Intervista all’allenatore del Milano Massimo Da Rin del 16 settembre 2010 alla trasmissione “Spazio Hockey” con Giorgio Prando e Stefano Bertoldi su Radio Padania.
Siete già in pista da due settimane, che Milano vedremo? Cosa ti aspetti da questo gruppo?
Abbiamo puntato molto sul discorso giovani; abbiamo solo 3 giocatori sopra i 30 anni. Abbiamo anche puntato su un discorso di crescita dei giocatori locali ma non solo: ci sono degli accordi con altre società lombarde. Da una squadra giovane mi aspetto molta intensità. L’hockey è uno sport intenso in cui devi lavorare e pattinare. I sistemi di gioco che stiamo provando sono sistemi per cui devi veramente lavorare e pattinare. La cosa principale che chiedo ai ragazzi, avendo una squadra più giovane rispetto a qualcuna che ho avuto in passato, è l’intensità. Un gioco in velocità; d’altronde l’hockey moderno è fatto di queste caratteristiche.
Continuerà con il forechecking alto che abbiamo visto alla prima amichevole stagionale?
Noi giocheremo un trap: un sistema un po’ diverso dalla nazionale. Un tipo di sistema che puoi usare in modo aggressivo o conservativo. Per noi logicamente quello di venerdì sarà un test difficile giocando contro una squadra di serie A. Anche lì però voglio che i miei giocatori siano aggressivi in zona difensiva, nel forechecking useremo un trap aggressivo. Logicamente sono cose da provare e dipende poi da come andrà la partita. Quello che sicuramente dobbiamo avere, anche per non creare confusione nei ragazzi, sono quelle situazioni per cui durante le fasi di gioco ci siano da usare sistemi per cui devi riuscire a mantenere il risultato come quelli dove devi cercare di portare a casa la sostanza (gol, ecc…).
Pensi di schierare ancora la squadra a quattro blocchi?
Venerdì giocherò a tre blocchi. Johnson è praticamente appena arrivato, Tomasello per motivi di lavoro (ma questo lo sapevamo) dà un apporto ridotto potendosi allenare solo la sera. Anche l’ultima partita non c’era quindi devo valutarlo e cercare delle alternative. L’avversario è molto forte ma proveremo comunque delle strade per vincere.
Quello di venerdì non è un avversario qualunque per te. Non ci sono punti in palio ma immagino che vedere quelle maglie valga qualcosa.
A Torre Pellice ci ho giocato e poi allenato. L’ultimo anno è finito un po’ così ma per come eravamo messi (un po’ di problemi li avevamo, la gente fa presto a parlare) andando già in finale è stata comunque un’annata buona per me e per i miei ragazzi. Non guardo a quello, adesso sono qui a Milano che è una società ben organizzata e che mi accolto bene: ringrazio per questo anche i tifosi. L’hockey è uno sport così veloce che non c’è tempo di guardare le maglie. Da avversario le maglie hanno un colore come un altro, guarderò bene le maglie del Milano.
Hai collaborato con le giovanili del Varese e allenato lo sladge hockey. Ti mancava il “giorno per giorno”?
E’ stato un anno che mi ha anche fatto bene, ho potuto anche aggiornarmi. Ho avuto questa grande soddisfazione di essere a Vancouver per un mese, avere tanti contatti molto importanti dove l’hockey è di casa e conoscere dei personaggi veramente importanti. L’hockey giornaliero è un po’ il mio pane. Un po’ sono anche positivamente colpito perché ho visto che a Milano non manca molto rispetto a quando sono arrivato qui. E’ stato un anno dove abbiamo vinto il primo di tanti campionati e l’organizzazione è la stessa di 9 anni fa. Devo dire che il presidente Ico Migliore, che era general manager, ci sta mettendo nelle condizioni di operare al meglio. Si può lavorare veramente bene e, a proposito di Valpellice, se mi si permettete devo dire che qui trovo una cultura dell’hockey un po’ più alta. Non lo dico a discapito dei tifosi della Valpe ma qui s’è visto un hockey a livello davvero alto e si sono vinti dei campionati.
In questa prima fase hai potuto vedere all’opera tanti giovani. Qual è secondo te quello che più avrà un futuro nell’hockey?
