Paul Kariya, stella del Canada e simbolo del Giappone, lascia l’hockey

Paul Kariya, stella del Canada e simbolo del Giappone, lascia l’hockey

di Marco Depaoli

Ormai è deciso: Paul Kariya, capitano di lungo corso degli Anaheim Mighty Ducks giunti in finale di Stanley negli Anni 90, chiude qui la sua grande carriera di giocatore di hockey. Lo ha annunciato oggi sul canale nhl.com.
I postumi dell’ennesima commozione cerebrale non gli consentono più di continuare a giocare. Già al termine della scorsa stagione s’era preso un anno di riflessione e riabilitazione, ma gli effetti sperati non si sono visti e il giocatore 36enne di origine giapponese chiude così la sua straordinaria epopea in NHL fatta di 989 punti in altrettante partite di regular season, con 402 gol e 587 assist. Una media da non credere di un punto esatto a partita. Ad aggiungersi, 39 punti (16+23) in 46 partite di play-off.

Gli occhi sul prodigio di Vancouver erano già stati messi quando, da capitano dell’università del Maine, realizzò in una sola stagione 100 punti esatti (25 gol più 75 assist) in sole 39 partite. Nemmeno 20enne, nel 1993 fu mandato in giro per l’Europa con il Team Canada per preparare le Olimpiadi norvegesi dove Kariya fu tra i migliori giocatori di tutto il torneo nonostante la sconfitta in finale ai rigori. In barba alla sua giovanissima età, a Kariya venne affidata la responsabilità di essere tra i rigoristi. Il primo si infilò come una palla di cannone in rete, il secondo, quello decisivo, regalò a Tommy Salo la fama di una parata storica. Primo giocatore draftato della storia di Anaheim (nel 1993 al 4° giro di tutta la Lega), per l’ala sinistra di 178 cm per 82 kg già subito dopo l’Olimpiade si aprirono le porte dell’NHL, dove disputerà 15 stagioni.

Pur non avendo mai conseguito il passaporto giapponese, è lui il giocatore simbolo del Giappone in NHL. Paul Tetsuhiko Kariya, questo il nome per esteso, è nato a Vancouver 36 anni fa da due insegnanti, il padre Tetsuhiko di matematica e Sharon, la madre canado-scozzese, delle scuole medie. Dietro alla famiglia Kariya (che in giapponese significa “valle di caccia”) c’è una brutta pagina della storia del Canada che risale al giugno 1942 quando i nonni Isamu e Fumiko, assieme allo zio Yasi, vennero rastrellati a Vancouver e portati in un campo di internamento a Greenwood, a 450 km da casa nell’interno della British Columbia. Sei mesi prima, l’aviazione dell’imperatore Hirohito aveva bombardato Pearl Harbor e in tutto il Nord America i normali cittadini giapponesi vennero prelevati dalle loro case e internati. Furono 23 mila i giapponesi in tutto il Canada (il 75% dei quali nati lì o naturalizzati), 120 mila negli Stati Uniti. Il padre di Paul, anch’egli chiamato Tetsuhiko ma ribattezzato TK Isamu, nacque proprio lì al campo il 6 agosto 1943. Dopo la pace del 1945, i giapponesi del Canada dovettero scegliere se andare in un Giappone raso al suolo o spostarsi a est delle Montagne Rocciose e non far mai più ritorno nella West Coast. La famiglia Kariya nel 1949 era ancora a Greenwood e scelse di tornare nel paese d’origine, per la precisione a Mio, un villaggio di pescatori nel Sud del Paese del Sol Levante da dove i Kariya erano originari. Ma non appena le 10 casse contenenti tutti gli averi della famiglia Kariya partirono per attraversare il Pacifico, il governo canadese cambiò idea sul progetto e trattenne tutti i Kariya in Nord America senza ormai più nessun avere.
Un passato del quale la famiglia Kariya non volle mai parlare e per il quale il governo canadese chiese scusa solo nel 1988 risarcendo ogni giapponese internato di 21.000 dollari. Un riconoscimento arrivato poco prima che nonno Isamu morisse nel 1995 e papà Tetsuhiko ebbe l’infarto fatale nel dicembre 2002.
Lo sport nella famiglia Kariya è sempre stato un elemento prioritario: il padre Tetsuhiko fu nazionale canadese di rugby, i fratelli di Paul, Martin Tetsuya (29 anni, in forza all’Ambrì Piotta) e Steve Tetsuo (33 anni ritiratosi dopo le ultime stagioni in Svezia a Finlandia) sono anche loro giocatori professionisti di hockey mentre la sorella Noriko Ann (32 anni) iniziò con i pattini e la stecca per poi convertirsi con successo alla box. La prima dei 4 tra fratelli e sorelle Kariya, tutti battezzati volutamente con un nome canadese e uno giapponese, è Michiko Joanna (37 anni, l’unica più vecchia di Paul).
La stella NHL decise solo a 13 anni che l’hockey sarebbe stato la sua strada. Fino a quel momento il giovane Paul praticava indistintamente il lacrosse (come tutti i canadesi), il rugby come papà, il tennis e il basket.

Paul Kariya, nell’auge della sua carriera, nel 1998 era atteso da nonna Fumiko (all’epoca 82enne) e tutto il Giappone per le Olimpiadi di Nagano. A 23 anni, con Chris Pronger era il più giovane convocato dalla nazionale canadese che per la prima volta nella storia poteva schierare il Dream Team per la rassegna a 5 cerchi, rosa nella quale compariva anche il nome del leggendario Wayne Gretzky. Tuttavia, a un mese dall’esordio al torneo olimpico, il destino del canadese dai lineamenti orientali deluse tutta una nazione. Per una commozione cerebrale causata da un crosscheck di Gary Suter, Kariya dovette dare forfait. Per tutto il torneo il difensore americano dei Chicago Blackhawks venne fischiato dal pubblico giapponese.
Oltre all’argento a Lillehammer 1994, Paul Kariya potrà rigiocare le olimpiadi di Salt Lake City nel 2002 ma, pur mettendo al collo l’oro, non sarà la stessa cosa.

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VIDEO

Le magie di Paul Kariya
httpvh://www.youtube.com/watch?v=3QapBXNIa9Y

I rigori delle Olimpiadi 1994
httpvh://www.youtube.com/watch?v=bMyxxiDtWV8

L’infortunio del 1998
httpvh://www.youtube.com/watch?v=tid_86o9M-o

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