Veggiato: hockey e lavoro

Veggiato: hockey e lavoro

(com. stampa HC Alleghe, Karen) – Questa volta per la mia intervista, scelgo Daniele Veggiato. Non so molto di lui, mi documento e vedo che il suo esordio in serie A è nella stagione 94/95 a 16 anni. In totale ha giocato 15 stagioni nella massima serie e sempre con l’Alleghe, con un totale di 562 partite 260 gol e 280 assist.
Ha giocato anche per la nazionale Italiana: la prima convocazione fu per due amichevoli con la Slovenia il 2 e 3 aprile 1999. Disputò due mondiali nel 2001 e nel 2003.

Lo raggiungo telefonicamente e si dimostra subito disponibile e loquace.
Ciao Daniele, iniziamo dalla tua carriera.

Ho iniziato da piccolo, come tutti qui, ci divertivamo a giocare ad hockey. Tra quelli della mia generazione sono pochi che non hanno provato a pattinare. Ricordo che a 13/14 anni mi allenava Orlando De Toni, poi Roberto Da Pian, che mi ha fatto capire tante cose del mio carattere, oltre ad essere un bravo allenatore con me è stato un buon psicologo ed è riuscito a capirmi più di tutti gli altri.

Hai sempre avuto il numero 6?

Porto il 6 dalla under 13, non saprei esattamente il perché. Forse per Errol Rausse lui è arrivato ad Alleghe nella stagione 85/86 ha giocato sei stagioni con le Civette e aveva il numero 6. O forse per la forma, insomma non so esattamente, sai da piccoli a volte si sceglie d’impulso.

Ricordi la più bella esperienza con le giovanili?

Si ho vinto 5 campionati, ma l’emozione più bella è stata la vittoria del campionato under 20, la finale la abbiamo giocata a Bolzano.

Hai mai pensato di giocare via da Alleghe?

Ai miei tempi era difficile e non ci pensavo, ma oggi i giovani se possono dovrebbero fare un’esperienza fuori dall’Italia in leghe importanti, così crescerebbero di più hockeisticamente.

Hai avuto qualche proposta da altre squadre?

Si, e ci ho pensato, a volte ero tentato, ma alla fine ho sempre preferito rimanere ad Alleghe.

Sei anche stato in Nazionale.

Sì mi piaceva molto, era un bel gruppo, un esperienza bellissima.

Nell’hockey Italiano sei conosciuto come un simulatore, ma la verità qual è?

(Ride), La verità? Si lo ero, sinceramente qualche volta ho inscenato il fallo, ora lo faccio rarissime volte forse due in tutto il campionato, ormai sono vecchio e stanco e non ho più l’elasticità di una volta.

Parlami di te.

Abito a Cencenighe, sono sposato e faccio il postino. La mia vita si svolge tutta tra famiglia, hockey e lavoro, non faccio altro. Sono felice non mi manca niente. Amo molto gli animali ma non ne possiedo.

Ancora due domande: la prima ti chiedo di dare un consiglio ai ragazzi del settore giovanile.

I giovani devono praticare l’hockey come divertimento, nel rispetto dei compagni e degli allenatori. Per arrivare in serie A ci vuole sacrificio e impegno, è dura studiare, allenarsi e poi le trasferte ecc… devono proprio crederci fino in fondo. Una cosa importantissima è quella che devono studiare, in Italia l’hockey non assicura il futuro.

La seconda è cosa vuoi dire ai tifosi

Li ringrazio molto di essere sempre presenti allo stadio, e li incito a seguire la squadra. Fa piacere sentire il loro tifo. Con qualche persona non ho proprio un buon rapporto, ma io sbaglio a reagire

Sei ariete come me e ti capisco benissimo! Grazie Daniele è stata davvero una bella chiacchierata. In bocca al lupo per la prossima stagione

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