Strazzabosco: «Il futuro? Di sicuro non resto a Cortina»

Strazzabosco: «Il futuro? Di sicuro non resto a Cortina»

Intervista a Michele Strazzabosco del 22 luglio 2009 alla trasmissione “Spazio Hockey” con Stefano Sala.

Pezzo pregiato del mercato italiano e non solo, Michele Strazzabosco è ancora senza squadra. Come mai? Cortina non ha ancora lanciato l’offerta? Sappiamo che hai parlato con Asiago…

Non sono proprio senza squadra: ho le alternative davanti e devo solo scegliere. Sono sempre stato abituato a prendermela comoda per un motivo o per l’altro. Giugno/metà luglio è un periodo impegnativo per me e prendo un po’ per mano la faccenda hockey da metà luglio in poi, quindi è normale per me essere ancora senza squadra. Mi sto muovendo, sto parlando… ma credo che ormai la decisione sia prossima.

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Michele Strazzabosco col #96 della SG Cortina


Sarà una squadra italiana?

Indubbiamente. Ormai le mie esperienze le ho fatte e credo sia un po’ assurdo adesso, con l’aria di crisi che c’è in giro, andare all’estero. La crisi c’è da noi ma soprattutto fuori che credo sia più forte che in Italia.

Si cercano anche i contratti sicuri: si vedono in questi giorni molte squadre italiane che prendono giocatori importanti perché si sa che alla fine, pensando alle formazioni tedesche e danesi, purtroppo ci sono squadre che lasciano i giocatori senza stipendio qualche mese.

Conosco molti stranieri e ce ne sono un sacco a piedi o con offerte veramente ridicole rispetto ai parametri per cui erano abituati. Per cui alla fine da noi per quanto si senta la crisi è tutto abbastanza accettabile rispetto a quello che c’è all’estero.

Ad Ambrì è arrivato Laporte con cui tu hai vinto il primo scudetto storico dell’Asiago. Ti ha contattato? Sapevamo che era alla ricerca di un difensore.

Ci siamo sentiti ma sinceramente quello svizzero non è certo il campionato adatto a me e alle mie caratteristiche. Vero è che l’hockey ormai è cambiato per cui mi sono adeguato anch’io alle nuove regole, però… Mi aveva cercato quando era in Germania, campionato per cui ero magari più portato come tipo di gioco ma la Svizzera è sicuramente fuori portata e non la prenderei nemmeno in considerazione.

La maglia che andrai a indossare l’hai già vestita o sarà totalmente nuova?

Ancora non lo so. Sicuramente non è quella dell’anno scorso, visto che non ci sono i presupposti. Sul resto sono sincero, non voglio tenerlo nascosto ma sto ancora valutando.

Quindi una squadra italiana che ti preparerà per i prossimi mondiali di Germania. Mondiali che sono lontani ma che sono un obiettivo troppo importante perché l’Italia è rientrata subito e anche inaspettatamente nell’hockey che conta e questa volta cercherà di rimanerci anche se sarà difficile.

Sì, sarà difficile ma penso che l’esperienza dell’anno scorso abbia insegnato qualcosa un po’ a tutti perché nessuno si aspettava che tornassimo subito in serie A. Una squadra si diceva fatta di troppi giovani con alcune assenze importanti per pensare di fare una bella figura. Eppure alla fine costruendo un bel gruppo siamo riusciti ad arrivare lontano. Credo che questo sia il presupposto anche per il futuro, perché i successi che abbiamo avuto in questi anni sono proprio dovuti al gruppo e probabilmente anche la retrocessione subita in Canada è stata proprio perché il gruppo s’è un po’ sgretolato; non c’era più la compattezza nello spogliatoio e ciò ha portato a questi risultati. Su questo siamo maestri. Magari tecnicamente siamo molto inferiori agli avversari ma abbiamo questa capacità di stare insieme, di avere un feeling tra tutti che ci contraddistingue a livello internazionale.

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