Intervista a Federico Betti

Intervista a Federico Betti

di Cristian Pascottini.

Arrivato a Pontebba a campionato iniziato, Federico Betti non ha fatto certo fatica ad integrarsi nel gruppo delle Aquile ed ha da subito iniziato a giocare in linea con Dominic Periard.

HockeyTime: Cosa ti ha spinto a tornare in Italia visto che giocavi in un campionato prestigioso come quello svedese?
Federico Betti: Dopo cinque anni passati in Svezia avevo voglia di tornare in Italia per confrontarmi in questo campionato e vedere qual è il mio livello.

HT: Al tuo arrivo in Italia hai svolto degli allenamenti con il Milano: cosa non ti ha trattenuto nella tua città?
FB: Per prima cosa erano i primi allenamenti che facevo sul ghiaccio ed inevitabilmente ero un po’ fuori forma rispetto agli altri. Inoltre avevo dei problemi ai piedi perchè mi si erano creati dei buchi vicino alla caviglia e quindi facevo fatica a pattinare; stupidamente ho insistito e la cosa è peggiorata portandomi a dover stare fermo per due settimane.

HT: E da qui come sei arrivato a Pontebba?
FB: Io sono di Milano ed ero ad assistere alla partita dei Vipers contro il Pontebba: lì ho parlato con Gerardo Pietrafesa ed abbiamo trovato subito l’accordo.

HT: Quindi hai assistito a quella dura sconfitta delle Aquile come spettatore: cosa credi sia cambiato da allora?
FB: Stasera ci siamo rifatti: cominciamo a trovarci meglio, le cose come si dice in gergo iniziano a girare. Poi quando giochiamo in casa grazie all’aiuto del pubblico ci sentiamo più uniti.

HT: Fisicamente ora come stai? Come ti trovi a Pontebba?
FB: Qua mi sono trovato bene subito: il paese è accogliente e i giocatori sono ottimi. Per il resto mi sto inserendo bene nella squadra e manca ancora un po’ perché ritrovi la forma migliore ed il peso forma ottimale.

HT: Torniamo a parlare della Svezia: tu giocavi nella terza divisione e secondo te il livello è più simile alla nostra A1 o alla A2?
FB: A livello di velocità sul ghiaccio è sicuramente più simile alla A1, mentre tende alla A2 nel livello di esperienza dei giocatori e di movimento del disco.

HT: Qual è il livello del campionato in cui giocavi (la Division1, ndr), sia dal punto di vista tecnico-tattico che di preparazione fisica e allenamenti?
FB: Il gioco è molto simile a quello usato dai canadesi, ovvero buttare il disco nell’angolo ed andare a "lavorarselo" cercando di sfinire i terzini avversari, quindi si stanno adattando molto al gioco che c’è oltre oceano. Per quanto riguarda la preparazione, una volta finito il campionato ci sono 2 settimane di pausa e poi si ricomincia subito con la preparazione estiva assieme alla squadra dove per tre mesi si lavora "a secco" e dal primo agosto si ritorna sul ghiaccio. Il campionato inizia verso metà ottobre e ci sono due mesi e mezzo di allenamenti sul ghiaccio dove fare amichevoli per sviluppare la preparazione di fondo e trovare l’amalgama nella squadra.

HT: Tutto ciò nella terza divisione: quindi il livello è molto più professionale rispetto all’Italia?
FB: Diciamo che c’è un’altra mentalità nell’affrontare la preparazione al campionato, cominciando dai ragazzi dove frequentando il college al mattino ti alleni, poi vai a scuola e la sera torni ad allenarti.

HT: Quindi come vedono gli svedesi il nostro hockey?
FB: Ho notato che non lo credono così competitivo come in realtà è perchè alla fine a livello di Nazionale siamo nel gruppo A e questo è un buon indicatore.

Si ringrazia il giocatore e la società PASUT Aquile-FVG Pontebba per la disponibilità.

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