Un italiano agli antipodi: Intervista ad Amadeus Schifferle

Un italiano agli antipodi: Intervista ad Amadeus Schifferle

di Francesco Seren Rosso

Molti d’estate, anzi quasi tutti, d’estate vanno in vacanza, hockeysti compresi, ma Amadeus Schifferle fa eccezione: dopo aver disputato il campionato di serie A2 con la maglia dei Vipiteno Broncos, con cui è arrivato fino alla semifinale dei playoff, è ora in Nuova Zelanda impegnato per il campionato locale con i Southern Stampede.
La lega neozelandese (NZIHL) vede al via quattro formazioni, Botany Swarm, Canterbury Red Devils, Southern Stampede e West Auckland Admirals, e dopo due partite disputate la classifica vede al comando gli Swarm a punteggio pieno davanti a Stampede e Red Devils a quota due punti, ultimi gli Admirals ancora fermi al palo.
Dopo due partite disputate lo score di Schifferle parla di un gol ed un assist, con sei minuti di penalità. Abbiamo contattato via email il giocatore per porgli alcune domande su questa esperienza.

HockeyTime: Come mai ha deciso di andare a provare questa esperienza?
Amadeus Schifferle: È semplice da spiegare come ho deciso di andare in Nuova Zelanda, volevo di nuovo giocare a hockey. L'anno scorso a Vipiteno sono stato più fermo sulla panchina che sul ghiaccio. Stavo molto male per non poter praticare lo sport che mi dà più soddisfazione. Volevo già lasciare l’hockey, ma con l’aiuto del mio amico Luca Fusoni, che tra l’altro era anche assistente allenatore, ho continuato. Senza di lui non sarei in Nuova Zelanda e lo devo tanto ringraziare, perchè lui mi ha dato le informazioni che mi mancavano. Logicamente sono anche un tipo un pò fuori testa, che ha tanto coraggio a fare una cosa del genere. Penso che tanti ragazzi della mia età avrebbero la possibilità di andare all’estero, ma non hanno la fiducia in sè stessi. Io non ho chiesto: "Come? Perchè? Quanti soldi? Quando? Quanto tempo?" Mi sono comprato un biglietto aereo e sono partito. La squadra in cui gioco sapeva che venivo e che volevo giocare con loro, oltre a ciò nulla era organizzato.

HT: Come ti trovi a Nuova Zelanda?
AS: Abito in un piccolo paese di nome Queenstown. Stò benissimo! Fino adesso ho incontrato solo gente simpatica e molto giovane. Tutti della mia squadra mi hanno aiutano a trovare lavoro, a trovare una macchina, a trovare un appartamento. Fino adesso ho trovato macchina e appartamento. L’unica cosa che mi serve ancora è un lavoro fisso, fin’ora ho trovato lavoro solo per qualche giorno. Qui lo stipendio è settimanale. Inoltre dò anche lezioni di hockey ai privati allo stadio di Queenstown.
Il paesaggio è bellissimo e grazie all’hockey ne vedo di diversi e non solo quello di Queenstown, ma anche giocando fuori casa.

HT: Com’è il livello di hockey?
AS: Penso che il livello dell’hockey sia molto buono in confronto alla possibilità di praticare questo sport qui. Ci sono solo 6 stadi del ghiaccio in tutta la Nuova Zelanda, due a Auckland al nord dell’isola e 4 nel sud dell’isola. La stagione di hockey in Nuova Zelanda, anche quella giovanile, non è lunga, dura da metà maggio a metà settembre. Questo limita la possibilità di sviluppo. Io penso che qui ci siano tanti talenti, ma il loro problema è che loro non hanno la possibilità d’allenarsi come in Italia o in altri posti al mondo.
Qui ci sono 1.589 tesserati giocatori (in confronto, la Spagna ne ha 263, la Slovenia 766 e la Polonia 2.075).
Quest’anno la squadra nazionale aveva solo giocatori che sono nati e cresciuti in Nuova Zelanda. Era la più giovane squadra nazionale di tutti i tempi ed hanno vinto i mondiali di 3° divisione con solo tre giocatori sopra i 23 anni e neanche uno sopra i 30 anni.
La mia squadra, i Southern Stampede di Queenstown, è formata da 11 giocatori della nazionale più 3 canadesi. Sono ammessi solo 5 stranieri. La NZIHL (New Zealand Ice Hockey League) è una Lega molto giovane. Quest’anno è la sua terza stagione e ogni anno aumenta l’interesse della gente. Nei prossimi anni vogliono fare un collegamento con l’Australia, così nel futuro ci saranno più squadre.

