Alvise Di Canossa: urge cambiare, prima che sia troppo tardi

Alvise Di Canossa: urge cambiare, prima che sia troppo tardi

di Claudio Merlo

HT – Il presidente del Bolzano, Dieter Knoll, nel bel mezzo delle semifinali coi Vipers, ha comunicato alla federazione e alle altre società la sua intenzione per il campionato a venire d’iscrivere le Volpi in A2. A ciò si aggiungono ricorrenti voci di corridoio che vogliono altri team
in procinto di seguire il suo esempio. Si tratta di pretattica o sono presagi di un’annata simile a quella del torneo italo-francese?

ADC – E una bella domanda. La situazione, di per sé, è abbastanza complessa; tra le motivazioni esposte nella lettera alcune sono condivisibili. In particolare, un fatto è sotto l’occhio di tutti: il fallimento di un progetto federale che non c’è mai stato. E’ un problema con cui dovremo confrontarci tutti quanti, perché la federazione ha mancato l’aggancio con l’appuntamento olimpico per pianificare un programma pluriennale di sviluppo del movimento. Se anche un "mostro sacro" come il presidente del Bolzano finalmente esce allo scoperto denunciando lo stato delle cose, evidentemente qualche ragione l’aveva anche Di Canossa che questa cose le sosteneva da tempo.
Detto questo, il problema principale resta la mancanza di un programma di comunicazione, ovvero quell’opera di promozione del movimento su cui doveva lavorare la federazione, a maggior ragione in un’annata come questa in cui é stato garantito un livello hockeystico di assoluto prim’ordine. A questo punto credo che chiunque vada in A1 come in A2 o in B di fatto non salvi in alcun modo il seminato: purtroppo abbiamo buttato via un’annata altamente spettacolare e ne
vedremo i frutti in un campionato prossimo non particolarmente esaltante. Il fatto di andare in A2
non so cosa comporti in fatto di diminuzione dei costi: so solo che al Milano, i costi della struttura, delle ore di ghiaccio e degli alloggi per i giocatori,le precludono la strada di essere una squadra semplicemente "normale".
La mancanza del Bolzano, se verrà confermata, resta un fatto molto grave; in tal senso, non è più accettabile che le squadre salgano e scendano liberamente da una serie all’altra, senza perdere i diritti sportivi. A ciò si aggiunga come sia stato poco piacevole un simile warning al campionato nel bel mezzo di una fase così? delicata come i playoff.
Non nascondiamo la nostra preoccupazione: se non ci sono squadre interessate a giocare un campionato di serie A, Milano cosa farà? E’ una cosa che andremo ad analizzare nei prossimi giorni alla luce di un chiarimento con le altre società, a maggior ragione a pochi giorni dalle elezioni
federali di aprile. Il rischio è di tornare indietro di qualche anno, con non so quanta voglia da parte di molti di sviluppare un progetto che è stato sicuramente importante, ma che non è stato in alcun modo supportato e aiutato; d’altronde la federazione non ha mai riconosciuto la necessità di voltare pagina e, non nascondiamocelo, ci sono state società che hanno ben gradito e ben voluto questo
stato delle cose. Ognuno quindi pianga se stesso.

HT – La massima serie elvetica si appresterebbe a discutere un ulteriore allargamento del numero delle partecipanti al prossimo campionato (si parla di 13-14 partecipanti). Milano ha archiviato una volta per tutte le tentazioni svizzere o è un capitolo che potrebbe riaprirsi?

ADC – I budget del campionato svizzero sono fuori dalla portata dell’attuale gestione del Milano: un progetto di questo genere, se mai fosse percorribile, richiede delle presenze o delle situazioni anche dal punto di vista della gestione societaria un po’ diverse da quelle che sono oggi. C’è poi da capire esattamente di cosa si parli in Svizzera oggi: se di allargare semplicemente il numero delle
partecipanti o di riaprire un discorso di coinvolgimento di team italiani e austriaci. Quando non riuscimmo ad andare in Svizzera, non tutti nella struttura dei Milano Vipers erano dispiaciuti dall’esito della vicenda: eravamo tutto sommato contenti di rimanere in Italia. Quello che abbiamo avuto in cambio – non solo noi, ma l’intero movimento – è stato pochissimo. Il mancato aggancio all’evento olimpico produrrà effetti negativi a catena: la nazionale azzurra rischia di non operare da traino al movimento, e si son perse per strada quelle possibili iniziative locali che potessero attrarre degli interessi industriali in nuove località, non ancora lambite dal movimento.
La rinuncia del Bolzano, dietro al quale verranno un sacco di altre squadre, per il Milano, che vuole mantenere elevato il livello qualitativo dello spettacolo reso al pubblico,
paventa uno scenario inaccettabile. Di fronte a certe situazioni, o a determinate modifiche, il campionato svizzero potrebbe essere l’ultima spiaggia, ma è molto triste.

HT – Ci sarebbe la carta della LNB, che permetterebbe al Milano un salto meno traumatico dal punto di vista economico e lascerebbe al pubblico svizzero il tempo di "digerire" l’ospite d’oltre confine.

ADC – Sicuramente questa potrebbe essere una strada percorribile; è però un gran peccato che proprio ora che stiamo incominciando a raccogliere i frutti di tanto duro lavoro, con un costante aumento di pubblico e d’interesse da parte della cittadinanza, frutto di cinque anni di semina sul territorio milanese, si rischi di dover ributtare via tutto e ricominciare da zero. Serve come il pane
un nuovo assetto federale che esprima, non solo la determinazione di evitare che il Bolzano molli il
colpo, ma anche quella di riportare il campionato ad un livello accettabile; sarà un compito
durissimo, perché non é più pensabile andare avanti con la confusione e il pressappochismo che ha contraddistinto l’attuale gestione: troppi difetti di funzionamento, troppa mancanza di chiarezza, troppe decisioni prese senza nessun ragionamento alle spalle, troppe incertezze in ambito federale stesso (vedi il rapporto non sempre idillico con il corpo arbitrale), troppe difficoltà per ottenere dei
concetti di giustizia sportiva corretti (vedi il caso Tuzzolino). Detto questo, mi sto domandando se
non diventi una priorità un concetto di Lega Hockey, un corpo a sé stante, collegato al Coni e alla Federazione stessa, con una propria autonomia decisionale e operativa.

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