Il Canada ha fame (di hockey)

Il Canada ha fame (di hockey)

Di Max Magi
Pur vivendo in Canada, in questi giorni sto seguendo da buon europeo pure i campionati mondiali di hockey in Germania, cercando però di non farmi distrarre troppo dai playoff della NHL, quest’anno più belli e appassionanti che mai. Seguo con affetto la mia Svizzera, ma soprattutto sono rimasto affascinato dalle immagini dello stadio che ospitava la partita inaugurale fra Germania e Stati Uniti.

That’s wunderbar!“, titolava sabato un quotidiano di Ottawa sopra una splendida foto della Veltins Arena di Gelsenkirchen gremita da 77mila persona venute tutte lì per vedere una partita di hockey e non di calcio (ma ipotizzo che in quel titolo si mal celasse pure un pizzico di piacere per la sconfitta degli odiati cugini “meridionali”). Questa, però, è una delle pochissime occhiate che il pubblico e i media canadesi hanno dedicato all’evento tedesco, e i motivi di tanto scarso interesse rivolto oltreoceano sono più di uno.

Anzitutto si stanno giocando (come del resto sempre capita durante i Mondiali) i playoff della NHL, quest’anno per giunta con ben due squadre canadesi ancora in lotta per arrivare alle finali di conference, e questo sì che è un evento! Poi ovviamente il fatto che, sempre a causa dei playoff, le nazionali rappresentate in Germania non siano le migliori possibili (al contrario di quelle olimpiche, tanto per intenderci) toglie ulteriore interesse.

Infine c’è il discorso di un hockey decisamente diverso, giocato su piste più estese come dimensioni (sembrano quasi dei campi da calcio, mi sono sentito dire più di ogni volta di fronte ad un paio di buone birre) e quindi meno intenso, se non altro fisicamente, mentre ai canadesi piace proprio l’intensità di questo sport. Accidenti, quanto la adorano! Un’intensità che a quanto pare si può trovare soprattutto (o soltanto?) in due situazioni: i playoff, appunto, e l’hockey junior, che da queste parti riempie di tifosi le arene di ogni paesino che abbia una squadra nelle leghe minori. Sono ad esempio convinto che in nessun’altra nazione esista un interesse smodato per i Mondiali under 20 come in Canada.

Insomma, se togliamo ad una partita di hockey le ridotte dimensioni di un rink canadese e la possibilità di fare liberamente a cazzotti, allora togliamo buona parte dell’interesse che un tifoso canadese può mostrare per una partita. E se a tutti questi deterrenti aggiungiamo infine il problema del fuso orario, che crea problemi per chi lavora o studia, non deve stupire che a distrarre ogni tanto l’attenzione del suddetto tifoso dalla rovente fase finale della NHL non siano i Mondiali, bensì la telenovela dello spostamento delle franchigie, che ormai non si ripropone più solo in estate ma durante tutto l’anno.

Prendiamo ad esempio l’atavica questione del fallimento dei Phoenix Coyotes. L’anno scorso saltò fuori Monsieur Balsillie, il magnate della Blueberry, presentandosi con tutte le carte in regola per traslocare l’intera squadra su a Hamilton, Ontario. Fu un tormentone che arrivò a generare siti internet e gruppi su facebook per la raccolta di nominativi a favore dell’iniziativa. Ovviamente ci fu il veto di Mr. Bettman con minaccia di battaglie legali, ma questo non spense né le iniziative in proposito né tanto meno la voglia del popolo canadese di avere altre squadre professionistiche all’interno dei propri confini.

Ecco quindi che adesso rispunta il nome della gelida città di Winnipeg, ovvero di quella sorta di trait d’union fra le squadre dell’est e del lontano ovest canadese di cui molti sentono la mancanza. Sì, perché, ricordiamolo, come dicono a nord degli Stati Uniti, hockey is Canada’s game, ed essere rimasti con sole 6 squadre nella NHL è quasi un’onta, per loro, nonostante si possa comunque contare su una foltissima presenza di giocatori canadesi in tutte le 24 squadre statunitensi.

Bene, Winnipeg sia, dunque! Proviamo pure con questa, and let’s make it seven! E se in uno dei tanti pub attorno a casa non trovo mai nessuno con cui parlare dei Mondiali tedeschi, di sicuro c’è sempre chi, nell’offrirmi una birra, mi domanda cosa diavolo aspetti la NHL a riportare i Coyotes nel Manitoba o in qualunque altra regione canadese.

Già, perché qui c’è una fame di hockey che non può essere certo un campionato mondiale a placare. E quando qualcuno parla di enormi svantaggi nel fondare (o in questo caso nello spostare) in Canada una nuova franchigia NHL, a me francamente viene da sorridere, perché se è vero che a Ottawa quest’anno la crisi economica si è evidentemente sentita anche sugli spalti, visto il sensibile calo di presenze, andate a vedere cosa succede nelle arene canadesi in generale e poi ne riparliamo.

Toronto? Stagione tremenda, assolutamente da dimenticare, come purtroppo capita ormai troppo spesso, però nell’ACC il tutto esaurito era all’ordine del giorno. Edmonton? Se un campionato del genere l’avessero fatto gli Stars, alla Dr. Pepper Arena si sarebbero viste al massimo tremila persone a partita… Non parliamo poi di Vancouver, Calgary e soprattutto Montreal, dove in questi giorni il tifo e la passione stanno raggiungendo il top della sana follia grazie ad una serie leggendaria, arrivata ora a gara 7, contro i Penguins.

E allora, seriamente, davvero una nuova franchigia NHL in Canada sarebbe sconveniente? Io ce ne metterei dentro almeno altre tre, guarda un po’!

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