Intervista a Rob DiMaio

Intervista a Rob DiMaio

Di Matteo Bertoni

Abbiamo incontrato Rob DiMaio subito dopo l’allenamento che i suoi Tampa Bay Lightening hanno sostenuto in preparazione del match contro gli Sharks di San Jose’. Hockeytime ringrazia il giocatore e Jay Preble, capo uffico stampa della squadra campione NHL, per l’opportunita’ accordataci.

Abbiamo incontrato Rob DiMaio subito dopo l’allenamento che i suoi Tampa Bay Lightening hanno sostenuto in preparazione del match contro gli Sharks di San Jose’. Hockeytime ringrazia il giocatore e Jay Preble, capo uffico stampa della squadra campione NHL, per l’opportunita’ accordataci.

HT: Rob, che giudizio puoi darci sulla tua esperienza a Milano?
DIMAIO: Probabilmente e’ stata una delle esperienze migliori che io abbia mai avuto giocando ad hockey. Mi e’ piaciuto molto lo stile di vita. Io ed i miei compagni di squadra eravamo davvero un bel gruppo, l’allenatore era bravo, la societa’ era buona. E’ stata un’esperienza molto diversa per me, passare dal giocare in NHL all’Italia.
HT: Hai trovato il giocare in Italia diverso dal punto di vista fisico? Di sicuro giocatori come te giocano piu’ minuti la’…
DIMAIO: Sicuramente giochi di piu’! La pista e’ piu’ grande, e questo fa veramente la differenza. Ma, dentro e fuori dal ghiaccio, non penso ci sia stata una singola cosa che sia stata piu’ importante delle altre. Tutto l’insieme e’ stato unico: la cultura, ed il mio essere italiano e giocare in Italia.
HT: Quanto italiano ti senti? E’ cambiato qualcosa in te dopo aver vissuto in Italia?
DIMAIO: Molto. Sia mio padre che mia madre sono nati e cresciuti in Italia. Vorrei aver vissuto la’ quando ero piccolo, ma non ne ho avuto mai la possibilita’. Io, comunque, mi sono sempre sentito italiano: sono cresciuto mangiando cibo italiano, sentendo i miei, mia nonna e nonno in particolare, parlare la lingua… tutti in famiglia siamo italiani. Le mie origini e la mia cultura sono qualcosa di speciale ed importante per me!
HT: Qualcuno pensava che il tuo andare a giocare in Italia potesse essere un viaggio di sola andata, ed una possibilita’ di maturare uno status per poter giocare le Olimpiadi con la maglia azzurra. Ci hai mai veramente pensato?
DIMAIO: Si, ne abbiamo parlato molto quando ero la’. E capisco che forse la mia convocazione non sarebbe stata giusta nei confronti dei giocatori italiani che giocano la’, e hanno lavorato duramente per poter guadagnarsi un posto per Torino. In ogni caso, mi sarebbe veramente piaciuto avere quel tipo di esperienza, giocare per l’Italia alle Olimpiadi, specialmente perche’ si giochera’ in Italia…
HT:… e tu compierai 38 anni proprio durante le Olimpiadi…
DIMAIO: Si, si, e’ vero! Ma non mi sento un trentottenne! Ognuno si sente gli anni che si sente… non perso di aver perso il mio smalto, o di avere meno abilita’ di un venticinquenne. La mia eta’ davvero non mi preoccupa molto!
HT: Cosa pensi tu, personalmente, della nazionale italiana? Molti articoli che circolano su siti nord-americani sembrano sia approssimativi che quasi offensivi nei confronti dell’Italia. Secondo te, abbiamo qualche chance?
DIMAIO: Purtroppo, non penso che l’Italia abbia molte chances… ci saranno molte squadre fortissime… sai, l’Italia non e’ mai stata famosa per il suo hockey… ma ci sono alcuni buoni giocatori la’, ed alcuni oriundi… Secondo me, potranno anche sorprendere qualcuno. E poi, penso che sara’ veramente eccitante avere tutto il pubblico dalla tua parte. Secondo me, l’ Italia non sara’ una squadra contro cui sara’ facile giocare.
HT: Pensi che ci sia qualche giocatore di scuola italiana che possa fare in gran salto, e venire giocare in una lega maggiore nord-americana?
DIMAIO: Si, penso che ce ne sia piu’ di uno. Il problema e’ che, giocando in Italia, non hanno una grande esposizione per le squadre NHL. Loro non seguono molto il campionato italiano, ma penso che la situazione stia leggermente migliorando. Cruciali sono i grandi appuntamenti internazionali: e li’ che i giocatori italiani hanno l’opportunita’ di farsi conoscere dalle squadre professionistiche qui in nord-america. Davvero penso che ci siano giocatori che hanno le capacita’ di venire a giocare qui, ma per una ragione o per l’altra non ottengono la chance per farlo.
HT: C’e parecchia gente a Milano curiosa di sapere la tua versione dei fatti di cio’ che e’ accaduto dopo gara 6 di finale, a Cortina…. ti ricordi?
DIMAIO: Certo che mi ricordo. Mi sono accorto, forse per la prima volta, che cosa stavamo sbagliando. Non stavamo giocando nella maniera giusta, e cosi’ ho fatto chiudere le porte, ho riunito tutti, e ho parlato chiaro. Ora, ho detto, l’unica maniera in cui possiamo partare a casa in titolo e’ di giocare in una certo modo. E l’abbiamo fatto: tutti noi dovevamo cambiare il nostro modo di giocare. E’ capitato che fossi io a parlare, ma tutti gli altri pensavano la stessa cosa.
