Innanzitutto benvenuto a Pontebba. Come è nata la passione per l’hockey? Ti è stato consigliato da qualcuno?
No, non mi è stato consigliato. Io giocavo ad hockey inline tra amici prima dell’incidente; dopo l’accaduto sono venuto a sapere che si sarebbe potuta costituire una squadra per poter partecipare alle paraolimpiadi a Torino è cosi è stato.
Le sensazioni sono sempre le stesse, nell’hockey ti sfoghi veramente anche perché devi impegnarti non solo sul controllo del disco ma anche nel cercare i compagni.
Avete riti scaramantici prima di una partita?
No, non ne abbiamo, solamente il classico urlo della squadra.
Potresti illustrare alle persone che vorrebbero avvicinarsi a questa disciplina, le maggiori differenze tra sledge ed ice hockey?
Non ci sono molte differenze. Innanzitutto ci sono tre tempi da quindici minuti, devi riuscire a coordinare due stecche, invece di utilizzare le gambe per pattinare usi sempre le braccia.
Cosa si potrebbe fare per invogliare le persone ad avvicinarsi allo sledge hockey?
Che dire? Tutti i ragazzi che io ho visto provare non lo hanno più abbandonato! Per me è stato il massimo avere avuto questa opportunità, mi è servita a molto per la mia “nuova vita“.
Un grazie a tutti voi, in particolare a te per averci dato l’opportunità, di ammirarvi e conoscere la vostra grande forza di volontà.
Ringraziamo Gianluca Cavaliere per la sua disponibilità.