Gli avversari dell’Italia: la Serbia

Gli avversari dell’Italia: la Serbia

Il primo ostacolo sulla lunga strada dell’Italia per PyeongChang 2018 è rappresentato dall’avversario forse meno immaginato: la nazionale della Serbia, arrivata a Cortina dopo aver sorprendentemente vinto il turno preliminare in Spagna, facendo fuori i padroni di casa allenati da Luciano Basile e Maurizio Mansi, oltre che Cina e Islanda. Ma attenzione a considerare i serbi una comitiva di ragazzi in gita sulle Dolomiti: non competitivi forse contro Italia e Gran Bretagna, possono giocarsela contro un’Olanda mai così povera negli ultimi anni di qualità e talento.  L’impresa di Valdemoro, la pista alla periferia di Madrid che a ospitato il girone preliminare, è arrivata inaspettata anche per il più ottimista dei passionali fans serbi ed è stata vista come il primo vero segnale di cambiamento dopo le elezioni dell’anno passato che hanno visto un deciso rinnovamento dei vertici federali dopo anni di immobilismo, in cui lo sport del ghiaccio ha rischiato seriamente di scomparire, tenuto in piedi da un gruppo di irriducibili appassionati come i fratelli Jankovic, Bogdan e Bojan, animatori del HK Vitez, negli anni scorsi unico club, a parte il Partizan, con una vera e propria organizzazione, o i coaches del Beostar, club giovanile capace di sfornare quasi tutti gli attuali giocatori delle nazionali senior e under 20. Nelle ultime stagioni il campionato, sempre vinto dal Partizan Belgrado dall’anno della sua creazione nel 2007, si era ridotto in pratica ad una sfida del Partizan contro una squadra di amatori, di solito il Vitez, o di ragazzini – il Beostar – che come si può facilmente immaginare terminava “tanto a poco” a favore dei bianconeri.  Il Partizan, in pratica la nazionale serba, ha avuto il grande merito di aver letteralmente mantenuto vivo l’hockey in Serbia negli anni più bui, dominando senza avversari in patria, ma facendosi valere anche a livello internazionale, partecipando costantemente, con risultati non eccelsi, alla Continental Cup e vincendo due delle tre edizioni della defunta Slohokej Liga, il campionato comune tra Serbia, Croazia e Slovenia. La mancanza della leggendaria rivalità con la Stella Rossa, uno dei derby più accesi al mondo e che si riflette in qualsiasi degli sport praticati dalle due polisportive, ha di molto annacquato l’interesse di fans e media per l’hockey. L’altro club di Belgrado ha infatti scelto di mantenere solamente il dipartimento juniors negli ultimi 4-5 anni. Questo scenario desolante non poteva non riflettersi sulle prestazioni della nazionale, ancorata nell’anonima palude della seconda divisione sia da Serbia&Montenegro sia come semplicemente Serbia dal 2007, con la solita eccezione del magico mondiale di casa a Novi Sad nel 2009, quando la nazionale, in un clima di impresa patriottica, riuscì a sconfiggere 5-4 l’Estonia in una partita epica, ancora oggi venduta nei DVD sulle bancarelle fuori dai palazzetti. Quella Serbia, guidata dal talento dei giovani Marko Kovacevic e Marko Milovanovic e che incorporava i canadesi del Vojvodina, allora una delle squadre più forti, tornata quest’anno dopo anni di silenzio, Marc Fournier, David Jacob e Fred Perowne, sembrava destinata a inaugurare un’epoca di successi, ma la mancanza di un campionato nazionale competitivo e la miopia della federazione, hanno reso l’impresa di Novi Sad un fuoco di paglia.  Ma la seconda parte del 2015 ha portato un’inaspettata ventata di promettenti novità: detto della qualificazione olimpica, il campionato serbo si è riallargato a 6 squadre (dopo stagioni in cui a stento si arrivava a tre), ma soprattutto è tornato competitivo grazie al ritorno in grande stile della Stella Rossa, decisa ad investire per mettere fine alla dittatura del Partizan. I biancorossi hanno scaldato i motori ottenendo di poter partecipare alla stagione regolare del campionato sloveno in cui hanno molto ben figurato, per poi concentrarsi sulla scena domestica, vincendo il primo derby della stagione con uno spettacolare 7-4, rimontando da 1-4, davanti alle telecamere della televisione, in un ottimo spot per l’hockey. Sarà con tutta probabilità ancora il derby a decidere un campionato condotto testa a testa tra le due squadre di Belgrado. Con l’aiuto della ONG canadese “Hockey without borders”, l’hockey è tornato anche a Novi Sad, che presenta ben due squadre, NS Stars e Vojvodina. E una delle squadre tradizionali dell’hockey serbo, lo Spartak Subotica, escluso dal campionato per non avere una pista coperta, sta dominando la Balkan Hockey League – il torneo multi-nazionale con Serbia,Bulgaria,Macedonia e Bosnia. Le notizie buone arrivano anche dalle stanze dei bottoni: a novembre, in una storica assemblea, il capitano del Partizan e businessman Marko Milovanovic, uno degli eroi di Novi Sad, è stato eletto nuovo presidente della Federazione, battendo in un infinito derby il presidente e finanziatore della Stella Rossa Goran Djakovic, con un programma di rinnovamento e investimento sulla comunicazione per portare i tifosi nei palazzetti.

“Finalmente ho coronato il mio sogno, quello di vedere l’hockey gestito da giocatori o ex giocatori ancora innamorati di questo sport”

ha detto Milovanovic subito dopo le elezioni. E la promessa è stata mantenuta: il consiglio federale è interamente composto da giocatori e la prima decisione da presidente è stata quella di nominare l’ex “gemello” Marko Kovacevic headcoach della nazionale, al posto di Nikola Bera, coach del Partizan, che ha guidato i serbi in Spagna. Scelta affascinante ma rischiosa: giocatore di personalità e grande talento, cresciuto al Vojvodina e passato alla McGill University, uno dei templi dell’hockey universitario canadese, Kovacevic, 30 anni, è alla prima esperienza come coach, decisamente un battesimo del fuoco.

La squadra è formata, chi lo avrebbe detto?, dai due blocchi del Partizan e della Stella Rossa ed ha i suoi migliori giocatori nel portiere Arsenje Rankovic, scuola Beostar, 23 anni ma già parecchia esperienza, che ha iniziato la stagione sedotto dagli euro dei lettoni del HASC Jurmala, euro che però sono finiti presto, costringendo Rankovic a tornare in Serbia alla Stella Rossa, dai difensori Robert Sabados (Stella Rossa), Boris Gabric (Partizan) il “nostro” Stefan Ilic e dagli attaccanti Pavel Popravka, russo naturalizzato serbo, (Stella Rossa), Dimitrije Filipovic (Partizan), 3 goals e quattro assists in Spagna, Marko Sretovic, un autentico sniper capace di segnare 58 goals in 66 partite, ma nella 5 divisione svedese, non proprio la NHL, e Nemanja Vucurevic, forse il miglior giocatore serbo attualmente e uno dei pochissimi che giocano all’estero: veloce ala classe ’92, ottimo assistman, gioca (poco) a Crimmitschau in DEL2, ma in nazionale sa fare la differenza. E ovviamente il presidente Marko Milovanovic!

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