Matt Smith: i miei tre scudetti in Italia

Matt Smith: i miei tre scudetti in Italia

Dopo averci illustrato l’attività della Scanlon Creek Hockey International, Matt Smith, nella seconda parte dell’intervista racconta i suoi anni trascorsi a Milano e a Cortina.

Ripercorriamo ora la tua carriera hockeystica in Italia: sei arrivato a Milano nel novembre del 2003 a Campionato in corso: cosa ti ha portato ad accettare l’offerta del Milano Vipers e quali sono state le prime impressioni dopo il primo approccio?

In quella stagione avevo giocato nella Del e le cose non andavano bene tra me e la squadra. Avevo sentito parlare di Milano, erano famosi per la loro organizzazione e in quel periodo stavano cercando un difensore, quindi ho pensato di provarci. All’inizio ho avuto delle perplessità sul livello di gioco perché in quella stagione c’erano alcune squadre dalla serie B, ma le prime cinque o sei erano molto forti. Ancora oggi io e mia moglie pensiamo a quando arrivammo per la prima volta nel nostro appartamento in piazza De Angelis. Eravamo terrorizzati dalla città che ci sembrava così enorme. Il giorno dopo andammo in Duomo e pensammo che era veramente bello e che non avevamo mai visto nulla di ciò prima. Il nostro soggiorno a Milano ci è veramente piaciuto.

all the pics 2422Prima stagione, prima finale playoff contro l’Asiago. In Gara 6, al 29.59, realizzi la rete del 3-2 spiananando la strada alla vittoria finale e alla conquista dello Scudetto. Cosa ricordi di quel momento?

Mi ricordo di quel gol: dopo una ripartenza dal terzo difensivo dell’Asiago mi ritrovai il puck sul mio bastone nello slot, eravamo solo io e Gravel, mi sono girato e  in backhand ho fatto passare il disco tra i suoi gambali. Di quella Serie mi ricordo di aver segnato tirando di prima più di una volta. Non ci potevo credere, anche coach Insam mi diceva di provarci, perchè  ero vicino al goal; da parte mia ero molto nervoso. In seguito ho saputo che anche Jason Muzzatti aveva suggerito ad Insam che avrei dovuto tirare di più.  Dopo gli allenamenti, spesso stavo sul ghiaccio ad esercitarmi a tirare i rigori con il nostro portiere. Credo che pensasse che avrei segnato in partita e fortunatamente aveva ragione.

Nella stagione seguente, quella del lockout della NHL, i Vipers partecipano alla Continental Cup in Ungheria. Alla seconda giornata il programma prevede Vipers-Dinamo Mosca, la gara terminò 3-5. Cosa ricordi di più di quella partita? Il tuo goal del 3-4 nel terzo tempo ha tenuto aperta la gara facendo sognare un’impresa ai numerosi tifosi rossoblu, pensavate di farcela? Quali erano le impressioni della vigilia e del dopo partita?

Quella è stata una grande partita, eravamo abbastanza tranquilli prima di ogni incontro e quella partita non era diversa dalle altre. Pensammo veramente che avremmo potuto batterli, perché la nostra squadra era veramente  forte quell’anno. Alla fine fu una brutta sconfitta da parte di una grande squadra con delle stelle della NHL come Pavel Datsyuk. Al termine dell’incontro eravamo molto tristi ma nel contempo molto soddisfatti dell’andamento della partita. La nostra squadra è stata fortunata a partecipare ad un torneo simile e vincere sarebbe stato un successo enorme. Se avessimo giocato un’altra partita contro di loro, sicuramente li avremmo battuti.

all the pics 613A fine stagione ancora uno scudetto e tu sei protagonista con un goal al Cortina in gara 5 in una serie tirata giunta a gara 7. Raccontaci come è andata.

