KATHARINA SPARER: una leader al servizio della squadra

KATHARINA SPARER: una leader al servizio della squadra

di Andrea Valla

Abbiamo avuto la possibilità di intervistare una delle ragazze di maggior talento dell’hockey femminile italiano degli ultimi anni, Katharina Sparer, giocatrice di punta della giovane squadra delle Lakers di Appiano.

Ciao Kathi prima di tutto volevamo sapere come e quando è nata la tua passione per il “nostro” bellissimo sport. Anche se non è difficile da immaginare visto che in casa Sparer l’hockey è di famiglia

I primi passi con i pattini ho fatto a tre anni sul lago di Caldaro, che d´inverno si ghiaccia. E poi l`anno dopo ho iniziato con i maschietti a Ora. Dove giocava anche mio fratello più grande .Cosi già da piccola seguivo lui. Beh, all´inizio mi piacevano “i birilli arancioni”, che erano uno degli strumenti di allenamento dei ragazzi, a differenza dei vestitini eleganti delle ragazze dell’artistico a cui voleva mandarmi la mamma.

Come giudichi la tua stagione? sei soddisfatta di come stai giocando? Quali sono i tuoi progetti per quest’anno? Dove pensi che possano arrivare le Lakers?

Da quando ho iniziato, ho sempre giocato in difesa, ma quest`anno ho giocato tutta la stagione come centro. L´ha deciso mio padre insieme con me, perché ne abbiamo tante di giocatrici giovani in difesa, che sono veramente brave. Invece come centro ci mancava una persona con esperienza e poi devi difendere molto anche in quel ruolo. Perciò, sono molto soddisfatta come sto giocando, certo potrei sempre migliorare, ma al momento mi trovo bene nel mio nuovo ruolo. Quest´anno abbiamo già raggiunto molto direi come squadra. È la seconda stagione in serie A e poi l`anno scorso perdevamo ogni partita quindi mi sembra che abbiamo fatto un bel passo. Le Lakers sono ancora giovani, quindi è normale che manchi l´esperienza, ma abbiamo delle ragazze molto valide, soprattutto in difesa e in porta, che fra un paio di anni diventeranno veramente brave. Secondo me, dipende molto da quanto hanno voglia le ragazze a lavorare ancora di più e da quanto saranno disponibili i genitori.

Ci vuoi fare un pronostico sulla semifinale contro la squadra campione in carica delle Eagles di Bolzano?

Sinceramente sulla carta le Eagles dovrebbero vincere senza problemi, perché hanno molto più giocatrici di esperienza e non ce ne una che non ha iniziato l`hockey con i maschi, e questo in serie tirate fa la differenza, l’abitudine al contatto fisico e alla intensità Noi faremo del nostro meglio, vediamo, sono curiosa anch’io, di vedere cosa riusciremo a fare

Hai solo 21 anni ma sei chiamata a fare da “chioccia” alle tante ragazze dell’Appiano, per molte di loro sei il punto di riferimento e l’atleta da imitare è un ruolo che ti piace quello di leader in campo e fuori

Mah, io sono una persona che non ama essere in primo piano. Cerco sempre di essere un esempio per le mie compagne quanto riguarda la continuità degli allenamenti e di come si prepara per le partite. Non ho mai voluto fare il capitano di una squadra, sono troppo timida per queste cose. Certo, che sono una giocatrice con tanta esperienza, ma comunque cerco di aiutare le mie compagne e di caricarle nelle partite. Voglio essere una giocatrice come tutte e ognuno ha le sue debolezze, anch’io.

Qual’è la compagna con cui hai hai una maggiore intesa e con cui ti trovi meglio a giocare?

Mi trovo con tutte le ragazze, abbiamo veramente una bella squadra e sono tutte amiche per me. Per me non cambia con chi gioco, perché ognuno ha le sue forze e cerco sempre di essere in grado di sfruttare quello. Certo, se ho la Tanja come ala, le passo volentieri il disco, ma lo passo a qualsiasi ragazza che porta la stessa maglia come me, perché ognuna delle mie compagne è in grado di fare un azione bella.

