Ico Migliore presenta il Milano Rossoblu

Ico Migliore presenta il Milano Rossoblu

Il Milano Rossoblu è giunto alla sua quarta stagione in A2; a due settimane dall’avvio del campionato cadetto il suo Presidente, Ico Migliore, parla della squadra e dei suoi giovani, dei tifosi e conferma l’obiettivo stagionale (scaramanticamente mai pronunciato apertamente), senza dimenticare i tragici fatti di Yaroslav.

In che misura la tragedia di Yaroslav ha toccato la realtà hockeistica milanese?

Nella misura in ci ha toccato tutto l’hockey mondiale. Chiaro che noi siamo più vicini, in questo anno abbiamo lavoro a stretto contatto con loro, quindi ci sentiamo vicini al movimento, ma credo che abbia toccato tutti. Ci sono giocatori che hanno giocato in Svezia, in America, in Canada; si sta parlando di una squadra straordinaria e, a prescindere, se non fosse stata una squadra straordinaria è una tragedia comunque. E’ una tragedia per l’hockey.

 Avete pensato a qualche commemorazione prima della presentazione della squadra di martedì?

No, non abbiamo pensato a nessuna commemorazione. Adesso vedremo, sono passate alcune settimane; faremo sicuramente un pensiero a quella grande squadra. Penso dovrebbero farlo un po’ tutti gli sportivi, tutte le persone che sono vicine allo sport di qualità e alla vita di tanti giovani così

Tra due settimane ripartirà il Campionato cadetto. Come ha vissuto, dal punto di vista hockeistico, questi mesi di attesa?

Abbiamo lavorato tanto su tanti fronti: sullo sviluppo della squadra e il suo miglioramento, con l’opportunità di sviluppare questo progetto di andare in KHL, quindi abbiamo avuto tantissimo da fare. Chiaro che vederli in campo è la cosa più divertente, ma abbiamo ancora tanto da lavorare.

 Ha avuto modo di tastare il polso della tifoseria?

L’aspetto più bello è che dopo tantissimi anni, non ricordo allenamenti con questo grande pubblico e con questa grande euforia. Forse perché hanno visto che in questi ultimi tre anni abbiamo lavorato sempre cercando di migliorare. Dobbiamo ricordarci da dove siamo partiti tre anni fa e dove stiamo cercando di arrivare; molte volte ci si dimentica e si pensa che sia tutto facile; non dimentichiamoci che in siamo in un momento in cui c’è una crisi mondiale economica, non ci sono più le risorse che c’erano una volta e in più noi siamo una squadra che non ha un tycoon miliardario dietro che può coprire i costi, ma siamo strutturati come una buona, a mio avviso, azienda che fa funzionare il bilancio e con la quale stiamo crescendo. Credo che i tifosi apprezzino questo, perché noi, comunque, stiamo cercando di migliorare e si vede anche dai giocatori che abbiamo preso.

Nella scorsa stagione all’Agorà c’è stata una buona affluenza di pubblico, pensa che quest’anno, l’euforia, che ha accennato, sarà contagiosa e contribuirà ad incrementarla?

Non lo so. Spero vivamente di sì. Spero che il pubblico aumenti a Milano, perché ci sarà una squadra, ovviamente, più competitiva dello scorso anno; abbiamo giocatori migliori e mi auguro che il pubblico venga. Abbiamo fatto di tutto e abbiamo bisogno del pubblico e del suo supporto; da noi il pubblico è determinante: è straordinario, di grande passione, storico. Hanno visto che ci stiamo mettendo tanto, quindi credo che ci stiano seguendo e ci seguiranno. Sono convinto.

E’ soddisfatto del mercato? C’è qualche giocatore che avrebbe voluto acquistare e che non le è stato possibile?

Si parla tanto di mercato, ma impropriamente. Ci sono vecchi giocatori che si muovono, un paio di pedina e nient’altro. Dal mio punto di vista sono soddisfatto: sono arrivati Ansoldi e Lutz, due giocatori che tutte le squadre di Serie A1 volevano e, al contrario, sono venuti da noi. Penso che questo sia un bel segno; è chiaro che poi si poteva prendere qualche altro giocatore, ma bisogna fare i conti con le risorse che si hanno, con la squadra che abbiamo: i due nuovi stranieri, oltre a Paolo Della Bella, dovrebbero essere ottimi stranieri. Adesso, purtroppo, per problemi burocratici non è ancora riuscito ad arrivare il nostro difensore (Ryan Constant, ndr) e dovrebbe essere un ottimo difensore; il centro (Peter Klouda, ndr) ha un curriculum straordinario, poi chiaramente i giocatori li devi vedere in campo insieme.

Dando uno sguardo alle altre rivali, quale squadra l’ha più colpita? E quale pensa possa essere l’antagonista del Milano Rossoblu?

Noi abbiamo costruito la squadra sui nostri difetti dello scorso anno più che sulle avversarie, perché non conosci i giocatori stranieri che arrivano, i loro rendimenti. Si cerca di migliorare i reparti che erano più deboli e si cerca di migliorare rispetto al movimento generale. Sono convinto che quello di A2 sia un bel campionato: l’Egna è sicuramente una squadra competitiva, come anche il Caldaro, il Gherdeina è una squadra pericolosa.
Mi ha più preoccupato la scomparsa del Real Torino che il miglioramento delle altre squadre. Il nostro movimento deve crescere, fare la guerra tra poveri è triste.

Con gli arrivi di Ansoldi e Lutz, oltre a Caletti entrato stabilmente nel giro della Nazionale, il Milano Rossoblù si è tinto un po’ di  azzurro.

Siamo ormai una squadra che ha giocatori nel giro della Nazionale. Sono convinto che ci sono ragazzi giovani che possono dare spessore e visibilità. Quello che conta è organizzarci bene per il nostro campionato, è necessario che tutti ragionino in funzione del nostro obiettivo che è quello di arrivare molto in alto. Il più in alto possibile, poi porta sfortuna dire quello che uno vuole raggiungere.

Ritiene che in questo momento ci siano giocatori, anche nelle giovanili, che in un prossimo futuro possano seguire le orme di Caletti?

Edo è un ottimo giocatore, ma deve migliorare tanto a mio avviso. Non bisogna sopravvalutare o sottovalutare i giocatori, Edo è un buon giocatore, ha messo a segno tanti punti lo scorso anno, ma voglio che Edo faccia ancora meglio quest’anno, secondo me ha margini di miglioramento. Vedo bene Latin, che è un ottimo giocatore che sta crescendo, o Lo Russo; ci sono tanti giovani, secondo me, che stanno arrivando e questo è positivo. Devo dire che la nostra parte forte sono i nostri giovani, ai quali abbiamo affiancato giocatori di qualità.

Quanto può contribuire alla crescita dei giovani il rapporto di farm team con il Varese?

Tantissimo. Credo che questo rapporto lo abbiamo consolidato negli anni. Quilici, che adesso dirige la Società, è un mio vecchio amico; hanno delle idee serie, hanno un programma interessante. Bisogna rendersi conto, anche nell’ottica di questo progetto che dovremo portare avanti, un po’ tutta la Lombardia dovrebbe trarne beneficio, come anche il movimento. Siccome i giocatori di hockey sono tanti e gli stadi e le opportunità poche, è necessario che le Società lombarde insieme ragionino, chiaramente a livelli diversi, parametrizzandosi ai livelli in cui stanno giocando. Bisogna assolutamente collaborare, che non vuol dire non giocare con il coltello tra i denti quando ci si incontra, però lo sviluppo del movimento è troppo importante.

Foto: Alberto Manganaro

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