HOCKEYTIME:”Ciao Claudio. Innanzitutto:è confermata la tua decisione di accantonare l’hockey su ghiaccio?”
CLAUDIO MANTESE:” Si. Ho parlato con la Società ed ho comunicato che avevo maturato la mia decisione di restare a casa e dedicarmi allo studio al 100% del mio tempo. Loro molto cordialmente hanno accettato la mia decisione, hanno solo chiesto di pensarci per un paio di mesi prima di dare una risposta definitiva, e mi è sembrato doveroso dare ascolto alla loro richiesta, anche perché per me è stata una decisione molto sofferta, una storia d’amore di 15 anni che va concludendosi. E’ giusto insomma lasciare l’interrogativo perché nella vita non si sa mai, tuttavia sarà molto improbabile un mio ripensamento. Terrei a precisare solo una cosa:nella mia decisione non c’entra assolutamente nulla la mia mancata convocazione per l’Olimpiade. Tengo a precisarlo perché ho saputo che avevano iniziato a circolare voci in tal senso, voci che mi hanno ferito…non sono così stupido da ritirarmi per questo.”
HT:”Possiamo dire quindi che il motivo principale è il tuo desiderio di laurearti?”
CM:”Si, e giocando ad hockey me ne mancava il tempo. Io l’ho sempre vissuta come una passione, ma i ritmi sono da professionista:due allenamenti al giorno, uno poi a mezzogiorno che è l’orario delle lezioni…ora come ora è diventato un lavoro e quindi la situazione non era più congegnale per le mie esigenze. Ho potuto studiare regolarmente solo quando sono stato fermo per gli infortuni alla spalla e quindi potevo frequentare le lezioni”
HT:”Secondo te per evitare che una situazione del genere, che in passato è capitata altre volte e probabilmente capiterà ancora, che soluzioni ci potrebbero essere, se esistono?”
CM:”Beh, la FISG fa quello che può con i mezzi che ha, quindi non credo le si possano imputare grandi colpe:i fondi sono quello che sono, ed anzi subiscono continuamente dei tagli, già preannunciati anche quest’anno dopo le Olimpiadi, quindi ne deriva l’impossibilità di instaurare progetti a lungo termine e ci si deve barcamenare quasi alla giornata. Il giocatore italiano dovrebbe diventare un valore, creare un buon livello standard, penso ad esempio ai fratelli Molteni o a Manuel De Toni. Dopodiché mandarli a giocare all’estero. Ad esempio, in Svezia c’è l’Erasmus, potrebbe aiutare moltissimo. Restano solo progetti di difficile realizzazione, però, in quanto ciò richiederebbe una competenza ed un professionismo a livello federale che attualmente non esistono, e questo senza dare colpe a nessuno perché, come dicevo prima, viene sempre fatto, secondo me, tutto ciò che i budget permettono. Se a livello federale vogliamo dei professionisti allora devono poterlo fare come unica attività, potercisi dedicare al 100%. Un errore forse è stato sfruttare poco l’imminente Olimpiade:non certo dal punto di vista agonistico, visto che Goulet ha fatto un ottimo lavoro, ma dal punto di vista della promozione dell’hockey nostrano e della ricerca di sponsor ho l’impressione che si sarebbe dovuto fare di più.”
HT:”Sarebbe utile, secondo te, per provare ad evitare in futuro di perdere altri giocatori, di aprire ad altre grandi città come Verona, Bologna, Roma o addirittura anche Catania?”
CM:”Sarebbe fondamentale, ma andrebbe pianificato tutto molto bene. Si potrebbero utilizzare le realtà locali per far crescere i movimenti nelle città, un po’ come se inizialmente le squadre cittadine fossero dei farm team. Per l’Asiago penso ad esempio a Verona, è a meno di un’ora e mezza. Dopo qualche anno le grandi città sarebbero in grado di avere una loro squadra autonoma. L’errore da non commettere è quello che ha portato, ad esempio, alla scomparsa di Varese:puntare cioè su una programmazione che non induca gli sponsor a gettare fior di quattrini nei primi due anni per poi vederli fuggire per mancanza di ritorno economico.”
HT:”Immagino tu stia comunque seguendo ancora le vicende dell’Asiago.”
CM:”Certamente, come ti dicevo prima non mi sono certo liberato di un peso, me ne sono andato a malincuore. Purtroppo fino ad ora sono riuscito ad andare a vedere solo una partita.”
HT:”Avevi mai pensato di andare all’estero per risolvere la tua situazione?”
CM:”Ovviamente si, ma c’erano comunque due problemi. Per poter fare un Erasmus mi mancavano ancora due anni, ed una volta sul posto mi si sarebbe presentato nuovamente il problema del tempo. Inoltre qui mi è già stata prospettata un’ottima collocazione professionale.”
HT:”Chi vincerà lo scudetto? C’è chi dice che sarà tra Milano, Asiago e Cortina e chi dice che in fase di playoff potranno inserirsi nel discorso anche Alleghe e Bolzano.”
CM:”Alleghe direi di no. Il Bolzano è molto strano, ha ottimi stranieri che poi se ne vanno, come Zamuner, e dei buoni italiani. Credo che abbiano dei loro problemi interni, perché come organico se la potrebbero giocare. Il Milano attualmente resta il più forte, secondo me. Il Cortina dovrà attendere il rientro di Gordon ed attendere il risolversi del caso Tuzzolino:se sarà ceduto e non sarà possibile sostituirlo sarà una grave perdita, anche perché hanno già Casparsson ed Hult che sono tra i migliori nel loro ruolo. Asiago…beh, bisognerà vedere nei momenti difficili come reagirà, perché forse manca uno “zoccolo duro” di veterani come invece ha, appunto, Milano.”
Si ringraziano la supermercati A&O Asiago Hockey AS e Claudio Mantese per la disponibilità.