Intervista a Thomas Laconi

Intervista a Thomas Laconi

HockeyTime: Legato professionalmente al Ritten Sport ma di cuore Bolzanino. Comunque la guardi per te è stata un’annata particolare no?

Thomas Laconi: Proprio così. Era la finale che sognavo ad inizio anno, sembrava un sogno ma alla fine è diventata realtà. Sono contento di avere assistito ad un derby emozionante e ricco d’intensità, di battaglie ma soprattutto, di gente. Vedere sempre gli stadi stracolmi di gente è stata già una vittoria. Alla fine sono contento per Bolzano, che dopo anni di sofferenze di umiliazioni, è riuscito a rialzare la testa, anche se la strada per riallacciare il rapporto tra società e pubblico, è ancora lunga. Lo scudetto è un primo, importante passo in questo senso. Su Renon posso solo dire una cosa: peccato. Hanno dominato la stagione ma alla fine hanno raccolto una grande delusione. L’obiettivo era lo scudetto, è mancato poco, forse l’esperienza o le energie mentali, alla fine il sogno è rimasto tale e forse, da quel giovedì, si è chiuso un ciclo triennale molto intenso, dove è mancata la classica ciliegina sulla torta..

HT: Cominciamo dalla tua “parte” bianco rossa, cosa significa per una squadra come il Bolzano tornare al successo?

TL: Significa dare un calcio a otto anni di tragedie sportive. Bolzano è un po la storia dell’hockey ma in questi anni si è perso un po per strada. Colpa di alcune scelte di mercato o tante altre questioni, adesso è tornato lo scudetto che deve essere un nuovo di partenza. Seguo i colori biancorossi da quando avevo 5 anni, il mio compianto papà, sardo di nascita, mi portava al palazzo perché sapeva che per me era una passione autentica, pura. Difficile chiaro tornare ai tempi d’oro dell’hockey, certi giocatori non li vedremo più: vedere però lo stadio pieno e tanto entusiasmo mi ha portato dietro nel tempo. E’ un bene per Bolzano e per l’hockey italiano, rivedere così tanta gente allo stadio. Anche se contro il Milano ne avremmo vista ancora di più, perché è quella, la vera sfida dell’hockey made in Italy.

HT: Però il Bolzano è partito male in campionato, ad un certo punto la svolta secondo te dovuta a cosa?

TL: La cacciata di Mckay è stata decisiva, ma forse, visto il talento e gli uomini a disposizione, mi rifarei alla disamina del mio amico Luca Ansoldi, che mi ha detto più volte che questa squadra era stata costruita per uscire alla distanza. Alcuni giocatori, vedi Corupe, Mihaly, Borgatello e Rolly Ramoser, sono uomini playoff, gente con una certa esperienza. Il talento e la profondità, non mancavano di certo: è arrivato Jary Helle, il tattico, la squadra ha ritrovato fiducia dopo i quarti di finale vinti contro le civette, e si è praticamente trasformata. Contava il gruppo ma soprattutto, la fame di vittoria: Bolzano ha dimostrato di averne anche se, roster alla mano, rimango sempre convinto che Renon avesse più talento a livello individuale. Serviva un Bolzano operaio, il vecchio cuore biancorosso, e alla fine ecco il capolavoro.

HT: Mentre per il Ritten Sport è la seconda sconfitta in finale in due apparizioni continue….

TL: A Collalbo sono mancati ancora una volta gli uomini decisivi. Contro il Milano il discorso era diverso, in quanto la differenza tra le due squadre era abissale, o quasi. Quel Renon era la sorpresa del campionato, quest’anno il discorso era diverso. Sono arrivati stranieri di ottimo livello e l’intento era quello di fare il salto di qualità, i soldoni, vincere. Alla fine è andata male, forse per colpa di quella semifinale dove il Fassa ha messo a dura prova le energie fisiche e mentali del Renon. In finale Renon è partito benissimo, anche troppo, poi il Bolzano è uscito alla distanza. tanto di cappello ai locali, agli italiani, Dorigatti, Egger e Bustreo su tutti, ma qualche straniero, Tuzzolino in primis, non ha trascinato a dovere la squadra nel momento chiave della stagione. Altri stranieri come Smith e Astashenko, sono crollati alla distanza. la chiave sta tutta qui: sono mancate le stelle, che si sono spente nel momento più importante. E qui che si vede la consistenza di certi giocatori: puoi strafare tutto l’anno, a suon di gol e assist, ma se alla fine, ti nascondi dietro alla tua ombra e fai un passo indietro…allora resterai sempre un buon giocatore ma nulla più..

HT: Bolzano vs Ritten Sport, comunque la si guardi la sfida finale segna la rinascita dell’hockey dell’Alto Adige no?

