Bielorussia: un estate calda, un nuovo inizio

Bielorussia: un estate calda, un nuovo inizio

di Davide Tuniz

Pochi giorni dopo l’ennesimo trionfo in campionato dello Yunost Minsk piglia-tutto (anche la Coppa nazionale e il gioiellino della Continental vinta in casa per il team della capitale), è cominciata un’estate davvero calda per l’hockey bielorusso, una delle leghe europee emergenti grazie alla passione sfrenata per pattini e stecche del padre/padrone Aleksei Lukashenko.

Prima di tutto sono arrivate le conferme delle notizie che tutti sapevano già dalla primavera: il Sokil Kyiv, una delle due squadre straniere partecipanti insieme ai lettoni del Liepaja Metallurgs, non si sarebbe iscritto al prossimo campionato, sommerso da debiti, problemi interni e dalla concorrenza interna dei nuovi ricchi del Donbass Donetsk, già sbarcati in VHL, sogno proibito del Sokil, dopo appena due anni di vita.

Stesso destino per lo Shinnik Bobruisk, squadra creata due anni fa per riempire la splendida nuova arena, che scompare senza lasciare rimpianti se non nelle altre squadre che perdono punti quasi sicuri, viste le scarse performances del team. Al suo posto viene nobilitata la seconda squadra, la Dinamo-Shinnik, farm team della Dinamo Minsk, che passa a giocare dall’anonima seconda lega alla prestigiosa MHL, la lega junior della KHL, prendendo il posto dei Minsk Zubry, durati solo una stagione.

A stretto giro è come se la coperta si fosse rivelata corta per molte altre squadre: oltre ai “poveri” cronici Mogilev, Vitebsk, Brest e Khimik Novopolotsk, sempre impegnati a mendicate prestiti dalle altre squadre per montare un roster decente almeno per non arrivare ultimi, il Metalurgs Liepaja dichiarava addirittura fallimento con tanto di comunicato ufficiale: mentre tutti i giocatori migliori fuggivano verso la lega Kazaka, nuovo eldorado per i giocatori dell’est grazie ai rubli di petrolio e gas, la Dinamo Riga impietosita correva in soccorso dei cugini poveri e li cooptava come farm team, salvando di fatto l’hockey a Liepaja e garantendo la partecipazione alle prossima lega bielorussa, dove per altro il Metalurgs non ha mai fatto granchè.

Il tempo di tirare un sospiro di sollievo, di registrare l’ingresso del nuovo nato Hockey Club Lida ed ecco la vera bomba dell’estate: lo Yunost Minsk, il cui strapotere in patria ha sempre suscitato molti malumori, scottato dall’ennesimo rifiuto della KHL di accogliere la domanda di iscrizione – il club aveva già deciso di migrare a Bobruisk per giocare in un palazzo a misura della KHL e raccogliere qualche tifoso in più rispetto ai solito 250 affezionati che lo seguono a Minsk – decide di ridimensionare di molto il proprio budget, mettendo additrittura in forse la propria iscrizione: il coach Mikhail Zakharov, tanto bravo quanto antipatico, annunciava il suo addio per tentare l’avventura in KHL, avventura terminata ancora prima di cominciare causa assenza di “offerte di panca” e quasi tutti i protagonisti delgli ultimi trionfi facevano velocemente le valigie: i cecchini ucraini Aleksandr Materukhin e Oleg Shafarenko e il compagno di linea Aleksandr Borovkov sbarcavano a Donetsk, i difensori Aleksandr Ryadinsky e Aleksei Baranov all’ambizioso vicecampione Neman Grodno, Aleksei Deniskin e Artem Senkevich agli arcirivali del Gomel, più altri pezzi del roster, in pratica tutte le prime linee in blocco.

