seguire il campionato italiano, sei in contatto con qualcuno in Italia?

Non seguo molto il campionato italiano, però sono buon amico di Marcello Borghi, che gioca a Milano e quando ci vediamo parliamo spesso del campionato italiano.

Sei mai stato contattato da qualche team italiano per giocare qui in squadre senior o anche nelle giovanili?

Si, mi è capitato, da una squadra di Seria A.

Volevamo sapere che rapporti hai con gli organismi federali Italiani. Senti mai qualcuno? Ricevi delle convocazioni?

Con gli organismi federali non ho nessun rapporto, da quando mi sono trasferito in Svizzera non sono mai più stato né convocato né chiamato. Mi farebbe moltissimo piacere giocare con la maglia della mia patria. Ho anche provato a informarmi se esiste qualche ragione burocratica che non mi permetta di giocare in nazionale, ma non c’è, perciò penso solo di essere antipatico a qualcuno.

C’è qualche suggerimento/consiglio che ti piacerebbe dare a chi gestisce l’hockey italiano per tutelare i ragazzi che come te militano in campionati esteri?

Il campionato italiano ha tanto potenziale ma viene sfruttato male, forse da un’ organizzazione sbagliata. Però non mi sento in grado di dare consigli o suggerimenti a chi gestisce l’hockey italiano, chi lo fa sa benissimo cosa va e cosa non va. So solo che i giovani si trasferiscono perché vedono un futuro hockeysticamente migliore all’estero che in Italia.

Cosa vedi nel tuo futuro? Pensi fermarti a Lugano o comunque in Svizzera oppure pensi che prima o poi ti venga data l’opportunità di tornare in Italia per giocare in serie A.

Sono uno a cui piace vivere giorno per giorno e non pensare al futuro, anche perché non sai cosa la vita ha in serbo per te. Ho un altro anno Juniori e dopo si vedrà, giudicherò in base alle offerte che avrò. In Svizzera si sta molto bene, però mai dire mai, per il campionato italiano.

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