Due parole con Martin Pavlu

Ha disputato sette mondiali nel gruppo A e cinque nel gruppo B; il tutto condito da tre edizioni olimpiche. Chi meglio di lui dunque per scambiare due parole sui mondiali appena conclusi.

HockeyTime: Come prima cosa vorrei sapere il tuo giudizio sulla manifestazione ed in particolare sulla squadra vincitrice; il Canada.

Martin Pavlu: Il Canada da qualche anno ormai riesce a mandare una buona squadra motivata e fatta di molti giovani che, a differenza dei giocatori Canadesi di una volta, pattinano molto bene e si adattano molto velocemente al campo più grande. La manifestazione è stata da quello che so impeccabile con l’ unico neo; la squadra di casa che non è riuscita nell’impresa a portata di mano, di vincere il mondiale. La Russia mi ha impressionato molto positivamente. Una squadra compatta come non mai, anche questa con molti giocatori giovani, con fondamentali come sempre incredibili ed interessanti in proiezione futura.

HT: Vero la Russia rimane sempre un’incognita. Sulla carta veniva considerata la squadra migliore, quella da battere. Alla fine però non è giunta nemmeno in finale. Questa formazione manca ormai da tempo nelle grandi occasioni vedi anche le Olimpiadi. Da cosa dipende secondo te?

MP: La Russia, si è trovata con le gabbie aperte dopo anni difficili dove la gente era disposta a tutto pur di uscire all’estero e lo sport era uno di questi passaporti per uscire. La squadra di hockey era il fiore all’occhiello della Unione Sovietica. Una volta aperte le frontiere i migliori, le stelle di allora, sono andati a guadagnare i dollari in Nord America ma con loro sono andati fuori anche i giovani per cercare fortuna all’estero. Tutta la struttura esistente è collassata e venuta a mancare la figura del comandante che allora era Tichonov e che là faceva da padre padrone. E’ venuto a mancare il rispetto. La squadra russa era sempre formata da giocatori fortissimi ma ognuno giocava per se stesso per la sua maglia e non per la squadra. Quest’anno avevo la sensazione per la prima volta dopo tanti anni che ci fosse uno spirito di squadra e si è visto dopo il gol della Finlandia in semifinale dalle facce dei giocatori.

HT: Mentre la Svezia non è riuscita a ripetere le grandi prestazioni della scorsa stagione, che cosa pensi che sia successo alla squadra delle tre corone?

MP: La Svezia, da quello che so, ha avuto parecchie defezioni importanti. Comunque ha schierato anch’essa alcuni giovani niente male. Ha perso con il Canada che poi si è laureato campione del mondo, non si può vincere sempre.

HT: Passiamo all’Italia che ha raggiunto la salvezza già nella prima fase del torneo, che idea ti sei fatto sulla prestazione del blue team?

MP: L’Italia ha cominciato con una piccola batosta contro la Svezia che sicuramente ha fatto bene, visto i risultati delle partite dopo. Con la Svizzera è mancato poco e con la Lettonia hanno fatto benissimo. Sinceramente la partita che però mi è piaciuta più di tutte è stata con la Russia. I ragazzi hanno giocato veramente con cuore, vorrei sottolineare la prestazione di Muzzatti che è stata da esempio. Credo che l’Italia in questi mondiali abbia dimostrato carattere e spirito di sacrificio guadagnandosi il rispetto degli avversari e questo è un buon punto di partenza per il futuri impegni.

HT: Un altro buon punto di partenza potrebbe derivare anche dal fatto che l’Italia è stata la squadra con il più basso numero di penalità. Alla fine si può dire che la "cura" di quest’anno nel campionato è servita a qualcosa?

MP: Certo, ci si abitua a pattinare di più e a usare meno la stecca. Solitamente ai mondiali l’Italia era tra le squadre più punite e il risultato di quest’anno è un buon segno. C’è però ancora un po di strada da fare per unificare gli arbitraggi anche da noi.

HT: Hai menzionato Muzzatti ma alla fine tutti e tre i portieri italiani hanno dato un’ottima prova no?

MP: Il portiere da sempre è stato il giocatore più importante della nostra nazionale. In passato per fortuna abbiamo sempre avuto dei portieri che hanno saputo fare la differenza per la nostra squadra. Cominciando da Corsi, Sanza, Zanier, Delfino, Rosati fino ai nostri giorni con Muzzatti, Hell, Carpano e non dimentichiamoci Thomas Tragust l’anno passato. Il fattore di aver avuto dei portieri nostrani negli ultimi anni ci dovrebbe fare riflettere a dare sempre più spazio anche a loro nei nostri campionati. A questo punto vorrei ricordare che non abbiamo molti allenatori per i portieri in Italia ed questo è una grossa mancanza visto che il portiere è il giocatore più importante di una squadra di hockey.

HT: Ultima domanda, il tuo ricordo più bello dei mondiali.

MP: Il ricordo più bello risale ai mondiali a Bolzano. E’ stata un’esperienza bellissima giocare un mondiale gruppo A in casa. Abbiamo fatto un risultato incredibile piazzandoci al sesto posto. Abbiamo vissuto alcune settimane magiche e tutto filò liscio. Giocare in casa non è mai facile ma nonostante le prime due partite perse ci siamo poi presi le nostre soddisfazioni battendo in fila la Gran Bretagna, Austria e Germania.