La sosta, la lotteria, i playoff

La sosta, la lotteria, i playoff

I canonici due giorni di sosta fra la fine della regular season della NHL e l’inizio dei playoff sono qui in Canada una lunga e fastidiosa attesa che i media tendono a riempire nell’unico modo possibile: parlando di hockey.
Statistiche, infortunati eccellenti, pronostici, perché Vancouver vincerà la Stanley Cup e perché Vancouver non vincerà la Stanley Cup, quando torna Crosby, quali allenatori rischiano la panchina uscendo al primo turno, quali sono stati i più bei gol degli stagione e quali i giocatori che hanno più deluso, dieci buoni motivi per spostare i Coyotes a Winnipeg e altre banalità del genere, inclusi i corsi e ricorsi olimpici (olimpiadi estive del ’76 a Montreal e Canadiens che vincono la coppa nel ’77, olimpiadi invernali dell’88 a Calgary e Flames che trionfano nel’89, olimpiadi invernali del 2010 a Vancouver e…. vabbeh, alla conclusione ci arrivate da soli, se già non l’avevate sentita al bar sotto casa).

C’è da capirli, però. Una stagione tanto intensa, per giunta senza nemmeno la sosta olimpica, e tutto d’un tratto nemmeno una partita per ben due giorni? Un dramma che nemmeno i playoff delle varie leghe minori possono allievare.
Ma per fortuna, la sera della vigilia dei playoff, ecco l’ultimo evento stagionale di grande interesse per le cenerentole, tutte quelle squadre che da tempo non avevano più nulla da chiedere ad un’annata infausta: la draft lottery, ovvero la bizzarra e a volte crudele lotteria che decide l’ordine di chiamata per il draft di fine giugno.

Un’ora di diretta il martedì sera con ospiti i GM delle squadre che hanno occupato le ultime cinque posizioni della regular season, presentazione dei 10 migliori prospetti per la prossima stagione e intervista in studio a uno di loro, Michael Landeskog, e infine la lotteria, che sorride soprattutto ai Devils portandoli dall’ottavo al quarto posto.

E se pensate che a nord degli Stati Uniti questo evento non sia di grande richiamo, forse non avete visto le reazioni di giubilo dei tifosi a Edmonton quando gli Oilers hanno ottenuto il primo posto nel draft. Per la seconda volta consecutiva. Vale a dire che per almeno due anni di fila gli Oilers sono stati penosi, per usare un eufemismo. Ma loro vincono la lotteria e i tifosi sono comunque contenti perché vuol dire che, dopo Taylor Hall, quest’anno arriverà molto probabilmente un’altra giovane stella, e pensando a cos’hanno combinato ad esempio i Blackhawks chiamando come prima scelta nel giro di due anni Toews e Kane, forse molto presto a Edmonton i sorrisi si sprecheranno pure durante la stagione, e non solo la sera prima dei playoff.

E dopo tanti discorsi e qualche pallina estratta, ecco infine che mercoledì sera alle 19 l’hockey parlato viene temporaneamente  rimesso in soffitta e mazze e dischetti riprendono a suonare la loro musica sul ghiaccio. Con qualche sorpresa, com’è giusto che sia. E qualche curiosità, come i Capitals che vincono in overtime grazie all’altro Alexander, quel Semin che l’anno scorso, invece, durante la serie clamorosamente persa contro Montreal tirò 44 volte in porta senza mai segnare. O come Tim Thomas, che nel corso della stagione para con una percentuale spaventosa del 93,8% e poi alla prima partita dei playoff si lascia passare sotto il braccio (braccino?) un tiro di Gionta da posizione piuttosto angolata. I playoff sono davvero un altro pianeta.

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