Dopopartita Milano – Asiago: intervista a Gianluca Tomasello.

Dopopartita Milano – Asiago: intervista a Gianluca Tomasello.

di Tony Puma

Hockeytime: Questa sera (ieri per chi legge) è stata giocata una partita non bella, caratterizzata da errori da ambo le parti.
Gianluca Tomasello: Sì, è stata una partita forse meno spettacolare di quella dell’andata, anche se è finita con lo stesso risultato. C’è un po’ di storia dietro. Milano-Asiago negli ultimi due anni è stata la finale scudetto, quindi prima di entrare sul ghiaccio si pensa a quello che è stato; un po’ di nervosismo, qualche errore e alla fine un punto a testa.

HT: Ripercorriamo le tue ultime esperienze hockeystiche: l’anno scorso hai giocato in Francia. Quali sono le differenze tattiche di gioco che hai trovato tra il campionato transalpino e il nostro?
GT: Da noi si gioca con un sistema difensivo, si bada a giocare bene l’uno quattro, tutti molto chiusi in difesa e cercare di aspettare l’errore avversario, in Francia è un hockey molto più veloce, molto più aperto; si vedono molti più frequentemente capovolgimenti di fronte. Quindi più spettacolare, più veloce e più tecnico.

HT: Consiglieresti ad un giocatore italiano di fare un’esperienza all’estero?
GT: Tutti sanno le ragioni per cui sono andato via. Chi non dovesse trovare spazio oppure volesse fare un’esperienza all’estero. Io mi sono trovato bene, la Federazione francese è molto professionale, quindi anche i contratti sono regolati molto bene.
La stagione è più lunga da loro, anche perché fino a dicembre giocano una partita sola a settimana, invece da noi siamo abituati a giocare due volte, tre volte a settimana, quindi ci si trova un po’ a disagio. Comunque, sì, io lo consiglio, perché è un buon hockey e poi si vede anche dai risultati della Nazionale francese che ha avuto in questi anni.

HT: Quali sono i motivi per i quali hai scelto Asiago?
GT: Mi sarebbe piaciuto tornare all’estero, ma ho scelto Asiago perché sto cercando, prima di tutto, di finire entro breve tempo l’Università, quindi sarei rimasto volentieri in Italia se avessi trovato una buona collocazione; mi sarebbe piaciuto finire in una squadra che puntava, come il Milano, a tutte le competizioni. Ho pensato che se l’accordo con l’Asiago fosse andato a buon fine sarebbe stata la soluzione migliore.

HT: E come ti trovi?
GT: Bene. E’ un mondo diverso rispetto a Milano, sia per la vita che per ciò che riguarda l’hockey. Ad ogni modo mi trovo bene, sono contento.

HT: Sei cresciuto nelle giovanili della Saima e hai vinto due scudetti con Milano. Cosa hai provato a giocarci contro?
GT: Nostalgia e rammarico. Anche perché quando ero tifoso ed ero nella curva, i ragazzi che andavano a tifare, ad incitare portavano i colori rossoblu, che adesso sono tornati ad essere del Milano; il desiderio più grande, penso per chiunque, sia quello di giocare nella massima Serie nella squadra in cui si è iniziato a giocare, quindi per me era il massimo Milano. Mi sono lasciato in un buon rapporto con tutti, mi è dispiaciuto non poter continuare.

HT: La posizione in classifica dell’Asiago non rende merito al proprio blasone. Quali possono essere le cause dei punti raccolti finora? La mancanza di leader come poteva essere l’anno scorso Topatigh o i cambi di allenatore?
GT: La squadra è cambiata tanto dall’anno scorso a quest’anno. un dieci, dodici giocatori tra cui anche il portiere che è uno dei migliori, se non il migliore dopo Muzzatti. Quindi chi si è trovato in porta quest’anno ha dovuto raccogliere un’eredità importante. Bisogna trovare l’equilibrio lì. In più l’innesto dell’allenatore che è arrivato un po’ tardi e questi nuovi giocatori, secondo me , ci vuole un po’ di tempo per l’amalgama. Stiamo giocando male e la posizione è meritata, ad ogni modo se sviluppiamo tutto il nostro potenziale potremo ben giocarci tutte le carte fino alla fine per provare ad arrivare allo scudetto.

HT: Capitolo Nazionale. Pensi che per te ci sia ancora qualche porta aperta?
GT: L’obiettivo di ogni sportivo, penso, sia quello di raggiungere la Nazionale per un campionato mondiale o per un Olimpiade. Io lavoro, ci provo. La speranza è l’ultima a morire ed è dura a morire finchè gioco e visto che sto sacrificando tempo allo studio per riuscire a lavorare bene, non demordo e giocherò le mie carte fino alla fine, che sia 2006 o 2010, se giocherò ancora, cercherò di dare tutto quello che ho senza rancore, né rammarico e se non sarò all’altezza, starò a casa.

Si ringrazia Gianluca Tomasello e la Societa Supermercati A&O Asiago Hockey per la disponibilità.

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