Un viaggio… Bellissimo!

Un viaggio… Bellissimo!

Dopo aver assistito all’amichevole Italia-Russia giocata venerdi sera ad Asiago, ho avuto la possibilità di fare il viaggio di ritorno verso Milano in compagnia di Vince Bellissimo, in procinto di fare ritorno in Canada. Quale miglior occasione per potergli rivolgere alcune domande?

Ciao Vince, quando sei arrivato hai dichiarato che eri venuto per vincere, possiamo dire che hai mantenuto la promessa?

Si, sono molto felice: abbiamo vinto e vinto bene, sono felice per la squadra, per la società, per mio fratello che ha caldeggiato il mio arrivo sull’Altopiano.

Quando hai iniziato a credere che lo scudetto era un obiettivo fattibile?

Credimi ci ho creduto da subito, avevo parlato con Daniel al telefono e mi aveva illustrato le caratteristiche della squadra e da come mi spiegava sembrava che per completare l’opera serviva un giocatore con le mie caratteristiche, poi una volta che ho visto all’opera i miei compagni ne ho avuto la totale consapevolezza.
Un gruppo con tasso tecnico elevato se si pensa a giocatori come Intranuovo, Heinrich, Ulmer, giocatori di sacrificio come Parco, il mio amico Strazza… In più mi hanno piacevolmente sorpreso i ragazzi come Tessari, Benetti, Presti; non mi aspettavo davvero fossero così forti da reggere un playoff sia a livello mentale che fisico.

Quale giocatore ti è piaciuto particolarmente nel nostro campionato?

Il mio giudizio è parziale in quanto alcune squadre le ho potute incontrare solo una volta, ma ti posso dire che come giocatore mi ha molto impressionato Dan Tudin, anche se le prestazioni migliori che ho visto sono quelle fornite da mio fratello Daniel che non a caso è stato nominato MVP del campionato.

Herrington ha fatto un altro “miracle”, non avete temuto che il suo abbandono in finale poteva costituire un problema?

Assolutamente no, in quanto il gruppo a quel punto era forte sia come spirito che come forza tecnica senza dimenticare che a sostituirlo è arrivato John Tucker che io seppur in questa breve parentesi reputo uno degli allenatori più bravi che abbia incontrato in carriera. E credimi di allenatori ne ho avuti moltissimi.

Parliamo della tua carriera, hai girato ovunque, ti sei trovato bene dappertutto?

L’hockey mi ha dato parecchie soddisfazioni, tra le altre cose mi ha permesso di viaggiare molto sia negli Stati Uniti che in Europa, nei primi anni grazie alle esperienze in AHL e ECHL poi in Europa dove ho giocato in campionati prestigiosi come Finlandia, Germania, Austria ed infine Italia.
L’unico posto dove ho avuto problemi è stato a Kuopio in Finlandia, nonostante abbia iniziato bene. Probabilmente non ho avuto feeling con lo staff tecnico.

Sei soddisfatto della tua carriera o hai il rammarico di non aver giocato in NHL?

Sono estremamente soddisfatto, in quanto ho avuto la soddisfazione di essere draftato in NHL (da Florida al 5° giro con il numero 158 dell’anno 2002). Poi credimi, il fatto di giocare nella NHL dipende molto anche da piccoli dettagli tra cui anche la fortuna della necessità della squadra di un giocatore nel tuo ruolo oppure dai rapporti e dal feeling che hai con il general manager della squadra: se non gli vai a genio non c’è nulla da fare, cosi mi sono dovuto “accontentare” di giocare nelle leghe minori.

Quale è il giocatore più forte che hai affrontato in carriera?

Ce ne sono stati molti, tra cui Vanek, ma ora che ci penso il più forte è sicuramente stato Mikko Koivu, un giocatore veramente eccezionale dal punto di vista tecnico e fisico. Ma permettimi una menzione anche per il mio amico Cammalleri, mio amico fin dall’infanzia, e tuttora mio grande amico. Sono molto felice della carriera che sta facendo in NHL, è un bravo ragazzo oltre che giocatore di valore, se lo merita proprio.

Come reputi il livello del campionato italiano rispetto alla DEL tedesca?

Ho sentito da più parti voci di persone che vedono la DEL come un campionato molto elevato rispetto all’Italia, ma credimi non è cosi. Quest’anno ho vissuto in prima persona e a distanza ravvicinata entrambi i campionati e ti assicuro che i top team in Italia potrebbero ambire a posizioni di centro classifica nella massima lega tedesca. A mio parere ho visto che in Italia si è puntato giustamente su giocatori di valore in ruolo delicato come quello del portiere, mentre così non è stato fatto in Germania. E avere un portiere di valore permette alla squadra di fare un discreto salto di qualità.

Che ricordi porti con te di questa esperienza italiana?

Sicuramente il paesaggio, sicuramente il cibo, ma mi ha molto impressionato l’atmosfera dell’Odegar: ho visto tanta partecipazione e tanto entusiasmo che non mi aspettavo. Daniel mi raccontava che la scorsa stagione l’atmosfera era un pò cupa all’Odegar, fortunatamente quest’annno è stato tutto diverso, un clima e un calore umano indescrivibile che non ho provato in nessuna delle leghe in cui ho militato.

Vince complimenti per il tuo perfetto italiano

Oh grazie a me piace parlare italiano, pensa che l’ho ripreso da poco, girando parecchio per l’hockey ho avuto poca possibilità di parlarlo così un po’ l’ho dimenticato ma appena posso lo uso, sono molto attaccato alle mie origini. Il nonno è di Vibo Valenzia e a Toronto abbiamo una foltissima comunità italiana (la più grande fuori dall’Italia) che conta oltre seicentomila persone. Ti dirò che a Toronto dove vivo io potresti vivere anche parlando come unica lingua l’italiano.

Vince com’è la tua situazione contrattuale, ti rivedremo qui ad Asiago il prossimo campionato?

In questo momento sono Free Agent, quindi libero di scegliere il mio futuro. Il cuore e le emozioni che ho provato in questo finale di campionato mi dicono di tornare qui ad Asiago dove ho giocato con ragazzi fantastici anche sotto il profilo umano, però ad onor del vero il mio cuore batte forte anche per mia moglie con cui sto da dieci anni e che purtroppo a causa del lavoro che la occupa in Canada non ha potuto seguirmi nella mia carriera hockeystica. Pertanto in questo decennio ho potuto stare con lei per troppo poco tempo.
Così sto valutando anche diverse opzioni tra cui smettere con l’attività professionistica di modo da poter lavorare nell’azienda di mio padre e stare vicino al tempo stesso a mia moglie. Oppure, altra possibilità, provare a cercare di accasarmi presso una squadra di AHL nella zona di Toronto in modo che almeno quando si giocherebbe in casa potrei stare più tempo con mia moglie.
Per me questa sarà una lunga estate di riflessione, e insieme al mio agente e soprattutto a mia moglie decideremo quale è la scelta migliore per il mio futuro.

In bocca al lupo Vince qualsiasi scelta farai e buon viaggio

Grazie a te per la compagnia, speriamo di vederci presto.

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