Markus Sparer con sua figlia Katharina

Quanto è stato difficile agli esordi, emergere nell’hockey avendo un cognome pesante come Sparer?Ti ha creato più vantaggi o più difficolta per il fatto di dover dimostrare qualcosa più delle altre ragazze?

Ma penso che non cambi molto, alla fine devi mostrare tu cosa vali e non il nome che hai scritto sulla schiena. E se mai ho dovuto mostrare di più delle altre, mi ha solo fatto più forte.

E adesso è difficile giocare avendo come un genitore come allenatore ?

No. Sono abituata da piccola di avere mio padre come allenatore. Ne ho avuto anche altri. Ma non è per niente difficile, anzi bello, perché hai qualcosa in comune con tuo padre. Vivi gli stessi momenti insieme e anche per questo sono molto legata a mio padre.

A casa parlate spesso di hockey con papà ? O come preparare le partite da fare? Oppure è un argomento che preferite evitare?

Certo, che parliamo di hockey. Ma anche se facessi un altro sport, mi sembra giusto che i genitori parlano con i loro figli. Non parliamo di tutto, ma cerchiamo sempre di migliorare e due menti sono meglio di una, qualche volta non è male parlare delle sue idee.

Qual’è l’avversaria che ti ha maggiormente impressionato da quando giochi a hockey?

Domanda difficile. Non so bene, potrei dire che erano le canadesi o le ragazze svedesi, ma quelle sono professionisti ed è logico che siano così forti. È anche la loro professione, no? Penso, che le ragazze che mi hanno impressionato di più siano quelle che giocano a hockey, anche se hanno bambini a casa, un lavoro e magari altri problemi, ma hanno sempre la voglia di continuare e di migliorare, perché per loro semplicemente bello.

Alle Olimpiadi di Torino eri con Valentina Bettarini l’atleta più giovane della squadra italiana. Cosa ricordi di quell’esperienza? Che cosa hai imparato in quell’occasione?

Valentina per me è la mia gemella nell`hockey. Abbiamo la stessa età (ci distingue qualche mese), lo stesso ruolo e abbiamo sofferto negli stessi momenti. Lei per me è sempre stata e sarà sempre la perfetta compagna di difesa, perché so ancora oggi come si muove sul campo, anche se già da anni gioca all`estero.Ho imparato molto per la vita, ma sono troppe cose da spiegare.

Ti ricordi qualche episodio particolare delle Olimpiadi o qualche emozione che ci vuoi raccontare?

Emozioni ne ho provate tantissime in quei dieci giorni che sono passati come un treno e solo quando ero tornata mi ero resa conto di tutto. Mi ha impressionato come si vive nel villaggio olimpico. Ti siedi a tavola con i giocatori più forti del mondo e con atleti che vincono medaglie e tu sei li con loro! Ti sembra come un sogno.

Segui il campionato maschile italiano? hai una squadra preferita?

Si lo seguo un po’ in generale. Veramente no, vado spesso a vedere le partite dell`Egna, perché è più vicina. Ma, non ho una squadra preferita. Sono una che batte le mani solo quando un goal era bello, ma non perché la mia squadra preferita lo ha segnato.

E la NHL la segui? Hai qualche idolo tra i professionisti americani?

Sì la seguo quando si può. Quelli americani non m’interessano. I miei idoli sono i professionisti russi, giocano l`hockey più bello del mondo. Soprattutto Malkin e Kovalchuk.

Se capitasse l’occasione, ti piacerebbe fare l’esperienza di giocare in qualche campionato estero di livello superiore a quello italiano?

Mi era già capitata l´occasione, anche due volte. Però ero ancora giovane. Volevo finire la scuola, perché tanto sapevo che non avrei potuto mai fare soldi con l´hockey. Poi sono molto legata alla mia famiglia e al mio stile di vita, amo il paese in cui vivo e il mio lavoro. Mi piace stare qua,per me è il posto più bello del mondo. Poi, oramai sono già troppo vecchia.

Ringraziamo Katharina Sparer e la società AHC Lakers per la gentile disponibilità.

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