La parola a Martin Pavlu

La parola a Martin Pavlu

Allora Martin, siamo giunti alla fine di una stagione comunque molto ricca di avvenimenti e di sorprese. Cominciamo dal massimo campionato nazionale dove l’Asiago ha vinto lo scudetto. Ti aspettavi questa prestazione della squadra vicentina?

Credo che nessuno nemmeno l’Asiago pensasse di vincere lo scudetto all’inizio del campionato, tutti parlavano di Brunico, Bolzano e Renon. Certo la società puntava a fare bene, questo si era capito già in estate con gli acquisti di Intranuovo e Heinrich che si sono presentati con un ottimo curriculum e sopratutto con il ritorno di Strazzabosco. Poi strada facendo i risultati hanno dato fiducia alla squadra, che negli ultimi campionati ha dovuto soffrire tanto. Un discorso a parte lo farei per il portiere Bellissimo che ha dato un grosso contributo alla vittoria finale con un miglioramento fantastico in questa stagione.

Più merito dell’Asiago o demerito delle altre società?

Direi che l’Asiago ha fatto un buon lavoro e gli altri rimandati a settembre, se cosi si può dire. L’Asiago aveva più l’aspetto di una squadra compatta e poi è stato molto più umile e essenziale degli avversari.

Durante la stagione regolare sembravano altre le pretendenti al titolo finale poi che è successo secondo te?

Si, sulla carta e a parole si, ma alla fine vince sempre la squadra migliore. Credo che l’Asiago abbia preso coscienza strada facendo della sua forza. La società ha anche avuto coraggio a prendere un giocatore che non aveva giocato l’anno prima e che si è rivelato un ottimo acquisto. Ma sopratutto ha pagato la pazienza e il coraggio dei dirigenti ad aspettare che alcuni inserimenti fatti in passato maturassero a dovere. I vari Bellissimo, Borrelli e Plastino sono cresciuti molto e hanno contribuito moltissimo al successo dell’Asiago. Gli altri invece si sono persi per strada. E’ difficile analizzare il perché, si dovrebbe essere più all’interno di ognuna delle società per dare un giudizio corretto. Il Brunico dopo un’ottima prima parte del campionato ha avuto una seconda parte molto discontinua e non ha più ritrovato la vena vincente dell’inizio stagione. Il Bolzano è un discorso a sé, credo che la squadra sulla carta c’era e l’ha dimostrato a volte anche durante la stagione ma sono mancati i leader e sopratutto qualcuno che guidasse la “macchina” a dovere. Il Renon ha fatto un’annata bellissima da novembre in poi, ma sul più bello si è trovata un po’ a corto di giocatori causa infortuni e un Asiago con un portiere e una squadra in grande condizione.

Dalle prima mosse ufficiali di mercato sembra che l’Asiago stia cercando di confermare il numero maggiore di giocatori, stranieri compresi. E’ un’inversione di tendenza rispetto alle scorse stagioni, che ne pensi?

Mi sembra un mossa logica, più si cambia più si rischia di sconvolgere l’alchimia della squadra, bastano alcuni inserimenti giusti e la squadra è fatta; più semplice di cosi. Il ciclo di questa squadra potrebbe durare ancora qualche anno se riesce a tenere insieme il blocco che la compone.

Dall’altra parte della classifica invece troviamo il Cortina; che è successo a questa squadra?

Ogni anno c’è qualcuno che resta fuori, quest’anno è toccato al Cortina. Bisogna dire che c’è stato molto equilibrio per la gran parte della stagione e questo può riservare molte sorprese. Quando è arrivato Mckey sulla panchina della squadra ampezzana ha fatto parecchi risultati positivi salvo poi perdersi strada facendo nel grande equilibrio dove tutti battevano tutti. Prendiamo il Brunico che fino a Natale ha giocato alla grande salvo poi nella ultima parte della stagione dove ha perso moltissime partite, o il Val Pellice che ha battuto diverse volte il Bolzano e così via. Certo anche forse la profondità della squadra ampezzana non è stata quella che si pensava all’inizio e poi quando le cose non vanno non è facile raddrizzarle.

Hai citato il Val Pusteria che effettivamente era partito veramente bene, a cosa è dovuto il vistoso calo nella fase finale del campionato?

Il Val Pusteria aveva una squadra molto rinnovata e ha giocato con molto entusiasmo finché le cose sono andate bene, poi gli altri hanno preso le misure e le cose sono cambiate. Forse in avanti la squadra era molto dipendente dalla seconda linea con Sirianni, Oberrauch e Desmet.

Un’altra squadra delusa della stagione è sicuramente il Bolzano, due obbiettivi importanti mancati.

Il Bolzano non ha mai avuto le sembianze di una squadra. Troppi cambiamenti di linea senza mai trovare il bandolo della matassa, senza mai sapere bene chi, dove e come. Certo molti giocatori con nomi importanti ma niente altro, alla fine si sono visti solo i giocatori locali lottare fino all’ultimo.

Un’altra delusione è giunta dai mondiali tedeschi dove l’Italia è stata retrocessa, si poteva fare di più?

Direi che può essere scontato sostenere che l’Italia ha deluso, se andiamo a vedere la consistenza del nostro movimento ci rendiamo conto che giochiamo in poche località a hockey e che sono pochissimi i praticanti di questo sport in Italia. Non parlerei di una delusione, direi che se analizziamo i mondiali abbiamo perso una buona occasione per restare in gruppo A che a mio avviso è più facile che vincere un gruppo B, anche se quello del prossimo anno a Budapest, salvo sorprese, potrebbe essere a nostra portata. Purtroppo l’Italia non ha prodotto molti buoni giocatori negli ultimi anni. Il più giovane che gioca regolarmente è Fontanive, che se non mi ricordo male ha 25 anni.

Siamo andati vicino al nostro “miracolo sul ghiaccio” sfiorando la vittoria contro gli Stati Uniti, sarebbe stato un bel biglietto da visita per il nostro movimento secondo te?

Sarebbe stato meglio restare in gruppo A, vincendo contro gli USA sarebbe solo servito a quello e per le statistiche. Il nostro movimento ha bisogno di altro!
Ma non chiedermi di elencartelo perché mi sono rassegnato che in Italia è più facile fare un passo in avanti e due indietro che viceversa.

Com’è stato il tuo lavoro quale rappresentate dei giocatori in seno agli organi rappresentati ed il motivo della tua non riconferma

Il mio lavoro era limitato a seguire le problematiche che riguardavano i giocatori o giocatori che si rivolgevano direttamente a me per avere dei chiarimenti su argomenti che riguardavano i regolamenti federali. Poi seguivo la U26 come categoria che faceva riferimento a me. Negli ultimi anni il nostro lavoro si limitava alle nazionali e ai campionati giovanili, qui però io non avevo compiti o competenze.
Credo di essere più un uomo al quale piace agire, fare, avere delle responsabilità, essere coinvolto nei fatti e non tanto un politico. Diciamo che era da un po’ di tempo che mi chiedevo se ricandidarmi o no. Ma prima di prendere la mia decisione definitiva di ritirare la mia candidatura ho voluto capire alcune cose che mi interessavano.

Ultime notizie
error: Content is protected !!