I tifosi di hockey italiani: Brunico

I tifosi di hockey italiani: Brunico

di Gianpaolo

Proseguiamo la nostra rassegna di interviste ai tifosi con un colloquio con Patrick Kirchler, fondatore dei Black Yellow Wolves di Brunico (oggi Wolves 1986), fanclub che sostiene i pusteresi da quattordici anni.

HT: allora Patrick, quanti anni sono che segui l’hockey?
PK: tanti, è dal 1982 e da allora ho perso ben poche partite in casa del Brunico. Ho fatto anche il radiocronista per diverse emittenti locali, ho lavorato come addetto stampa e sono anche presidente di una squadra di serie C, gli Admirals Rienz.

HT: come è nata l’idea di fondare questo fanclub?
PK: risale all’estate del 1990. Il nuovo campionato si presentava difficile, gente come Foglietta, Bragnalo, Crepaz se n’era andata e quindi molti ci davano già per sicuri retrocessi. In più la copertura del nostro palazzo non era terminata e sapevamo che avremmo dovuto giocare le prime partite casalinghe in campo neutro a Bressanone. Così abbiamo deciso di organizzarci per aiutare la squadra a superare al meglio quel momento. Alla fine il Brunico riuscì a salvarsi.

HT: è difficile convincere il resto del pubblico a partecipare al tifo?
PK: sai, il Brunico non è mai stato una squadra di vertice e quindi già attirare tanta gente allo stadio non è semplice. All’interno del nostro gruppo siamo sempre gli stessi da anni a organizzare il tifo con le bandiere, i tamburi, gli striscioni. A cantare anni fa eravamo anche in cinquanta persone, poi molti non sono rimasti. Se da una parte mi spiace perchè non siamo riusciti a coinvolgere tanta gente dall’altra sono contento perchè il gruppo dei fedelissimi è unito e compatto e questo per noi significa molto. Il Brunico ha passato degli anni avarissimi di soddisfazioni, penso per esempio al 93/94 in cui abbiamo perso una partita 25-1 a Milano con i Devils e in tutta la stagione abbiamo vinto solo due incontri o a quando sembravamo favoriti per vincere la serie B nel 2001/02 e alla fine siamo usciti clamorosamente contro il Caldaro in semifinale.

HT: so che organizzate anche delle trasferte. A Varese eravate in tanti l’ultima volta….
PK: le distanze sono relativamente piccole qui in Alto Adige e quindi il pullman spesso non serve perchè la maggior parte di noi si sposta in macchina. Nei tempi d’oro a Ortisei eravamo anche in trecento persone. Le trasferte che abbiamo organizzato in pullman sono state poche ma restano esperienze che non si scordano: quella a Vienna per l’Alpenliga, quella a Canazei con le strade rese pericolose dalla neve… e poi naturalmente le due di quest’anno a Torino e Varese che sono riuscite bene. Quello che mi piace sottolineare è come noi non abbiamo mai cercato lo scontro con le tifoserie avversarie, anzi le abbiamo sempre accolte bene quando venivano a Brunico.

HT: in tutti questi anni il livello della squadra è cambiato molto, da giocatori come Figliuzzi alla serie B. L’interesse ne ha risentito?
PK: quando il livello dell’hockey era alto per il Brunico le cose non sono mai andate troppo bene, in serie B siamo sempre andati meglio. Non è solo il livello ad attirare gli spettatori, contano anche le vittorie che devono arrivare. Sicuramente negli anni di serie B c’è stato un calo di pubblico, ma non così rilevante come ad esempio quello che è avvenuto a Bolzano.

HT: pensi che il Brunico possa restare a lungo in serie A?
PK: quando nel 2001 abbiamo optato per la serie B fu una decisione sofferta ma giusta. Con l’aiuto del nuovo sponsor abbiamo risolto i problemi finanziari che c’erano ed ora la nostra situazione è buona. Ma io penso che non dobbiamo fare follie: meglio una serie B rispetto ad una serie A se i mezzi economici non ci sono.

HT: so che stai scrivendo un libro sulla storia del Brunico.
PK: esatto. Quest’anno festeggiamo i 50 anni dalla nostra fondazione e ho deciso di raccogliere in un volume di 120 pagine le tappe più significative. Il libro sarà presentato il 21 agosto prossimo in occasione di una festa che si terrà a Brunico. Penso che sia un’opera interessante per tutti i tifosi di hockey italiani.

HT: un tuo grande hobby è collezionare magliette di hockey.
PK: si, ormai è diventata quasi una malattia, visto che ho 150 maglie ufficiali. I pezzi pregiati sono quella di Miroslav Frycer (ex allenatore di Brunico, Merano e Renon ndr) quando giocava in NHL nei Toronto Maple Leafs e quella indossata da Pavel Bure durante i mondiali juniores con la Russia. Per chi è interessato, le fotografie sono sul mio sito personale all’indirizzo www.patza.it.

Si ringrazia Patrick Kirchler per la disponibilità.

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