Non mi ricordo di aver segnato in quella Serie forse perchè ero stanco a furia di rincorrere Matt Cullen per 7 partite,  era veramente terrificante. Loro hanno giocato bene in tutta la Serie, vincere a Cortina sembrava impossibile; Gara 7 fu molto elettrizzante, Rob Di Maio disputò una grande partita. Penso che il Cortina arrivò stanco e il Milano Vipers vinse ancora lo scudetto. Mi è piaciuto molto giocare a Milano perché avevano un’ottima organizzazione: dalla proprietà, allo staff, ai giocatori. Ancora oggi ho molti amici di quella squadra.

n586431658_512729_1058Dopo un’anno trascorso in Nord America, nella stagione 2006/07 torni nel Bel Paese a Cortina. Come mai hai scelto questa squadra?

Nel 2006/07 ho giocato vicino a casa per motivi familiari. Poi sono tornato in Italia, il Cortina voleva che giocassi da loro ad ogni costo, mi dissero che volevano battere il Milano Vipers e questo fu il motivo per cui accettai la loro proposta. Nessun rancore per il Milano Vipers, in cinque anni non avevamo mai perso, ma a me piacciono le sfide. Ho avuto l’opportunità di visitare Cortina quando giocavo con i rossoblu e devo dire che è un bel posto dove vivere.

In quella stagione il Cortina vince il Campionato ai danni del Milano Vipers, tua ex squadra. Cosa significa per un giocatore incontrare in finale la sua ex squadra? Quali erano le emozioni e pensieri in quei momenti?

Quello fu un grande momento sia per l’organizzazione che per me a causa degli alti e bassi della stagione. Lottammo contro il Milano Vipers per tutta la stagione, quindi sapevo che sarebbe stata una Serie molto dura. Loro vincevano sempre, perché erano più fisici di noi, quindi cercai di giocare più pulito possibile senza prendere penalità. Quella stagione ci divertimmo tanto, avevamo una grande affinità tra di noi e passammo dei bei momenti. Penso che il Cortina abbia un’organizzazione e una città meritevoli di vittorie, poiché tante persone lavorano sodo per dare il massimo alla squadra. Mio figlio Matthew Jr nacque proprio durante le finali, le emozioni erano forti e tante: per me e la mia famiglia fu un periodo speciale ed eravamo fieri che il nostro primogenito fosse nato in Italia. Cortina avrà sempre un ricordo speciale nei nostri cuori.

all the pics 265Di quella Serie finale rimane memorabile la scazzottata con Melanson. Un fighting in stile “Old Time Hockey”. Cosa ricordi di quell’incontro di “boxe”?

Sapevo che il Milano Vipers aveva ingaggiato Melanson e che prima o poi l’avremmo incontrato. Durante quella Serie stava giocando molto duro impedendo ai nostri giocatori più esperti di svolgere il proprio lavoro a dovere. Quella rissa fu calcolata bene: stavamo perdendo e pensai che era giunto il momento per farla, lo colpì e lui cominciò a picchiarmi. Il mio primo pensiero fu di lasciarlo fare, sperando che fosse squalificato, non fu così e risposi ai suoi colpi. Il resto è storia, ma comunque ci divertimmo. Dean si congratulò con me alla fine della Serie per la nascita di mio figlio. Ho molto rispetto di lui.

La tua ultima stagione in Italia non fu delle più felici. Cosa non funzionò in quel Cortina eliminato nei quarti di finale dal Fassa?

Penso che la stagione precedente ci impegnò talemente tanto che sarebbe stato difficile ripetersi l’anno dopo. La squadra sembrava non avesse identità, inoltre perdemmo un paio di giocatori fondamentali. Contro di noi il Fassa giocò bene, noi per tutta la stagione avemmo problemi a in fase conclusiva. Quell’anno fu veramente sconcertante, ma ci servì molto per crescere.

Quando hai preso la decisione di appendere i pattini al chiodo?

Decisi di ritirarmi proprio alla fine di quella stagione; avevo dei progetti e volevo tornare a casa, pensai fosse arrivato il momento di lavorarci sopra. Vorrei ringraziare Hockeytime.net e tutta la comunità hockeystica italiana per il tempo dedicatomi.

Grazie anche a te Matt e buona fortuna per la tua nuova attività di scouting.

(foto 1 e 2 di Vipers.mi.it)

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