H.C.J. Milano Vipers:intervista ad Ico Migliore

H.C.J. Milano Vipers:intervista ad Ico Migliore

Di Filippo Restelli

HOCKEYTIME:” L’under 19 e l’under26 hanno ottenuto recentemente importanti successi:come verranno valorizzate queste vittorie l’anno prossimo o negli anni a venire?”

ICO MIGLIORE:”L’under 19 in particolare è stata una sorpresa, visto che la stagione regolare si era chiusa al penultimo posto. Ad ogni modo, siamo molto felici di questo, perché è da tanti anni che spendiamo molte energie in questo progetto. E’ nato tutto già ai tempi del Milano Cortina, quando nacque il movimento Junior Vipers. In questi anni siamo passati da otto a centotrenta ragazzi, e nonostante gli scetticismi noi ci abbiamo sempre creduto. E’ chiaro che è un progetto che continuerà ed andrà portato avanti, abbiamo in cantiere tante attività da questo punto di vista. C’è da dire che, soprattutto per quanto riguarda la under 26, molto sul da farsi dipenderà da cosa ci aspetterà l’anno prossimo:quante squadre ci saranno in A1? Quante in A2? Quante in serie C? Appena la federazione deciderà ed avremo le idee più chiare, allora ci organizzeremo. Chiaramente il nostro intento non è rivolto al Milano e basta ma piuttosto al creare un movimento, coinvolgendo in questo progetto tutte quelle realtà che possono aiutarci a farlo, che non siano cioè delle meteore.”

HT:”Per quanto riguarda la prima squadra, verranno utilizzati diversamente giovani italiani quali Oberrauch, Re, Rotolo ed altri che in questi anni hanno lasciato Milano?”

IM:”Qui la situazione è molto diversa. Re ad esempio aveva iniziato a soffrire per problemi fisici, non riusciva a riprendere. Avevamo poi deciso di inserirlo nella under 26 con la possibilità di qualche partecipazione nella prima squadra. Lui avrebbe preferito giocare di più, magari andando a Torino, cosa che noi avremmo accettato di buon grado ed ovviamente a parametro zero – anche Oberrauch infatti appena ce lo ha chiesto è stato libero di raggiungere il Val Pusteria – ma poi ha preferito non andare neanche a Torino. Ciò detto, c’è da ammettere in effetti che Milano non è una piazza facilissima da questo punto di vista, perché c’è grande desiderio di vittoria, ed i giovani italiani vanno quindi inseriti in maniera estremamente graduale. I gemelli Molteni sono la dimostrazione che sappiamo valorizzare i talenti italiani, però dobbiamo cercare di inserirli pian piano, è una cosa che va programmata con cautela anche perché dobbiamo fare i conti con gli altissimi investimenti fissi che ogni hanno dobbiamo onorare. Sta di fatto che in circa tre/quattro anni potremmo creare una solida base che andra’ ad inserirsi in prima squadra.”

HT:”Parlando di obiettivi europei, se la Continental Cup dovesse ancora avere questa formula l’anno prossimo, confermerete la volontà di non partecipare?”

IM:”Probabilmente si, anche perché qui il punto è confrontarsi con la realtà. Si affrontano squadre di paesi con cinquanta palazzi del ghiaccio e con realtà anni luce dalla nostra. E’ positivo il fatto che un paese come l’Ungheria ospiti la finale, hanno anche l’occasione di provare l’emozione di una competizione europea, ma chiediamoci come mai le squadre tedesche, ad esempio, non vanno. Abbiamo anche chiesto all’ IIHF la possibilità di realizzare una coppa, per così dire, di serie B, alla portata dei partecipanti, altrimenti fatta così è una manifestazione che non ha molto senso, troppo divario, con la quasi certezza, poi, di perdere, il tutto ad un costo pari ad un terzo del totale del costo annuo del parco giocatori, visto che gli sponsor sono poco interessati ad un evento di tre giorni, poco pubblicizzato e non trasmesso in televisione. Meglio investire sui giovani e puntare a creare un movimento italiano, che sarebbe anche più vendibile.”

HT:”Torino 2006 è alle spalle:quali prospettive ora per l’hockey sia milanese che italiano in generale?”

IM:”Vorrei premettere innanzitutto che secondo me l’Italia si è fatta valere, ottenendo due pareggi contro realtà contro le quali non c’è storia, e non solo dal punto di vista tecnico. Ciò detto, credo che le Olimpiadi abbiano purtroppo lasciato poco. All’Agorà si vede qualche ragazzino in più a pattinare, ma in generale l’hockey non ha aumentato la propria visibilità. L’unica cosa positiva è che ha portato nuovi palazzi a Torino. In Italia quello delle strutture è un problema, il vero problema, senza di quelle non si va da nessuna parte.”

HT:”Mercato 2006/2007:com’è la situazione contrattuale di Eriksson e Tkaczuk?”

IM:”Hanno entrambi un biennale, sotto forma di contratto di un anno+opzione a nostro favore per l’anno prossimo. In pratica andrebbero via solo se fossimo noi a deciderlo.”

HT:”Savoia sarà eleggibile come italiano:influirà sulla sua eventuale riconferma?”

IM:”In generale, attualmente, le nostre priorità non sono queste, ma capire come sarà l’anno prossimo la serie A. Da quello decideremo tutto. Se ad esempio fosse una serie A con 6 squadre ed un limite di quattro tranfer ci dovremmo organizzare in un determinato modo. Ci sono purtroppo poche garanzie, non essendo in Germania od in Svizzera e non trattandosi di calcio italiano ma di hockey italiano. E non è certo un problema di soldi, né le riconferme né la scelta di nuovi eventuali acquisti, è un problema di impossibilità ad organizzarsi in quanto non si sa cosa succederà l’anno prossimo.”

HT:”Quindi anche con gli oriundi storici come Busillo, Felicetti, Chitarroni non è stato affrontato il problema?”

IM:”Infatti. Terrei comunque a precisare che, oltre ai due già citati, anche Savoia ha un contratto di due anni, mentre per tutti gli altri i contratti sono annuali. Tutto si deciderà, ovviamente, quando, in accordo con le altre Società, riusciremo a capire quanto ci sarà da investire.”

HT:”La decisione di comprare spesso giocatori nordamericani è legata al tipo di hockey che si gioca in Italia? Con i nuovi regolamenti, che tendono a privilegiare la tecnica, verranno fatte valutazioni diverse?”

IM:”Potremmo fare valutazioni diverse. Tengo innanzitutto a precisare che tutto l’hockey italiano, non solo quello milanese, si è sempre servito abbondantemente di italoamericani. La scuola scandinava certo è molto tecnica, e mi piace molto, tuttavia il giocatore finlandese o svedese con grandi doti tecniche chiede ovviamente un certo compenso. Un giocatore Canadese,però, magari meno tecnico ma più fisico, più energico, e che può essere accontentato con uno stipendio minore, riesce ugualmente ad avere per la squadra la stessa efficacia del finlandese o dello svedese, e quindi probabilmente privilegio l’oriundo. Ovviamente i soldi non sono il metro unico di valutazione, basti pensare a quanti scandinavi a “buon mercato” sono venuti in Italia ottenendo scarsi successi. Certo è che è un hockey che mi piace molto.”

Si ringrazia Ico Migliore e l’HCJ Milano Vipers per la disponibilità.

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