Due vecchie conoscenze intervengono sulla questione lockout

Due vecchie conoscenze intervengono sulla questione lockout

Secondo la leggenda Guy Lafleur, indimenticata stella degli Habs, la NHL dovrebbe dichiarare la bancarotta e ripartire da zero. “Torneremo di nuovo a giocare noi, nel caso vi sia un lockout il prossimo anno” erano state le parole di Lafleur quasi un anno fa, al termine della Molson Canadian Heritage Classic giocata ad Edmonton lo scorso 22 novembre: una battuta, cui ora la vecchia leggenda aggiunge parole molto pesanti: “questo hockey è malato, ed è necessario ripartire dalle fondamenta perché si possa salvarlo”.
Lafleur ritiene inoltre che le attuali 30 franchigie siano troppe e che il numero giusto dovrebbe essere 24, ma la cosa che più lo rende perplesso è il fatto che pare evidente che nessuno, né la schiera dei proprietari né quella dei giocatori, sembra intenzionato a cercare di porre fine alla diatriba in corso. Ciò di cui Lafleur non riesce a capacitarsi è il fatto che questi ‘professionisti’ vadano a giocare in Europa per qualche manciata di dollari, mentre non hanno la minima intenzione di giocare in nordamerica per un paio di milioni: con un eventuale salary cap nessuno di questi giocatori professionisti finirebbe col ‘fare la fame’, e cosa ancor più importante sarebbe preservata la sostenibilità economica dei progetti attuati dagli ‘small market team’, soprattutto canadesi, che stanno lottando per la sopravvivenza. Tra l’altro, se entro Natale la questione non si risolverà, è molto probabile che andrà perduta l’intera stagione, e cosa ancor più grave, insieme alla stagione si perderanno per strada anche molti fan.
Tra i vari interventi di questi ultimi giorni anche quello dell’ex-proprietario dei Devils John McMullen che è convinto che l’attuale lockout potrebbe creare maggiori conseguenze negative per l’hockey professionistico di quanto non abbia fatto il blocco del 1994: “questo è peggio, molto peggio. E non ci sono i minimi segni di una qualche negoziazione tra le parti”. McMullen, che ha venduto la franchigia di New Jersey quattro anni fa, è convinto che i proprietari necessitino di una qualche agevolazione da parte dei giocatori, se si vuole far sopravvivere il gioco dell’hockey: “non so che dire di preciso perché non sono più coinvolto in maniera diretta, ma credo che i giocatori debbano fare qualche concessione. C’è da considerare che hanno anche appena perso la prima busta paga, e tra poco se ne renderanno davvero conto: le loro mogli inizieranno a lamentarsi…”.
McMullen non intende farsi coinvolgere nella contesa in corso, essendo tra l’altro convinto che i proprietari formano una salda cordata: “onestamente non so quale esperienza sarei in grado di fornire, posso solo affermare che qualcosa dev’essere assolutamente corretto. Non penso che vi siano dei vincitori o dei vinti in questo contenzioso: entrambi gli schieramenti perderanno qualcosa…”.

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