TL: Proprio così. L’hockey altoatesino è tornato, grazie allo scudetto del Bolzano, alla crescita esponenziale di una piazza come Renon, senza dimenticare la straordinaria voglia di hockey di Brunico, la piazza più calda in assoluto. E’ bello costatare questa rinascita, bisogna lavorare e fare ancora meglio, perché l’hockey altoatesino, visto il seguito di gente, di interesse mediatico, è un bacino importante per attirare ancora più sponsor..vedremo, la base è buona, ma tutto il movimento deve porsi come obiettivo quello di puntare a crescere sempre più, perché gli esami non finiscono mai.
E poi se non si investe, soprattutto a livello economico, il ritorno non sarà mai garantito.

HT: Secondo te qual’è stata la squadra rivelazione e quella che ha maggiormente deluso i propri sostenitori?

TL: La rivelazione certamente il Fassa. Una piazza che ha dimostrato che il lavoro con pochi mezzi può pagare sempre, a patto che ci sia unità d’intenti e voglia di crescere. Tanto di cappello a Roberto Ongari, ai suoi ragazzi, al suo staff. Nota a a parte la merita Stefan Mair: giovane ma con una voglia di lavorare incredibile. E’ lui l’uomo del futuro nel nostro hockey, ha le capacità per diventare l’erede di Adolf Insam. La delusione? L’Alleghe, fuori discussione. E’ partita con grandi propositi, grandi investimenti ma è mancata la forza del gruppo. I locali non hanno la mentalità per raggiungere certi traguardi, qualche straniero tanto decantato ha reso molto meno rispetto alle aspettative (harder in primis). Il discorso non riguarda però Ron Ivany e Guenter Hell: il primo non ha potuto lavorare con tranquillità, sopraffatto dalla negligenza di qualche “furbone”all’interno dello spogliatoio mentre Gunne ha mostrato il suo valore e la sua grande professionalità. A loro tanto di cappello.

HT: Vorrei chiederti tre nomi, i migliori di ogni reparto del campionato italiano nazionali o stranieri che siano

TL: Phil Groeneveld, Christian Borgatello e Greg Watson; coach Stefan Mair, tutta la vita.

HT: Adesso invece tocca alla nazionale impegnata in Canada, qual’è il traguardo a cui può giungere il nostro team?

TL: Credo che possa raggiungere la salvezza….d’altronde noi italiani siamo abituati ai miracoli. Sarà dura ma ho fiducia, c’è u bel gruppo, vedremo.

HT: Tornando al nostro campionato puoi tracciarmi un tuo giudizio in merito al primo anno di gestione del campionato dalla nuova Lega?

TL: Era l’anno zero ed è difficile dare un giudizio approfondito. La Lega è partita e questa è forse la notizia più importante. C’è tanto lavoro da fare ma è soprattutto basilare che ogni società investa su tutto il settore per migliorare il prodotto hockey. Non basta allestire una squadra e porsi degli obiettivi, bisogna che ogni società crei le condizioni per migliorare la propria visibilità, attraverso nuove iniziative, operazioni di marketing, cercando di catturare l’interesse di media e sponsors, senza dimenticare i tifosi. L’immagine è fondamentale, ma per fare funzionare la macchina Lega, è fondamentale che ogni società, sia di A1 che di A2, faccia un passo indietro e raggiunga compromessi che portino ad un’unità d’intenti, indispensabile per lavorare di squadra. Certo, bisogna fare sacrifici, ma senza quelli è impensabile allargare la base di questo sport, facendone lievitare l’interesse su scala più ampia. Io ci credo, ci mancherebbe.

HT: Oltre all’hockey “scritto” ha ormai preso piede con grande gioia dei tifosi la TV via web e tu sei la voce delle sintesi dei match bolzanini su sportnews.bz, raccontaci questa nuova esperienza.

TL: Un’esperienza nuova e molto coinvolgente. Un progetto iniziato quest’anno e che ha avuto un successo incredibile: basti pensare ai contatti, tantisimi appassionati di hockey hanno seguito le sintesi e le partite in dirette del bolzano, ma credo che tutto ciò abbia rappresentato soprattutto un nuovo punto di riferimento per tutti i tifosi. Si tratta di un investimento, se andiamo a considerare il costo dell’operazione, con la regia, il montaggio, i cameramen, oltreché il coordinamento generale delle operazioni. Trattandosi di professionisti (4 tra operatori, registi e addetti al montaggio), un bel sacrificio. Il ritorno però è stato grandioso: tutti hanno apprezzato l’iniziativa, che verrà riproposta anche il prossimo anno. Dal punto di vista personale, la Tv via Web mi ha permesso di crescere e di fare esperienza e di questo devo ringraziare Alex Tabarelli e il Bolzano, che mi hanno dato questa chance molto importante. Certo, la radio rimane la prima passione, ci mancherebbe..

HT: Perfetto, grazie Thomas.

TL: Solo un ringraziamento se mi è concesso: ai miei amici dell’hockey, Michele Bolognini, tutti i radiocronisti, a coloro che credono in questo meraviglioso sport e naturalmente, alla redazione di hockeytime…a presto Thomas Laconi

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