Ingemar Gruber: “Sabato dobbiamo giocare sessanta minuti concentrati e crederci”

Ingemar Gruber: “Sabato dobbiamo giocare sessanta minuti concentrati e crederci”

(Budapest) – Nella giornata di riposo, imposta dal calendario, gli Azzurri hanno continuato la preparazione in vista del delicato match che li attende sabato contro i padroni di casa dell’Ungheria (Diretta su Rai Sport 2, ore 19.30). Unico assente sul ghiaccio Helfer; uno stop precauzionale dovuto ad una borsite ad un piede che gli crea dolore nel calzare il pattino. Agli allenamenti ha partecipato, al contrario, Ingemar Gruber, un altro veterano della squadra, su cui si affida la difesa italiana. Nell’intervista al difensore Azzurro, tornato a disputare un Mondiale a distanza di nove anni, traspare ottimismo per il decisivo e ultimo impegno della Nazionale.

Due giorni di riposo prima del match decisivo. E’ un vantaggio o uno svantaggio?
In una partita importante come questa anche se non giochi per due giorni non influisce, perché ci stiamo allenando bene e saremo pronti per la partita di sabato.

La difesa può essere il reparto che farà la differenza sabato contro l’Ungheria?
Si difende in cinque, sia con difensori di ruolo che attaccanti. Sicuramente è fondamentale. Chi fa meno errori porta a casa la partita. Dobbiamo giocare sessanta minuti concentrati e crederci.

 Sei uno dei veterani della Nazionale, hai lavorato per circa un mese con diversi giovani. Qual è il tuo giudizio su di loro?
Devo ammettere che sono rimasto molto sorpreso, i giovani che sono stati con noi hanno dimostrato tanto talento, mi auguro che vadano avanti per questa strada. Mi è piaciuto molto Traversa, è piccolo, però si vede che ha voglia di far bene; anche Roland Hofer, che gioca in Finlandia, l’ho visto bene in difesa, come anche l’attaccante del Milano Caletti. Sono il nostro futuro e, come detto, spero che continuino a giocare con impegno, come hanno fatto nelle due settimane di ritiro ad Asiago.

Coach Cornacchia li utilizza nei penalty killing, questo è un’importante iniezione di fiducia.
Certamente, queste prime partite sono quelle in cui devono giocare, prendersi le loro responsabilità. Sono giovani, l’hanno fatto e bene. Si è visto nelle partite fin qui disputate. Cornacchia è un allenatore che dà fiducia a tutti. Questo per loro è positivo, perché, in questo modo, si rendono conto che in futuro potranno giocare ancora in Nazionale.

Mercoledì, nella partita con la Corea, non sei sceso sul ghiaccio.
Sì, non ho giocato e va bene così. Siamo una squadra, facciamo gruppo. Io la mia posizione in squadra la conosco; i primi sei terzini stanno giocando bene ed è anche giusto che giochino loro. Sono contento di essere qua, per me questo è l’ultimo Mondiale. A me va bene tutto, purché sabato si vinca.

Quali sono i motivi che ti hanno spinto ad abbandonare l’Azzurro?
Fondamentalmente è una scelta privata: prenderò in gestione il negozio di mio padre, con il quale noleggiamo sci, lavorerò tutto l’inverno e per questo motivo non sarò disponibile per la Nazionale durante gli Euro Ice Hockey Challenge. Inoltre mia moglie ha un albergo con ristorante e sommati agli impegni familiari è difficile gestire tutto, quindi ho fatto questa scelta. Non sono più giovane, anche se ho 34 anni,  avevo il desiderio di giocare un altro Mondiale e poi lasciare la Nazionale.

Mentre con il Ritten Sport continuerai a giocare?
Ho ancora un anno di contratto, tra dodici mesi deciderò se continuare a giocare a Renon o se tornare a dare una mano in A2 al Merano. A ogni buon conto è ancora tutto da decidere.

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