Il bilancio della stagione agonistica del Feltre

Il bilancio della stagione agonistica del Feltre

(com. stampa HC Feltreghiaccio) – Aprile è tempo di bilanci. Come è andata la stagione agonistica per l’ H.C. Feltreghiaccio Junior? Non è facile esprimere un giudizio obiettivo e complessivo sulle prestazioni delle nostre compagini. Ciascuno è portato a guardare la stagione attraverso l’ottica deformata dell’under di appartenenza del proprio pargolo e, tutti sappiamo, non esserci un soggetto più fazioso che un genitore.
Chi però ha responsabilità di amministrazione deve invece giudicare se sono stati mantenuti gli impegni di crescita assunti e rispettata la logica del continuo miglioramento, presupposto di base del mandato societario. Deve essere in particolare valutato se il sacrificio economico sostenuto per il settore tecnico, a fronte degli asfittici bilanci societari, ha sortito risultati.
Le classifiche dei campionati di categoria sono però ineludibili e ineluttabili e restano lì, stampate, a misurare la bontà del nostro operato. Per ciascuna categoria deve comunque essere apportato un fattore di correzione che tiene in debita considerazione l’età prevalente degli atleti partecipanti alla rispettiva under e che quindi ridimensioni performaces conseguite da una squadra con gruppo più numeroso nella fascia di età massima e, nel contempo, rivaluti i risultati di compagini più giovani. Questi ragionamenti vanno fatti in una società, come la nostra, con discontinuità di tesserati tra un anno e l’altro e che da questo punto di vista non può ritenersi ancora a regime.
Fatti tutti questi debiti preamboli passiamo alla disamina delle varie categorie.

Il settore dell’avviamento non si misura ovviamente dalle qualità dei singoli ma dalla numerosità degli iscritti. Su questo fronte ci sono margini di crescita. A fronte della disponibilità degli allenatori, nel gruppo possono trovare capienza, con possibilità di continuità, almeno altri dieci atleti. Non è questo ovviamente un problema tecnico ma un obiettivo di miglioramento su cui dobbiamo impegnarci ulteriormente. Conforta invece la qualità di pattinaggio e coordinazione che questi giovanissimi atleti riescono già ad esibire, segno che riusciamo ad offrire, a differenza del passato, allenamenti mirati.

La formazione under 11 ha conseguito buoni risultati piazzandosi al secondo posto nel rispettivo campionato promozionale. A detta degli allenatori è un risultato che sta stretto alle potenzialità della squadra e questa considerazione non va intesa come un ulteriore titolo di merito ma come un limite o un difetto su cui si deve intervenire. Lo spirito vincente si acquisisce fin da piccoli e chi ha la possibilità di vincere deve farlo da subito perché altrimenti possono subentrare complessi di inferiorità che, col tempo, sono difficili da rimuovere. Ne è una riprova il fatto che nel recente Torneo di Varese, opposta a squadre sconosciute e, quindi, senza alcun timor reverenziale, è riuscita a fornire prove entusiasmanti.
E’ una squadra costituita principalmente da un gruppo numeroso di ragazzi 2000, molto omogeneo. Ha avuto la fortuna di essere stata la prima compagine a poter usufruire, dalla sua costituzione, di allenamenti di qualità, ad hoc, e ha la possibilità, come auspica sempre Janez, di poter crescere insieme, in modo progressivo, col gioco di squadra. I genitori sono motivati, già evidenziano, al loro interno, i primi potenziali hooligan e le credenziali complessive sono favorevoli. Complimenti a Cristian ed Irene per aver gestito al meglio tutte le risorse disponibili permettendo a tutti di giocare costantemente e crescere sotto sotto il profilo tecnico e disciplinare.
Voto finale: buono (l’ottimo lo riserviamo per il prossimo anno).

L’under 13 ha raggiunto risultati sorprendenti e insperati. E’ ben vero che poteva contare al suo interno su un folto gruppo di ragazzi ’98 e che, per molti di questi la stagione è coincisa con un’ anticipata esplosione fisica, nessuno però immaginava che si sarebbe sfiorata la finale a quattro del campionato nazionale. Persistono dei limiti caratteriali legati alla desuetudine alla vittoria che, a volte, li porta ad avere un eccessivo timore reverenziale nei confronti di avversari più blasonati o, di contro, a prendere sottogamba incontri ritenuti ad esito scontato. C’ è da migliorare ulteriormente il gioco di squadra, ma questo è compresibile, visto il divario fisico tra i vari componenti, ed , in ogni caso, va inteso come un margine di crescita. Non c’è dubbio che sul gruppo ha inciso positivamente la partecipazione al campionato under 15. Lo si vede da come affrontano gli avversari. La crescita individuale manifestata dai singoli è in parte attribuibile alla bontà della scelta di partecipare al doppio campionato.
I ragazzi del ’99, come i loro avi della Grande Guerra, sono stati mandati al massacro (in senso sportivo questa volta), dovendo giocare con avversari di molti più grandi (anche in under 15). L’impresa acquisisce maggior merito se si considera che si tratta di atleti che si sono avvicinati all’ hockey piuttosto tardi e hanno nelle gambe le stesse ore di ghiaccio dei ‘2000. Hanno maggiori ambiti di crescita dei loro coetanei di altre squadre. Complimenti a Janez e Roberto per aver condotto questa categoria durante tutta la stagione.
Voto per l’ under 13: buono (l’ ottimo è negato per il comportamento).