HT: C’erano problemi col coach, ed il suo sistema difensivo?
DIMAIO: No, no, non era un problema con Adolf. Sono i giocatori che vanno sul ghiaccio che devono fare certe giocate. E noi non stavamo giocando nella maniera giusta. Non stavamo giocando nella maniera che il coach voleva che giocassimo. Il problema era dei giocatori, e noi dovevamo parlare tra noi e davvero capire il problema, senza dover avere il coach a venire a dirci quello che dovevamo capire da soli. E’ profondamente diverso quando i giocatori, da soli, si prendono le loro responsabilita’… ed i risultati si sono visti! Abbiamo vinto gara 7, e questo dimostra che era la cosa giusta da fare.
HT: Come giudichi i tifosi italiani? Sono molto diversi da quelli americani, no?
DIMAIO: Grandi. Non avevo mai visto nulla del genere in vita mia! Qua tifano ed applaudono, ma la’ cantano e davvero vivono la partita…
HT: Quanto sentivi l’apporto del pubblico mentre giocavi?
DIMAIO: Molto. Sentivi la passione. Era tutto cosi’… italiano! La gente e’ appassionata per tutto quello che fa. Era fantastico… non potro’ mai dimenticare i tifosi.
HT: Pensi che la voce e la passione dei tifosi possa giocare un ruolo alle Olimpiadi, magari un disturbo per i giocatori nord-americani quando avranno il tifo contro?
DIMAIO: No, penso di no. I giocatori che andranno alle Olimpiadi hanno gia’ avuto esperienze internazionali, e non penso che potranno essere disturbati piu’ di tanto. Pero’, probabilmente, il pubblico rumoroso potra’ essere un bel vantaggio per la squadra italiana.
HT: Sei ancora in contatto con alcuni dei tuoi ex compagni di squadra del Milano?
DIMAIO: Oh, si! Parlo ancora con molti dei ragazzi! I fratelli Molteni, Ryan Savoia, Joe Busillo e con Adolf ogni tanto. Si, sto mantenendo i contatti. Sai, non dimentichero’ mai quell’anno, abbiamo vinto un titolo insieme. Saranno sempre amici miei. Per esempio, Andrea Molteni e’ venuto a trovarmi a casa mia, a Toronto, quest’estate.
HT: Qualche settimana fa ho parlato con Craig Adams, e lui mi ha confessato che controlla spesso i risultati del campionato italiano e che, a volte, guarda anche le partite in streaming. Capita anche a te, per caso?
DIMAIO: Si, certo! Vado su internet, guardo le partite e mi tengo informato! Mi interessa! So che il Milano e’ partito un po’ lento, e poi ha accelerato, preso nuovi giocatori. Si, mi interessa sapere come vanno i miei ex compagni e poi, chi lo sa, un giorno potrei tornare per giocare una stagione la’.
HT: Davvero?
DIMAIO: Si, magari tra un paio d’anni. Non mi faranno piu’ giocare qui, e tornero’ in Italia.
HT: Approposito, molti giocatori, anche piu’ giovani di te, si sono o si stanno ritirando quest’anno. Qual’e’ il principale problema che i veterani stanno incontrando, le nuove regole o il salary cap?
DIMAIO: Si, ci sono le nuove regole, ma il salary cap ha molto a che vedere con tutto cio’. Devi essere un grande pattinatore per poter rimanere competitivo ora nella lega: si pattina molto di piu’! Ed i soldi, sai, sono sempre un problema. Molti dei veterani erano abituati a prendere grossi ingaggi, e non e’ facile per loro accettare di giocare per molto meno. Ma ora, o si prende meno o si perde il lavoro.
HT: Ti piacciono le nuove regole?
DIMAIO: Cominciano a piacermi un po’ di piu. All’inizio non piacevano molto, perche’ sono un giocatore piuttosto aggressivo, e mi piace l’aspetto fisico del gioco, proprio quello che in gran parte hanno eliminato. Ma penso che si stia trovando il modo di farlo tornare, dato che e’ un aspetto importante dell’hockey. Cosi’ e’ sempre stato l’hockey! Secondo me, e’ un gioco piu’ bello quando c’e’ un po’ piu’ contatto fisico.
HT: Hai un messaggio per i tuoi tifosi italiani?
DIMAIO: Mi e’ veramente piaciuto come si sono comportati con me. Mi hanno fatto subito sentire a mio agio, e posso solo dire che e’ stato davvero bello giocare la’ e non lo dimentichero’ mai.
HT: Sai che sei stato uno dei piu’ grandi giocatori che abbiano vestito la maglia del Milano, forse il migliore? Senti una certa responsabilita’ per questo?
DIMAIO: Ah, si?!? Non lo sapevo! Ma e’ bella cosa, davvero! Ma sono sicuro che verranno buoni giocatori anche in futuro… Pero’ e’ bello sentirlo, e sapere di essere stato parte della storia del Milano.
HT: Rob, un’ ultima curiosita’. Com’e’ il tuo italiano?
DIMAIO: Guarda, se mi avessi fatto l’intevista in italiano, avrei sicuramente capito le domande. Non sono cosi’ sicuro che tu avresti capito le mie risposte…

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