HT: Tornerai in Italia a fine campionato? In che squadra?
AS: Sì, ho in programma di tornare in Italia, ma non si sa mai cosa può succedere. Voglio tornare e dimostrare a me stesso e a tutti quelli che mi criticano, che sono un forte attaccante che può giocare in serie A2 e forse in futuro anche in serie A1. So che è una strada molto difficile ma sono pronto per la sfida.
Non sono sicuro se giocherò un’altra stagione a Vipiteno. Sò che a Vipiteno ci sono tanti giovani giocatori. Sono tanti e forse anche troppi. L’anno scorso per me non c’era posto nella squadra, per questo motivo penso di cambiare. Dipenderà anche dalla mia società che ha il mio cartellino. Se una squadra mi vuole, decide sempre il Vipiteno. Penso, che non sia tanto un problema cambiare. Adesso non sono sicuro dove giocherò. E se non trovo posto in Italia (Vipiteno) mi faccio di nuovo una stagione all’estero, perchè l’hockey lo giocano in tutto il mondo.

HT: Quali sono le più grandi differenze di stile di vita tra la Nuova Zelanda e l'Italia?
AS: Per me devo dire non è cambiato tanto. Vado a giocare ad hockey, in palestra e a lavorare, come ho fatto a casa. Naturalmente Queenstown, il posto in cui vivo, non è per niente come Vipiteno. E’ una città per pazzi sportivi. Ci sono tanti giovani, che fanno vacanze qui e provano tutti gli sport estremi, dal rafting al shotover jet, dal bungee jumping al cliff wing e lo sky diving, e tante altre cose per divertirsi. Ci sono tantissimi pub e anche tante feste. A Queenstown c’è anche tanto turismo legato allo sci, un lago grandissimo e un panorama straordinario. Gli aborigeni si chiamano maori, hanno tanti tatuaggi e ne ho visto anche alcuni che si fanno dei tatuaggi in faccia. Mi sono informato ed è una tradizione tra di loro. Sono molto contento di essere qui a fare questa esperienza e a conoscere un’altra cultura. E’ tutto un pò mescolato, a Queenstown, c’è gente da ogni parte del mondo. Penso che siano più aperti mentalmente rispetto a noi. Il modo di pensare è completamente diverso. Qui sono sempre allegri, simpatici, gentili e cercano di aiutarti in qualsiasi cosa.

HT: Qual è l’interesse della gente per il campionato?
AS: L’interesse è molto alto e aumenta di anno in anno. A Queenstown a partita ci sono circa 500 spettatori. Per le partite fuori casa ci seguono circa 300 tifosi, anche se devono viaggiare per più di 6 ore.
Mi hanno detto che alle finali l’interesse aumenta ancora e ci saranno sui 1000 spettatori.

HT: Come si potrà piazzare la tua squadra al termine della stagione?
AS: Tutti nella mia squadra vogliono vincere per la terza volta il campionato. I primi due anni ha vinto proprio la mia squadra, anche se l’anno scorso è stato molto difficile. Quest’anno diventerà ancora più difficile, però se vinciamo per la terza volta, riceveremo tutti un anello d’oro.
Non conoscendo ancora tutte le squadre non posso dire nulla, ma darò tutto il possibile per poter vincere questo campionato.

HT: Vai d’accordo con i tuoi compagni di squadra?
AS: Si vado tanto d’accordo con i miei compagni di squadra. I primi 10 giorni convivevo con Braden Lee e Brett Speirs (due compagni di squadra, ndr) in un appartamento bellissimo vicino al lago. Dopo mi ha ospitato la famiglia Lee, dove ho conosciuto il fratello di Braden, Ryan Lee, anche lui della squadra.
Adesso ho affittato un appartamento con il canadese Jeff Bonazzo, anche lui straniero nella squadra come me. Ho fatto già tante amicizie che dureranno per tutta la vita.

HT: Tra di loro, c’è qualcuno che potrebbe avere una chance nel nostro campionato?
AS: Penso che ci siano giocatori veramente forti che potrebbero anche giocare nel nostro campionato in serie A2; ma non si sa mai prima di non aver provato. Talenti ci sono, ma manca forse il passaporto giusto, perchè chi si compra un giocatore della Nuova Zelanda?

HT: Come si svolge la tua giornata tipo?
AS: Se non devo lavorare, mi alzo, vado in città, mi compro un giornale e bevo un caffè leggendo le pagine degli annunci di un lavoro, se trovo quello adatto a me mi vado a presentare.
Di sera normalmente abbiamo allenamento. Tutti i giocatori prima dell’allenamento vanno in palestra, così anch’io. Dopo l’allenamento vado a casa a mangiare e dormire.
Il fine settimana, venerdi e sabato spesso abbiamo due partite e dopo la partita si festeggia come dapertutto.

HT: Che differenza c’è a livello di organizzazione della squadra rispetto all’Italia (staff, trasferte, ecc.)
AS: Devo dire che tutto è organizzato in maniera professionale.

Si ringraziano Amadeus Schifferle ed i Southern Stampede per la disponibilità.

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