Martin St.Louis appende i pattini al chiodo

Martin St.Louis appende i pattini al chiodo

Il piccolo-grande Martin St.Louis, alla soglia dei 40 anni, dopo un’altra buonissima annata in NHL, lascia l’hockey giocato chiudendo una delle carriere più sensazionali degli ultimi anni.

Martin ha chiuso il suo ottimo bilancio nella National Hockey League dopo 16 appassionanti stagioni, condite da 1134 uscite rispettivamente con Calgary, Tampa Bay ed infine NY sponda Rangers portando a referto uno strepitoso score di 391 reti e 642 assist per 1033 punti con media di poco inferiore ad un punto per uscita (0.91); in post-season invece il folletto di Laval colleziona un rispettabile 42+48 in 102 apparizioni con la storica Stanley Cup del 2004 portata sulle spiagge assolate di Tampa nel suo anno migliore.

Gli inizi tra l’indifferenza generale
imageMartin, da buon canadese, inizia a pattinare ancor prima di iniziare a camminare e nonostante sia stato ritenuto troppo “small” per l’hockey, continua con passione e perseveranza nel suo sport preferito; nelle giovanili della sua Laval, il talento cristallino non passa inosservato ed invece di optare per le leghe juniores canadesi (Canadian Hockey League) decide di andare al College. E’ l’Università del Vermouth ad aprire le porte al giovane quebecois e in quattro anni, riscrive la storia hockeystica dei Catamounts con 267 punti a referto in 139 uscite (91 reti e 176 assist), il sogno del titolo universitario per eccellenza sfumato in un doppio OT nel 1996 nelle semifinali (Frozen-Four) assieme ad un infinità di trofei personali portati a casa, tra cui un doppio All-American e Top Collegiate Player nel 1997, la laurea conseguita al termine dei canonici quattro anni di College (gestione aziendale) trovando la futura compagna di tutta la vita, Heater.

Nonostante questi numeri pazzeschi a livello universitario, St.Louis passa inosservato ai draft della Lega, e dopo una buona regular season in IHL con Cleveland, è Calgary ad interessarsi al piccolo Martin, dirottandolo nel farm team di Saint John. L’anno dopo c’è il salto nella Lega più bella del mondo ma i numeri del quebecois non entusiasmano troppo gli dirigenti dei Flames ritrovandosi ben presto a fare la spola tra l’Alberta ed il Nuovo Brunswick con una settantina di uscite anonime in NHL senza troppe soddisfazioni. Calgary fa restyling interno e Martin, complice un infortunio al braccio a limitarlo nella seconda stagione da pro, viene ben presto messo alla porta; nessun team crede in questo folletto di 173 cm e solamente i malandati Tampa Bay Lightning offrono al 25enne canadesino il minimo sindacale per aggregarsi alla franchigia della Florida; sarà uno degli investimenti migliori nella storia della NHL.

Tampa e l’incredibile 2004
imageIl progetto Bolts era ben lontano dallo splendore attuale con una franchigia a razzolare sempre i bassifondi della Lega tra mille e più problemi anche a livello societario con resoconti catastrofici; i Lightning investono su un manipolo di giocatori quali Vincent LeCavalier, Brad Richards e Fredrik Modin ma al team manca necessariamente il salto di qualità. St.Louis in due annetti si ricava spazi ed i primi consensi (75 punti nel biennio) vedendo ripagata la fiducia rivolta dal team dei Bolts all’instancabile giocatore a sottoporsi ad allenamenti spesso massacranti per compensare la propria “reale bassezza” con le doti che tutti noi ora conosciamo e vero leader sia fuori che dentro dal ghiaccio; nel 2001 prende le redini del team un certo John Tortorella ed ingaggiato lo stellare (ma irascibile) Nikolai Khabibulin, i Bolts fanno il salto di qualità così come il nostro Martin.

