Intervista al capitano del Cortina Giorgio De Bettin

Intervista al capitano del Cortina Giorgio De Bettin

di Alberto Manaigo

HT: Ciao Giorgio. Siamo al giro di boa per quanto riguarda i gironi di andata e ritorno. Ci fai un commento sul cammino del Cortina fino ad ora ed un commento su qualche squadra che ti ha colpito particolarmente?
GDB: Per quanto riguarda il Cortina le cose sono andate fino ad ora oltre ogni più rosea aspettativa, nel senso che la società puntava ad essere tra le prime quattro, ma non credo che qualcuno pensasse ci saremmo trovati primi in questo momento. Dopo le difficoltà iniziali, date dal fatto che molti giocatori erano nuovi, ci siamo tutti sacrificati e devo dire che per questa prima metà stagione l’obbiettivo è stato ampiamente raggiunto. Per quanto riguarda le altre squadre il Milano è sicuramente superiore alle altre e credo che quando non avranno più il pensiero della Continental Cup si dimostreranno più forti di tutte le altre. Sono rimasto un po’ sorpreso della situazione dell’Asiago, ma sono convinto che squadre come Asiago e Bolzano, ad esempio, entro la fine dell’anno verranno fuori.

HT: Oltre ai tuoi meriti sul ghiaccio, Gravel mi diceva che ti ha sempre considerato il Capitano anche ad Asiago quando la “C” non era sul tuo petto e Nilsson ha detto che sei fondamentale perché sei i suoi occhi in campo anche in allenamento.. Come ci si sente con queste responsabilità in più?
GDB: Guarda, non le considero responsabilità: fa molto piacere essere apprezzati anche per ciò che va oltre il giocatore. Fa tutto parte di quello che credo sia l’etica di lavoro, vale a dire che quando uno viene ad allenarsi penso debba dare il massimo. Credo di non essere mai stato dotato di un talento enorme e per questo ho sempre lavorato al 100% tutti i giorni: penso che sia la strada giusta per tutti, dal momento che lo considero l’unico modo per avere dei miglioramenti. E forse lo dimostra proprio la nostra squadra.

HT: Credo sia d’obbligo parlare della qualificazione alle Final Four di Coppa Italia…
GDB: Personalmente è una cosa che mi da grande soddisfazione. Era il mio obbiettivo principale: ho sempre avuto come sogno quello di cercare di arrivare alla Coppa Italia, specialmente perché ho giocato tutte le finali. La cosa mi ha fatto molto piacere e credo ne abbia fatto anche alla società e al paese. Vedendola da un altro punto di vista magari avremmo avuto bisogno di un periodo di pausa, di rifiatare un po’ di più, ma vedremo di pensarci partita dopo partita.

HT: Una cosa che salta subito all’occhio è che anche quest’anno Nilsson è riuscito a creare veramente un bel gruppo.. lavorate sodo in allenamento, ma allo stesso tempo si nota che il clima è molto disteso e positivo…
GDB: Avevo sentito parlare molto bene di Rolf, e quest’anno sono rimasto sicuramente sorpreso in maniera positiva da lui, nel senso che è un allenatore che non ti tiene sul ghiaccio per un periodo molto lungo, ma che ti fa lavorare molto intensamente. Il gruppo è sicuramente molto unito: poche volte mi è capitato di trovare un gruppo di stranieri ed italiani cosi unito dall’inizio, con giocatori che si impegnano per far bene e che vanno tutti nella stessa direzione. Probabilmente questo è uno dei segreti di questo successo iniziale.

HT: Facendo due calcoli ho notato che la seconda linea ha fatto il doppio del punti della prima… Al di là dell’apporto di Cullen nella seconda linea sicuramente determinante, come mai secondo te la prima linea pur lavorando molto e creando tanto, non riesce a mettere a referto tanti punti?
GDB: Sinceramente non lo so. Noi siamo sicuramente avvantaggiati nell’avere in linea un giocatore come Cullen. Penso che lo stile dell’hockey italiano si avvicini di più a quello nord-americano rispetto a quello svedese. Loro giocano molto bene e non stanno raccogliendo quello che meritano, però arriverà anche per loro il momento giusto quando si adatteranno ulteriormente al nostro gioco. Sono giocatori di grosso spessore e non credo avranno problemi.

HT: E’ nata una nuova iniziativa in HockeyTime: si chiama Italian Prospects ed è volta a dare un po’ di visibilità ai giovani ragazzi italiani. Che ne pensi?
GDB: Penso che i giovani italiani meritino un po’ più di attenzione. Meriterebbero senz’altro qualche opportunità in più e sarebbe preferibile far giocare loro piuttosto che far venire in Italia stranieri dal rendimento discutibile. Sarebbe decisamente meglio puntare quei soldi sul giovane italiano permettendogli di fare il professionista tutto l’anno. Dall’altra parte, però, è logico che il giovane italiano deve dare delle risposte dimostrando di avere la volontà e di meritarsi questa fiducia. Questo meccanismo darebbe sicuramente più frutti.

HT: Quest’anno la presenza di pubblico è stata consistente sin dall’inizio.. cosa significa per voi essere seguiti cosi assiduamente anche in trasferta?
GDB: La cosa personalmente mi fa molto piacere. Io abito a Pieve di Cadore e sentivo sempre parlare del “Grande Cortina”. Negli anni in cui sono stato a giocare altrove ho sempre seguito le vicende del Cortina e sapevo che la squadra non era molto seguita. L’anno scorso sono stato molto contento del risultato che è stato ottenuto qui. Per quando riguarda quest’anno fa molto piacere avere tanta gente che ti segue anche in trasferta. Milano e Asiago erano realtà diverse, ma qui ha un sapore decisamente diverso avere la gente che abita di fronte a te che ti segue sia in casa che in trasferta e che ti ferma al bar. Spero che continui così tutto l’anno: logicamente ci saranno momenti difficili in cui avremo bisogno che la gente ci supporti, ma sono certo che non ci saranno problemi visto l’ambiente decisamente caldo.

HT: Ho saputo l’altro giorno che tu e Matt Cullen avete fatto un allenamento coi ragazzini delle giovanili, i quali, ovviamente, dopo l’allenamento camminavano a mezzo metro da terra.. Ci racconti questa esperienza?
GDB: Due volte alla settimana i ragazzini fino all’Under 12 si allenano a Pieve di Cadore e ci è stato chiesto di fare allenamento con loro. Ovviamente l’attrazione principale era Matt visto che non capita tutti i giorni un’occasione simile. E’ stata veramente una bellissima esperienza, nello stadio all’aperto in cui io ho iniziato a giocare e nel quale non tornavo più da tanto tempo. Vedere i bambini così contenti di questi tempi in cui si dice che non sono interessati allo sport perché hanno troppe distrazioni è veramente bellissimo. Sentire dai genitori dei sacrifici che questi ragazzini fanno per giocare, del fatto che vivono quasi per l’hockey mi fa tornare indietro a quando ho iniziato a giocare io. Li sì che di distrazioni ce n’erano poche e, quindi, tutti si riversavano nello sport. Vedere i loro visi pieni di entusiasmo è stato veramente il massimo.

Ringraziamo Giorgio De Bettin e la SG Cortina Segafredo Zanetti per la disponibilità.

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