L’obiettivo della società come ho detto è appunto quello di lavorare sui giovani. Secondo me va messa prima di tutto la mentalità giusta nei ragazzi. Che purtroppo manca non solo a Milano ma nella parte diciamo del Nord con Torino, Aosta dove s’è iniziato un po’ con l’hockey… La mentalità che c’è in Alto Adige nei giovani per la quale ci vuole un attimo di sacrificio: bisogna lavorare bene non più solo nei 6/7 mesi ma durante tutto il periodo dell’anno. Devo dire che i giovani del Milano stanno cominciando a capire questo cambio di mentalità, infatti li sto facendo lavorare anche parecchio e stanno tutti rispondendo con grande voglia e entusiasmo. Da quel lato lì sono abbastanza colpito positivamente. Dire il nome di un giovane rispetto ad un altro è un po’ prematuro. Diciamo che qui c’è un gruppo, non ho visto ancora quel giovane per cui resti impressionato, per cui dici “questo è un grande talento”. Anche se devo dire che a livelli di under 15, under 13 o età più basse ho visto davvero dei buoni talenti a livello di fondamentali. Va detto che rispetto al Milano di 7 o 8 anni fa, o anche prima con la Saima, i tempi sono cambiati. Ora quello a qui si punta è il prodotto locale. Ora grazie anche alle altre società lombarde si sta valutando tanti elementi: avete visto che ho chiamato dei ragazzi di Varese che sono venuti a giocare la prima amichevole. Bisogna anche creare un po’ di competizione tra i ragazzi stessi, cosa che noi vogliamo fare. Per merito o per impegno, sicuramente a rotazione certi giocatori dell’under 18 verranno con noi per gli allenamenti e non è detto che non si riesca, quando possibile, di schierarli in qualche partita.
Alla prima uscita stagionale abbiamo notato un giocatore che può essere fondamentale in questa squadra, Kyle Hood, che secondo me ha già preso in mano una leadership e potrebbe avere un ruolo chiave anche in spogliatoio.
Le caratteristiche che lui ha, e per cui è stato anche scelto parlandone con Bartolone e Pietroniro, è che è un giocatore veramente adatto al nostro tipo di campionato. Un campionato dove rispetto alla serie A c’è meno fisicità, per chi è portato a livello tecnico come Kyle, terzino non grandissimo fisicamente ma con un grande pattinaggio. Lui poi è molto positivo: in allenamento si impegna al 100%, l’abbiamo visto anche a Ceresio. Di lui sono molto colpito positivamente. Ricordiamoci comunque che Kyle e Dias vengono per la prima volta in Europa. Johnson ci è già stato e si adatterà un po’ meglio al gioco che abbiamo in Italia. Per le caratteristiche che ha, Kyle secondo me farà molto bene. Per Dias magari ci vorrà un po’ più di pazienza ma ricordiamoci che ha 22 anni.
9 squadre al via, come lo vedi questo campionato? Quali sono le favorite e questo Milano dove può arrivare?
E’ difficile. Anche quando ero a Torre Pellice, dove avevamo una squadra sulla carta buona, dicevo sempre che ci vuole un girone per capire un attimo quelli che sono i veri valori di tutte le squadre. Ci sono squadre che hanno operato in maniera forte sul mercato come il Gherdeina. Il Vipiteno è sempre stata di buon livello e poi ci sono altre squadre che vogliono sicuramente far meglio dell’anno scorso e tra queste metto anche noi. L’Egna ad esempio è una squadra che s’è rinforzata molto, ha preso anche stranieri bravi. Noi sicuramente vogliamo andare in pista ogni partita per vincere. Avere quindi una squadra che acquisti mentalità per vincere le partite, non una squadra che si accontenta di qualche gara sì e altre no. Cercare di avere la mentalità vincente. Penso che sarà un campionato equilibrato. Anche l’EV Bozen… gioca alla Sill che è un campo molto difficile perché è un “postaccio”. E’ sopra Bolzano, fai fatica ad arrivarci, lasci il pullman a 500 metri, fa anche freddo soprattutto d’inverno perché è praticamente scavato nella montagna… Non sarà mica facile giocare lì. Bisogna avere rispetto di tutti, il giusto rispetto, sapere anche qual è la tua forza.
Tanti nuovi arrivi sul fronte stranieri. C’è qualche acquisto che ti stupisce?
Non mi stupisco più di tanto. C’è una crisi: qui s’è abbassato il mercato quindi quello che qualche anno fa costava 10 adesso viene per 5. Nella stessa Serie A è così per cui c’è tutta una catena che abbassa il livello dei prezzi. Poi ci sono squadre che spendono tanto, perché se sono vere le cifre degli stranieri del Gardena… quelli sono stati pagati come giocatori di Serie A. Logicamente se tu paghi bene trovi anche stranieri bravi. Mi stupisce invece che in Italia ci sia ancora questa mentalità di non informarsi sugli stranieri. Ce ne sono tanti, bisogna anche cercarli, informarsi, valutare… anche noi prima di prendere i nostri ci siamo informati bene e li abbiamo pagati il giusto. Non di più. Ci sono invece società che non ci pensano molto e magari spendono delle cifre alte. Penso che un giocatore straniero, me ne viene in mente qualcuno del Gardena, ci credo che venga a giocare in A2 perché prende soldi, anche di più di quanto gli abbia offerto qualche squadra di Serie A.
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