Dopo alcune settimane di passione, con il solo promettente ragazzino Igor Revenko tornato dalla WHL canadese come unica pedina alla voce acquisti, con dichiarazioni di un pò tutte le alte sfere dell’hockey nazionale sull’importanza di salvare un pezzo storico dell’hockey (peccato che l’estate prima gli stessi papaveri della federazione non abbiano battuto ciglio mentre sacrificavano l’altrettanto storico – e più seguito – Keramin per fare posto alla squadra giovanile della Dinamo), la dirigenza Yunost decideva di investire un po’ dei soldi incassati con le cessioni e costruire un team prelevando tutti i migliori giocatori dalle squadre di seconda fascia, i già citati poveri: Igor Voroshilov e Dmitri Parakhonko dal Vitebsk, Artem Karkotskiy dal Brest, Denis Tidnyuk dal Khimik e perfino un giocatore dal derelitto Shinnik, il difensore Vyacheslav Shipilo.

Il tutto condito con qualche buon giovane promosso dai farm team Junior e Yunost MHL, il ceco giramondo Patrick Valcak e un manipolo dei vecchi senatori rimasti: Maksim Slysh, Oleg Timchenko, Konstantin Zakharov (figlio del coach) ed il portierone finnico Mika Oksa. A fine estate i buoni risultati portano i dirigenti a far rientrare il promettente difensore Sergei Sheleg, tagliato dalla Dinamo e l’esperto Vladimir Denisov, l’anno passato in uno dei peggiori Ambrì-Piotta della storia.

E in panca? E chi se non Zakharov, reduce, oltre che dalla delusione per il mancato sbarco in KHL, da una curiosa disavventura estiva quando qualche (….) vodka di troppo lo hanno portato a schiantarsi in macchina su uno dei vialoni di Minsk in piena notte: ma all’arrivo della polizia il coach, con grande responsabilità, ha accusato la moglie di essere alticcia al volante. E così lo Yunost sarà ai nastri di partenza ancora come uno dei favoriti al titolo, ma perdendo il titolo di super-favorito, come è stato negli ultimi anni in cui i “giovani” (questo il significato di Yunost) hanno portato a casa 6 titoli degli ultimi 7.

Titolo di favorito che spetta di diritto al Neman: la squadra di Grodno ha sorpreso tutti l’anno passato giocando il miglior hockey ed arrivando ad un passo dal titolo, grazie all’ottimo lavoro del coach-of-the-year Dmitri Kravchenko ed alla passione della città che non fa mai mancare il tutto esaurito. Per conquistare il tanto sospirato trofeo la dirigenza ha fatto le cose in grande: oltre ai citati Ryadinsky e Baranov, il miglior difensore della lega, sono arrivati a Grodno i fratelli Malyavko dalla Dinamo, gli attaccanti Artem Bozhko dal Mogilev, Andrei Prokopchik dal Vitebsk e Yuri Eliseenko dallo Shinnik, oltre al colpo in assoluto del mercato: il talentuoso lettone Kaspars Saulietis dai finlandesi dell’HPK. Nella preseason si è messo in luce il giovane difensore prodotto locale Sergei Bogoleisha, già titolare delle prime linee.

A interpretare il ruolo di antagonista di Yunost e Neman come sempre il Gomel, all’eterna ricerca del ruolo di leader: sono arrivati Artem Senkevich e Aleksei Deniskin dalla svendita Yunost, lo svedese Filip Bjork e l’ex Bolzano Pasi Hakkinen dalla Germania e negli ultimi giorni di mercato il difensore Andrei Antonov, tagliato dalla Dinamo. E’ rimasto il coach Andrei Skabelka, nonstante una petizione dei tifosi per cacciarlo, ritenuto responsabile del pessimo campionato passato.

A completare il quartetto il Metallurg Zhlobin, team recente (fondato nel 2006) ed in continua ascesa: finalista di coppa l’anno passato – sconfitto, manco a dirlo, dallo Yunost, e per molte giornate al comando del campionato l’anno scorso. E’ rimasta la star, l’estone Andrei Makrov, e sono arrivati il lettone Viktors Blinovs, l’ottimo difensore Pavel Dashkov dal Brest, Vyacheslav Andryuschenko dallo Yunost e lo slovacco Ivan Dornic dai danesi del Rodovre. Queste saranno le squadre che si contenderanno il tiolo, con le altre a recitare la parte dei comprimari guastafeste.

Per finire un’importante novità del regolamento, che non ha mancato di causare polemiche: per incentivare l’impegno dei giovani, visti i risultati deludenti delle rappresentative nazionali: ogni squadra non potrà schierare più di sette giocatori oltre i ventotto anni.

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