Sarebbe una notizia come le altre, è il ciclo della vita e delle stelle: nascita e spegnimento, prima o poi. L’addio all’hockey di giocatori come Rolly Ramoser dipingono però sui volti degli appassionati un momento di malinconia, a qualunque squadra si tenga. Che lo si sia visto come un beniamino o come un valoroso avversario. Giocatori che evocano i cosiddetti bei tempi del nostro hockey e a catena portano alla mente altri nomi altisonanti con i quali il disco passando di stecca in stecca componeva uno spartito. Giorni in cui giocatori come Ramoser, in un hockey italiano che faceva impallidire quello svizzero e tedesco, rappresentavano un promettente futuro e che ora a decadi di distanza appartengono ufficialmente al passato. Con eredi difficili da trovare.
La conferma da parte del giocatore è arrivata ieri attraverso il quotidiano Alto Adige prima e sul sito della Lega poi: tutto vero, Roland Ramoser ha annunciato il suo ritiro. 39 anni a settembre, Ramoser è stato uno dei più forti giocatori di scuola italiana degli ultimi 20 o 30 anni, secondo forse solo a Lucio Topatigh. Figlio d’arte, suo padre Jakob venne convocato più volte in nazionale da
«Nel 1998/99 con i Norimberga Ice Tigers – ha confessato Ramoser sul sito della LIHG – abbiamo fatto una grandissima stagione arrivando sino in finale, ma siamo stati sconfitti nella decisiva gara 5 dalle Aquile di Mannheim. Ecco, visto che siamo stati la grande sorpresa del campionato, è stato proprio un peccato non vincere quel trofeo».
Per il suo ritorno in Italia lo vuole la sua Renon
Il Bolzano riprende “The Kid” nel 2002 ma per qualche stagione Ramoser sembra l’ombra di se stesso tanto che qualcuno preannuncia già il suo ritiro. Ecco invece che d’incanto con la “C” sul petto ritorna ad essere il giocatore decisivo degli anni 90. Anche grazie a lui il Bolzano torna a vincere due scudetti (per un totale personale di 5 in carriera), due Supercoppe e 3 Coppe Italia. L’ultima proprio grazie a un suo gol a 47 secondi dalla fine in finale contro il Renon (nella foto di apertura e qui sotto).
Continuerà a farsi vedere ai palaghiacci ma non lavorerà più per l’hockey, niente carriera di allenatore quindi. Si dedicherà al maso Hoferbauer a Soprabolzano, alla moglie Tanja e ai figli Tino e Nadin.
Con la nazionale da juniores ha vinto il mondiale C a Marino (Roma) risultando capocannoniere. Nel novembre ’92, a 20 anni, l’esordio in prima linea nella nazionale maggiore contro la Svizzera a Varese con tanto di gol. Ha giocato in azzurro 17 mondiali e 2 olimpiadi.
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Eurohockey – Eliteprospects – BHSA
Contro la Finlandia ai mondiali moscoviti del 2007