Michael Leighton, la Gialappa’s e Goicoechea.

Michael Leighton, la Gialappa’s e Goicoechea.

Di Max Magi
Nell’ormai lontano giugno del 1990, durante la prima fase dei Mondiali di calcio in Italia, la Nazionale argentina, dopo aver sorprendentemente perso la partita d’esordio contro il Camerun, affronta l’Unione Sovietica in una classica partita da dentro o fuori, con la Gialappa’s band impegnata a commentare l’incontro in diretta radiofonica. In seguito a un contrasto piuttosto duro, Pumpido, il portiere argentino, si infortuna seriamente e viene sostituito da Goicoechea. A quel punto, uno dei membri della Gialappa’s commenta la sostituzione di Pumpido con un sorprendentemente quasi profetico “Ora sì che l’Argentina vincerà il Mondiale!”.

Il resto di quel torneo è storia: i sudamericani vincono 2-0 coi Sovietici e accedono agli ottavi grazie all’1-1 con la Romania, dopodiché battono 1-0 il Brasile ed eliminano Jugoslavia e Italia ai rigori (fondamentale, ovviamente, l’apporto del sorprendente Goicochea), per poi cedere in finale contro la Germania (finalmente priva di quello sgradevole “Ovest” nel proprio nome) grazie a un discusso calcio di rigore concesso ai tedeschi a 5 minuti dalla fine.

Domando perdono per questa blasfemia, ovvero per l’inizio calcistico, ma quell’episodio, con annessa “preveggenza” della Gialappa’s che ancora ricordo come fosse ieri, mi è tornato in mente in mente nel vedere sabato scorso Michael Leighton ottenere il terzo shutout su quattro partite contro Montreal. Ripensando adesso a quando un paio di settimane fa quello stesso Leighton subentrò all’infortunato Brian Boucher in gara 5 contro Boston, pare quasi di sentire la Gialappa’s profetizzare solennemente qualcosa del tipo “Cari ascoltatori ma soprattutto care ascoltatrici, ora potete davvero scommettere i vostri zebedei che quest’anno Philadelphia vincerà la Stanley Cup!”.

Eppure quella sera la forzata sostituzione di Boucher sembrava il segnale definitivo della resa: dai, avete già vinto tre partite su quattro, non abbiamo neanche più il nostro portiere titolare, cercate almeno di non farci troppo male… Solo che invece i Bruins hanno deciso di farlo a se stessi, un po’ di male, anzi, un bel po’, andando così a fare di Leighton gli 11.250 dollari meglio spesi dai Flyers in tutta la loro storia.

Un episodio, quell’infortunio al povero Boucher, che ha di certo cambiato la storia dei playoff della Eastern Conference e che ha fatto sì che Leighton spodestasse il buon Halak dal trono di miracle man dell’anno, in quella che è ormai diventata una stagione decisamente contro tendenza per quanto riguarda i portieri. Eravamo abituati a edizioni della Stanley Cup decise da goalies di grande fama, quelli che nel momento che conta è risaputo che non sbagliano mai nemmeno se la notte prima della partita vai sotto le finestre di casa loro a suonare tromba e tamburo fino all’alba, e invece quest’anno sono usciti prematuramente dai giochi, a volte anche con prestazioni sconcertanti, i vari Fleury, Brodeur, Luongo e Miller, mentre alla ribalta sono saliti nomi nuovi come appunto i già citati Leighton e Halak, oltre a Nabokov e soprattutto Niemi.

Una brusca svolta che tenderà a durare? Ci risentiremo l’anno prossimo per una prima risposta, ma intanto godiamoci il ritorno in finale dei Chicago Blackhawks dopo 18 anni; davvero superba la loro serie contro gli assai quotati Sharks (a Ottawa, dopo l’uscita dei Senators dai playoff per mano di Pittsburgh, hanno comunque trovato modo di gioire se non altro per l’eliminazione del tanto vituperato Heatley…), mentre stasera al Wachovia Center i Flyers giocano contro i Canadiens il loro primo matchpoint per tornare a disputare una finale da cui mancano dal 1997, quando i Red Wings se li mangiarono in quattro bocconi e Darren McCarty si fece beffe di Janne Niinimaa andando a realizzare un gol di rara bellezza. Sarà forse l’ultima occasione per Jaroslav Halak di riprendersi alcuni di quei riflettori che Leighton gli ha sottratto negli ultimi giorni.

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