Thomas Larkin, nato a Londra da papà americano (di Boston) e mamma italiana ha ricevuto la “chiamata” al quinto giro, come 137esimo assoluto, dai Columbus Blue Jackets diventando così il primo giocatore di scuola italiana ad essere selezionato al Draft NHL.
Tenutosi il 27 e 28 giugno 2009 al Belle Centre di Montreal, il Draft è l’evento dove le franchigie NHL selezionano i giocatori più interessanti delle varie leghe giovanili e non solo.
HockeyTime: Qual’è stata la tua prima sensazione alla notizia della chiamata?
Thomas Larkin: Ero in palestra con un mio amico e stavo facendo un esercizio molto difficile quando ha suonato il mio cellulare. Ho risposto e mi hanno fatto i complimenti, dicendomi che mi avevano appena draftato. Non sapevo cosa dire. Ero esaltato, e ci ho messo un pò per realizzare cosa mi era appena successo.
HT: Boston e Vancouver erano le squadre alle quali era stato accostato il tuo nome per un possibile draft, alla fine sono spuntati i Blue Jackets…sorpreso? E’ una scelta che ti soddisfa?
TL: Per quanto riguarda la squadra che mi ha draftato, non avevo mai parlato ne con Boston ne Vancouver. Columbus, insieme a Florida e Chicago, sono state le squadre dalle quali ho visto piu interesse e quindi non mi ha sorpreso troppo. Sono molto soddisfatto da essere draftato dai Blue Jackets, e’ una squadra giovane e in gamba e sono fiero di essere parte della loro organizzazione.
Anche la città stessa non e male: sono al loro ‘Rookie Camp’ adesso e devo dire che la citta e proprio bella, molto moderna.
HT: A livello di hockey giovanile che differenze hai trovato tra l’hockey italiano e quello nord americano?
TL: La competizione prima di tutto è molto più intensa in America. Sono arrivato a Exeter pensando di essere in grado di farcela per entrare in prima squadra, però a 14 anni ho visto che c’erano più di 30 giocatori piu vecchi e piu grandi di me che volevano quel posto. In Italia purtroppo non c’è abastanza competizione, già solo per il fatto che a ogni livello non ci sono abbastanza giocatori. Però sto vedendo che l’hockey e’ in crescita in Italia e penso che potrebbe arrivare allo stesso livello.
Un altra cosa che ho notato subito è la velocita e l’intensita dell gioco Americano: e’ piu veloce e allo stesso tempo molto più fisico. La preparazione è un altra cosa: in estate i giovani americani possono pattinare ogni giorno se vogliono, il ghiaccio è sempre disponibile. Purtroppo in Italia e molto difficile pattinare tra una stagione e l’altra.
Ma tutto e’ in una fase di crescita: la mentalità sta migliorando.
HT: Sicuramente ora che sei stato scelto da Columbus avrai particolarmente a cuore le sorti di Nash e compagni; prima del draft a chi andavano (o magari vanno tuttora) i tuoi favori come tifoso/appassionato?
TL: In America, prima dell draft, ho sempre tifato i Bruins. Forse era il giallonero del Mastino che mi chiamava, o forse il fatto che il mio padre e’ cresciuto a Boston ed io ci andavo a scuola. Come giocatore mi e’ sempre piaciuto Jeremy Roenick, e al momento penso che il mio giocatore preferito sia Dion Phaneuf. Però adesso, ovviamente, tifo per Columbus.
HT: Pensi di aver aperto la strada all’hockey italiano in america? Cosa dovrebbero fare gli italiani per farsi notare all’estero, a parte giocarci come fai tu?
TL: Mah, non penso di essere stato io ad aprire la strada al gioco italiano in America. Non sono l’unico italiano a giocare in america, ce ne sono un bel pò e anche se non sono stati draftati in NHL non vuol dire che anche loro non stanno facendo strada per l’hockey Italiano in america.
Penso sia sempre stato vero che se sei bravo abbastanza, le squadre ti trovano. Serve anche un pò di ambizione da parte dell’atleta che vuole farsi notare all’estero; ricercare, forse chiamare delle societa nord-americane…
HT: Hai lasciato l’Italia abbastanza presto per andare a studiare e giocare oltreoceano; quando eri in Italia seguiva l’hockey di casa nostra? andavi spesso a vedere le partite?
TL: Giocando a Varese ho sempre tifato per i Mastini e andavo spesso a vedere le partite di serie A il giovedì sera. Tutti i giocatori della prima squadra erano i miei idoli. Adesso tifo sempre per il Varese e spero che possano tornare in Serie A a breve.
HT: In che modo ha contribuito Varese nella tua carriera?
TL: Ovviamente devo tanto a Varese; è grazie ai Mastini che mi sono innamorato del gioco. Specialmente negli anni dopo essere partito per l’America sono sempre stato accolto benissimo dalla societa e li ringrazio per tutto quello che hanno fatto per me.
HT: Pensi di tornare un giorno a giocare in Italia un giorno?
TL: Ho sempre avuto il sogno di tornare in Italia un giorno, se non per giocare almeno per viverci insieme alla mia famiglia. Non so dove l’hockey mi porterà, però spero di poter tornare in Italia un giorno. Bisogna vedere.
Un grazie a Thomas Larkin e alla Colgate University per la gentile disponibilità.