Armando Chelodi lascia l’HC Egna per mancanza di copertura dello stadio

Armando Chelodi lascia l’HC Egna per mancanza di copertura dello stadio

Comunicato stampa

Armando Chelodi decide di lasciare l’HC Egna Krombacher ed indica come motivo principale la mancanza di copertura della Wild Goose Arena. La notizia ad Egna suscita sconforto e discussioni e rattrista soprattutto il presidente Ivo Visintin, che è stato informato dal giocatore stesso in furia e fretta. Le motivazioni concrete di Chelodi indicano la sua impossibilità di rimanere ulteriormente ad Egna a queste condizioni.

Le sessioni di allenamento ad ora tarda, quando la squadra non può disporre della Wild Goose Arena e, quindi, rientro a casa spesso dopo la mezzanotte. Il rischio di sconfitte a tavolino in caso di pioggia durante le gare in corso (per ben due volte l’HC Egna ha dovuto subire lo 0-5), che gravano sulle prestazioni e sulla classifica della squadra. Il divieto assoluto di supporto musicale alle gare casalinghe, che soffoca gran parte del divertimento e clima hockeistico e che ricade sulle motivazioni dei giocatori. Nella fase topica del campionato, i playoff, la squadra deve ritornare a fare i bagagli ed a “vagabondare” in strutture diverse, non proprie. Con tutti questi handicap, il tardo ritorno a casa da allenamenti quasi notturni, i problemi di trasporto e lavaggio dell’attrezzatura, che stenta ad asciugarsi in tempo per l’uso, Armando Chelodi non riesce più a convivere e lo ha comunicato alla società.

“Capisco le motivazioni che spingono Armando verso una decisione del genere. Per il momento, tutto quello che posso garantire è la mia disponibilità a fare tutto il possibile affinché i giocatori si sentano a proprio agio ad Egna. È un mio dovere, curare la società, i giocatori, il vivaio e tutti i miei volontari, affinché il lavoro, in un contesto di hockey amatoriale, sia piacevole. Naturalmente siamo confrontati con il problema dello stadio e, di anno in anno, diventa sempre più difficile svolgere un lavoro professionale, anche solo nel settore delle giovanili. Quindi, è ovvio che il dispiacere sia grande nel vedere giocatori come Armando, che lasciano l’HC Egna proprio per questi motivi”, questo il commento a caldo di un Ivo Visintin visibilmente deluso.

In questo senso, il presidente non riesce ad evitare di collegare la decisione di Chelodi con l’interminabile dibattito sulla situazione e le problematiche legate allo stadio di Egna.

“Devo ammettere, che la proposta del contratto biennale a Chelodi è nata nella convinzione, che la costruzione del nuovo impianto di gioco fosse imminente. Oggi, osservando l’area destinata a questo progetto e constatando che non è stato mosso ancora un granello di polvere, siamo consapevoli che l’attesa minima sarà di almeno altri due anni – sempre che del progetto se ne faccia ancora qualcosa – e quindi posso capire lo stato d’animo del giocatore. Di anno in anno è sempre più difficile convincere certi giocatori a venire ad Egna ed in condizioni diverse saremmo sicuramente già riusciti ad ingaggiare qualche giocatore molto valido, che invece si è accasato altrove. Non bisogna andare neanche tanto lontano per trovare una spiegazione valida. Se ho la possibilità, a parità di remunerazione, di scegliere tra due posti di lavoro, uno in un ufficio climatizzato e riscaldato e l’altro in un container freddo e scomodo, allora la scelta non pare tanto difficile. Basti pensare a quello che ognuno di noi deciderebbe.”

Con tutte le qualità positive che una società possiede, è quindi chiaro, che non basta più far sentire a proprio agio i giocatori, se poi manca l’infrastruttura adatta per lo svolgimento dell’attività. L’obiettivo dell’HC Egna è, ovviamente, quello di ingaggiare giocatori molto validi, come già fatto negli ultimi anni. Basti pensare che ad Egna hanno giocato campioni come Englbert Rassler, il campione del mondo Drahomir Kadlec, i topscorer Matt Gorman e Milan Blaha, l’ex portiere NHL Phil DeRouville ed altri. Questo obiettivo è il minimo che la società possa fare per tutti i suoi tifosi, i collaboratori e volontari, gli sponsor, i ragazzi che militano nelle giovanili e per tutte quelle persone che credono e sostengono con grande spirito di sacrificio questo progetto. Dall’altra parte bisogna, però, considerare anche il sempre crescente impegno, che in queste condizioni di lavoro sta toccando il limite del sostenibile per una società sportiva amatoriale.

“In questo senso”, conclude Ivo Visintin guardando in avanti, “è in gioco il futuro di questa società sportiva, che in oltre 40 anni di attività è diventata parte integrante dell’hockey italiano e si è guadagnata la stima ed il rispetto dell’ambiente in cui opera”.

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