L’esplosione arriva alla terza annata in Florida con 70 punti e la definitiva consacrazione nel 2004 facendo incetta sia di premi sia si trofei: in primis la splendida cavalcata vincente di Tampa alla Stanley Cup (con teammate quali Guerin, Andreychuk, Fedotenko…) in finale contro Calgary (suo ex team) con incetta agli NHL Awards con l’Hart Trophy quale miglior giocatore della Lega, l’Art Ross (top scorer con 94 punti!), il Ted Lindsay Trophy della NHLPA ed il Bud Light (per il miglior plus/minus della NHL).
Sempre nel miracoloso 2004 fa parte della spedizione vincente alla World Cup col Canada mentre l’anno del lockout lo trascorre, in riva al Lemano con la sua famiglia da sempre punto di riferimento in attesa del secondo genito con Martin a rinunciare ai faraonici ingaggi provenienti dalla lega russa. Re-indossati i panni dell’Nhlers, è pedina inamovibile dello scacchiere dei Bolts per altri 8 annetti, ricchi più o meno di soddisfazioni personali (ben 3 Lady Byng Trophy alla sportività del giocatore) divenendo una cosa sola con Tampa.

imageLe annate 2006/7 con 102 punti (43+59) e 2009/10 (31+68) sono le migliori a livello di stats ma qualcosa si inceppa nel meccanismo dei Lightning sempre meno vincenti e le lunghe estati lontane della post-season gli fanno fare due mondiali col Team Canada  (doppio argento) e premio nel 2009 in Svizzera quale miglior marcatore del torneo con 4+11. Ha avuto una striscia ininterrotta di uscite in NHL con 499 partite (out cinque partite per una discata al volto) rimanendo bandiera e simbolo univoco della franchigia negli anni a venire.
Nella mezza stagione poi mandata alle ortiche dal lockout, Martin ha motivo per riposarsi e tornando on-ice diventa intrattabile con 60 punti messi a referto nelle 48 uscite del 2012/3 portando a casa a quasi nove anni di distanza l’Art Ross col record di giocatore più “stagionato” ad aggiudicarsi il premio quale Top Scorer; l’anno seguente, complice il saluto dello storico LeCavalier, diviene il 13mo Capitano della franchigia dei Bolts e l’infortunio di Stamkos riapre la via olimpica per St.Louis dopo la disastrosa avventura a Torino 2006 con medaglia d’oro portata in Canada nonostante 5 uscite a secco di punti per la corazzata canadese unito a qualche malumore di troppo col GM canadese (e di franchigia) Steve Yzerman.

New York Rangers
Dopo le Olimpiadi, qualcosa si rompe definitivamente in casa Bolts e Martin St.Louis fa valere la propria clausola no-trade accettando di andare a giocare ai Rangers con Ryan Callahan a fare il giro inverso in direzione Florida (assieme a varie pick); consegnato alla storia dei Bolts con 972 uscite e 953 punti in cascina (365 reti e 588 assist) quale miglior scorer di sempre, anche a NY dopo un primo periodo di adattamento diventa pedina fondamentale dello scacchiere di Vigneault; nella corsa alla Stanley del 2014, la morte della madre porta Martin lontano dai playoff per qualche partita ma torna per dare il suo ineguagliabile contributo specialmente nello spogliatoio delle blueshirts ad un niente dal bis della Stanley con LA a portare the mug in California.

imageOramai sulla via della quarantina, nell’ultima stagione appena consegnata agli annali con NY, centra proprio contro Tampa il particolare record di aver segnato contro tutti i 30 team della lega per poi trovare il punto numero 1000 contro Phila in NHL, sesto non-scelto ai draft a trovare il classico milestone. La RS è fantastica per NY col President Trophy portato a casa, Martin in 74 uscite colleziona 52 punti (21+31) mentre in post-season arriva lo stop in Game7 di Finale di Conference, anche per un simpatico scherzo del destino, proprio contro la sua Tampa.

Conclusa la corsa alla Stanley, St.Louis sceglie la via del ritiro e della famiglia, nonostante qualche tentazione canadese (vedi Montreal) chiudendo una delle carriere più particolari nelle ultime due decadi, ispirando una generazione di hockeysti a credere in se stessi nonostante il naturale gap ceduto ai rivali, compensato dalla dedizione e perseveranza ad emergere per imporsi nello sport più bello del mondo.

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