I risultati dell’under 15 sono in linea con le previsioni. Si sapeva di andare incontro a una stagione di sconfitte, permane però un po’ di rammarico perché il diavolo, a volte, non è così brutto come lo si dipinge e, sul finire, poteva anche essere evitato l’ultimo posto in classifica.
Non ha senso giudicare diversamente nell’under15 i medesimi ragazzi che hanno avuto buone valutazioni nella categoria precedente. Si tratta semmai di prendere in esame il gruppo ’97. Per questi atleti qualche chiaro scuro e una stagione interlocutoria. Si tratta di un’età difficile in cui l’abbandono è dietro l’angolo e si deve principalmente puntare a mantenere e motivare il gruppo. Complimenti a Milos e Lorenzo che, anche se alla prima vera esperienza di gestione tecnica e dirigenziale di categoria hanno saputo portare l’organico ad un netto miglioramento.
Per l’under 15: senza valutazione.

La serie C under 26 è un discorso più complesso e delicato. Non c’ è dubbio che i risultati sono stati negativi. Ma, a onor del vero, cosa potevamo attenderci di diverso? La defezione forzata di qualche atleta importante e i parziali o mancati rinforzi da Asiago hanno, di fatto, accelerato un processo che era nella logica delle cose. Si tratta ora di decidere cosa fare per il futuro.
Personalmente ritengo che una C debba rimanere come riferimento e punto di approdo per le giovanili. Le nuove leve non arriveranno però fra un anno e, nemmeno, fra due.
Ci sono atleti che mantengono uno spirito e un impegno agonistico, altri che si allenano con discontinuità e intendono l’hockey come il passatempo del week end. Non c’è dubbio che se l’avventura in serie C continuerà non si potrà prescindere da un impegno (pur nella consapevolezza degli obblighi professionali o di studio) e da uno stile di vita diversi da quelli esibiti da alcuni atleti finora.
Probabilmente i riscontri in classifica non cambieranno ma la consapevolezza di aver adempiuto a pieno ai doveri dello sport e di aver fornito un esempio educativo per i più piccoli daranno un senso alla nostra partecipazione.
Voto per la C: insufficiente.

Il giudizio personale è nel complesso positivo. Le giovanili sono in evidente crescita ma, per ora, non abbiamo ancora vinto niente. Chi invece ha vinto qualcosa di molto importante sono Andrea Gorza e Simone Zallot , campioni d’ Italia, assoluto e di categoria con le maglie dell’Asiago.
Speriamo di emularli presto!
A questi campioni made in Feltre e a tutti quegli atleti che, pur privi di una squadra continuano ad allenarsi vanno gli apprezzamenti di tutta la Società.

Nella frenesia di dare il voto a tutti mi stavo spingendo a valutare anche i genitori. In un’ attimo di lucidità mi sono fermato.
Sappiate comunque che il genitore perfetto è colui che affida con fiducia il proprio figlio alla Società (gli allenatori comprendono e sono a conoscenze delle debolezze e preoccupazioni dei vostri ragazzi più di quanto non immaginiate); quello per il quale tutto l’ universo hockeistico non è circoscritto al proprio pargolo; quello che non si esalta e non si deprime troppo per le prestazioni del sangue del suo sangue; quello che non si professa assoluto seguace di De Coubertain quando il figlio è alle prime armi ed è in discussione la sua convocazione alle partite, salvo perseguire la vittoria ad ogni costo qualche anno dopo quando l’esito di un incontro è messo in discussione dalla presenza di un atleta più piccolo; quello che rispetta e insegna il rispetto degli impegni assunti con la squadra all’atto dell’ iscrizione (anche alla vigilia di un’ interrogazione o in corrispondenza di allettanti ponti e vacanze); quello che comunica tempestivamente le assenze (anche agli allenamenti) del figlio senza obbligare l’accompagnatore a ricerche telefoniche per informare l’allenatore; quello che non apre la porta chiusa dello spogliatoio; quello che contribuisce puntualmente le quote associative; quello che ogni tanto offre da bere ai consiglieri.
Datevi ora il voto da soli, sappiate comunque che i genitori sono importanti per la crescita hockeistica di vostro figlio almeno quanto un buon allenatore.

Il voto al consiglio lo date il prossimo anno alle elezioni. (Il consiglio direttivo HCFj)

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