Aleksandr Ovechkin: “Eppure in Russia dicevano che ero una debole fanciulletta”.

Aleksandr Ovechkin: “Eppure in Russia dicevano che ero una debole fanciulletta”.

di Silvia B. tratta da sport-express.ru

Il presidente dei Washington Capitals, Ted Leonsis, un signore rotondetto e dalla carnagione olivastra, barbetta nera ed un eminente profilo greco, attende cortesemente da una parte, muovendosi impazientemente prima su una gamba poi sull’altra. Una massa di giornalisti radiofonici e televisivi accerchia l’eroe della partita Aleksandr Ovechkin e mentre sempre sorridente il rookie spiega loro dettagliatamente come per lui siano molto più importanti i successi della squadra che quelli individuali, il boss del club non ritiene di dover interferire nel lavoro della stampa.
Ma non appena la stampa anglofona ha terminato il suo lavoro e il forward si prepara a rilasciare un’intervista al corrispondente di “SE”, Leonsis si precipita accanto al vincitore abbracciandolo.

– Che razza di primo gol.. Una bomba, una bomba! – dondola il capo emozionato Ted, che ha festeggiato entrambi i gol di Ovechkin insieme ai suoi genitori, invitati nella tribuna VIP dal presidente in qualità di ospiti d’onore.
– Ma nel terzo periodo mi hanno dato colpito in viso ..sui denti, – finge di lamentarsi felice, e non si sa bene per quale motivo, l’eroe, mostrando con un gran sorriso dove precisamente.
– Che cosa?! Ti hanno rotto un dente? – si agita Leonsis.
– Macchè, non me l’hanno mica rotto! E’ tutto okay!- si affretta a tranquillizzarlo Ovechkin, che voleva semplicemente autolodarsi del gioco duro e di contrasto fisico, che qui, evidentemente, non manca.
Va beh, è il momento di passare a discorsi più personali.
– Due reti e vittoria in casa alla prima partita. Avrebbe mai potuto sognare di meglio?
Certo che si! Tutto va secondo i piani (sorride). E’ un peccato che io mi sia lasciato scappare l’hat-trick alla fine della partita: il disco era sul bordo della balaustra, e, nel momento in cui mi sono buttato in quella direzione, è rimbalzato nell’altra
– E il body-check con tanto di vetri rotti già durante il primo cambio.. anche questo fa parte dei piani?
– Volevo tanto presentarmi in qualche modo fin dall’inizio visto che in Russia vi sono diverse persone che sono convinte che io sia una debole femminuccia. Avevo bisogno di dimostrare loro che io valgo realmente qualcosa. E le cariche in NHL non sono come in Russia. Se nella Superliga l’avversario cade contorcendosi dal dolore ti arriveranno grida e proteste da tutte le parti, mentre qui ti fanno i complimenti per il bel body-check.
-Ci descriva brevemente le prime sensazioni dopo l’entrata sul ghiaccio.- Avevo molto caldo.Non riuscivo nemmeno a respirare. Non so perché, può darsi per il fatto che c’era molto pubblico, a differenza della pre season.
-I nervi a inizio partita si son fatti sentire?
-Eccome.. durante i primi secondi del primo cambio. Bisognava tirare in porta oppure caricare qualcuno in balaustra, per calmarsi. E a me questo è capitato subito.
– E cosa ha pensato, quando è caduto il vetro delle barriere?
-Ho pensato: “Forte!”… e quando ho segnato, ho pensato “ancora meglio!” (sorride)
– Dopo il gol ha mandato al cielo un bacio volante. Si trattava di una dedica al suo defunto fratello?-Si , a mio fratello. Il secondo gol invece l’ho dedicato ai miei genitori. Dopo ogni rete ho cercato i loro sguardi in tribuna. Mio padre l’ho notato facilmente.
– Il disco naturalmente è stato conservato, no?
– Certamente. Me lo hanno abbellito come si deve. E anche il bastone. Qui sono cose sacre.
– Hanlon oggi l’ha messa a giocare in inferiorità numerica. E’ stato lei à chiederglielo?
– No, è stato lui a chiedermi seme la sentivo di entrare sul ghiaccio o meno. Ho detto di si e che ero pronto.
– Ma secondo me lei prima d’ora non era mai entrato sul ghiaccio durante un’inferiorità numerica..
– Alla Dinamo? No, li non mi affidavano mai un rischio del genere. Se non forse per una decina di secondi, e quando il disco si trovava nella zona avversaria. Invece Hanlon fin dall’inizio mi ha dato assoluta fiducia in qualunque situazione di gioco. Eh si, qui ora mi sento le mani meno legate, mi viene concessa la piena libertà di azione.
– Che prima impressione le ha fatto l’NHL?
– E’ a un livello completamente diverso sul piano della tensione, della competitività. Questo si avverte sia prima della partita, quando i giocatori si preparano in spogliatoio, sia durante, in reazione al pubblico. Mi ha stupito il modo in cui si comportano i compagni di squadra in spogliatoio. Tutti estremamente uniti, determinati. Anche in Russia, ovviamente, è così, ma qui la tensione è di gran lunga superiore.
– Le è piaciuta la ceremonia d’apertura della stagione?- Mi ha molto meravigliato. Quando siamo usciti dagli spogliatoi, ci hanno consegnato delle sferette luccicanti, con cui noi avremmo dovuto pattinare sul ghiaccio dopo che si erano spente le luci. Qualcuno fra i ragazzi ha detto: “Che cavolata è questa? Che fanno, ci prendono in giro?” (sorride). Ma naturalmente, era venuto tutto benissimo.
-Oggi di tifosi c’era forse poco più di mezzo stadio.
– Eppure avevo avuto la sensazione che obiettivamente l’arena fosse piena, le grida riempivano lo stadio all’inverosimile. Spero che d’ora in poi tutte le partite facciano il tutto esaurito, perfino nei giorni feriali.
– Tutti hanno definito i Washington come notoriamente outsiders. Che cosa può dire al momento delle vostre chances?.- Siamo una squadra molto giovane, e guardarci sarà senz’altro interessante, qualunque cosa accada.
– I Pittsburgh hanno perso a New Jersey. Quindi il suo debutto andrà di gran lunga meglio rispetto al suo rivale nella lotta per il premio di miglior rookie, Sidney Crosby
– Oh beh, non ci voglio neanche pensare a quello che combina lì Crosby. Per me è importante il mio di debutto. Ero sicuro che lui avrebbe predeterminato moltissimo il mio modo di iniziare a giocare questa stagione, e sono molto contento che così sia stato. Sa, molto dipende dall’atteggiamento del pubblico. Sento di essere necessario qui, sento che qui mi sostengono. Inoltre qui ci sono i miei cari e gli amici stretti. E se al di fuori del rink tutto va bene, sul ghiaccio va ancora meglio.

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